capitolo 90.

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VACE'S POV.
Per la prima volta, sono a mare da sola.
Sono seduta su uno scoglio, assaporo l'odore del mare, le onde riescono ad emettermi tanta confusione, proprio com'è in questo momento la mia mente.
Invece, il cielo è luminoso come l'affetto verso gli altri.
C'è tanta pace e quasi mi fa schifo, dato che sono sempre stata abituata nella guerra.
Vedo il mare e il verde, l'azzurro e il blu dominano, ma non riesco a capire invece, perché é trasparente.
Trasparente come il mio cuore.
Il vento riesce a squilibrarmi la vita e mi batte i capelli nel volto come se mi stesse sbattendo gli errori e il passato.
Le onde sembrano correre verso di me pronte per affogarmi e condannarmi.
Ma alla fine, condannarmi per cosa?
Per esser sta me stessa?
Per aver amato solo le persone sbagliate?
Per aver aiutato gli altri?
Per aver donato e regalato solo sorrisi per migliorare le giornate degli altri?
Non capisco.
Non c'è freddo, c'è un sole che spacca le pietre, ma i raggi del sole non riescono ad arrivare all'interno di me, non riescono a farmi sentire bene, a farmi sentire voluta bene, a farmi capire che non sono così schifosa, che non sono così cattiva e che non merito tutto questo male, tutto questo dolore e tutta questa sofferenza.
D'un tratto, anche il cielo diventa scuro come me, e una goccia d'acqua si posa e trova sfogo sulla mia palle.
Inizia a piovere su di me.
Le persone iniziano a scappare dalla spiaggia, ma in tutta questa gente, solo una coppia rimane ferma.
Iniziano ad urlare dal divertimento che si stanno bagnando assieme, si abbracciano e si baciano mentre ci sono le gocce che gli accarezzano la pelle abbronzata, involontariamente, mi viene in mente Harry.
Lui non ha colpa, non ha fatto nulla per ferirmi negli ultimi mesi, se non ha semplicemente lavorato come un cane per mantenere me e il nostro bambino, se non ha fatto altro che starmi accanto anche se è stato occupato, se non ha solamente speso tutti quei soldi per la mia terapia e se non ha preparato tutto questo viaggio per rendermi felice in questi mesi e per avere un Natale diverso dagli altri.
Un Natale da ricordare.
Me ne pento di aver passato due ore da sola in spiaggia, e così ritorno all'hotel.
Quando entro dentro, saluto in inglese la ragazza della reception e salgo con l'ascensore nel terzo piano, ritrovo la porta chiusa, e in quel momento, mi viene in mente quel fratto di secondo che gli ho sbattuto la porta in faccia.
Quando apro la porta con la chiave elettronica senza fare nessun tipo di rumore, sento una persona in più presente nella nostra camera. Immediatamente penso che è una ragazza, ma quando vedo Herry che mi rivolge le spalle e tiene tra le mani il suo cellulare, mi tranquillizzo un po'.
Ma se, invece, sta parlando al cellulare con un'altra donna?
Per scoprirlo, decido di nascondermi un po' dietro l'angolo dell'entrata della camera e così apro le orecchie per bene.
"Non so cosa cazzo le è preso. Sì..esatto!" esclama alla fine.
"Si è incazzata per nulla e io che pensavo che questo viaggio avrebbe migliorato il nostro rapporto" continua.
Che tipo di rapporto abbiamo io e lui?
"Si Mad, hai ragione" oh madonna che sollievo, non è una ragazza ma è Mad.
"Concordo pienamente, dovrei vedermi con Shasha" boom.
I battiti del cuore cuore, si fermano.
Dovrei vedermi con Sasha.
Dovrei vedermi con Sasha.
Dovrei vedermi con Sasha.
Dovrei vedermi con Shasha.
Chi cazzo è questa Shasha?
E poi che razza di nome?
Per caso il nome di qualche cane?
Ah no, cagna.
"Va bene. Salutami a Doa. Ora contattato a Sasha e vado da lei dato che Vace non c'è. Si..è scappata e mi ha lasciato da solo, non solo..ma mi ha sbattuto la porta in faccia e si è vestita come una squaldrina" il sangue inizia a ribollirmi dentro.
Ma che diavolo gli sta succedono?
Perché mi dice questo dietro le spalle? Perché pensa questo?
Ha sempre pensato questo di me?
Allora, tutti questi mesi li ho passati in un grande e brutto sogno?
Decido di uscire velocemente senza farmi beccare dalla lui e mi avvio verso il bagno che sta alla fine del corridoi.
Le lacrime iniziano a farsi spazio nelle mie guance ed essendo anche fredda dato che mi sono bagnata a causa della pioggia, il calore si sente ugualmente.
Sento la necessità di urlare, ma non ho le forza.
Sono stata davvero uccisa questa volta, sono stata davvero pugnalata. Da lui. Da lui che è il padre del mio bambino, da lui che mi ha reso migliori questi ultimi mesi.
Ma allora, se pensa tutto questo e magri (sicuramente) lo pensava anche prima, perché mi ha tenuto dentro casa per così tanto tempo senza mai lamentarsi? Perché mi ha sempre dato baci senza crearsi problemi? Perché ha accettato di rimanere, di far crescere assieme il nostro bambino?
Tutte queste domande iniziano a bombardarmi la testa, così mi avvio verso il lavandino e mi sciacquo un po' il viso.
Quando posso le mani ai lati del bordo del lavandino e mi fisso allo specchio, la riabbia mi saluta l'anima.
Una grande forza di spaccare tutto mi cresce dentro, una grandiosa voglia di andare da lui e spaccargli la faccia e prenderlo a parole sta crescendo molto rapidamente, difatti, esco dal bagno come una furia e mi avvio verso la stanza, ma quando finisco di girare tutte le camere vedo che non c'è nessuna traccia sua, tranne un piccolo bigliettino sul comò in cui ci sono i miei trucchi.

Incontri Causali Disastrosi 2.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora