capitolo 98.

37 5 0
                                    

HARRY'S POV.
Tre mesi fa, per Natale, dieci giorni prima che partissi con Vace a Miami, avevo già pensato di farle una sorpresa, e difatti, gliela feci nei miglior modi possibili facendo raggruppare tutte le persone che non vedevano da tempo e che ci mancavano.
Poi però, la sera stessa che avevamo la cena con mia cugina, accettai di averla come ragazza.
Mentre Vace parlava con Shasha sui dubbi della gravidanza -che lei faceva finta di essere calma ma capii al volto che stava morendo dentro-, mi passò per la mente di sposarla e di chiederle se volesse diventare mia moglie quella sera, e così fu.
La sera stessa, inventai di voler ritornare all'hotel perché ero stanco, ma invece la portai in quel bellissimo posto in cui ci aspettavano tutti quanti e le feci le famosa domanda.
Sono passati tre meravigliosi mesi e ora mi sbatterei la testa al muro perché mi chiedo e non riesco a capire perché non la volevo sposare molto tempo fa. Insomma, è perfetta..è perfetta in qualsiasi aspetto, sia quando sta a casa con la mia camicia e le slip, sia quando sta sotto la doccia e canta, sia quando cucina e si sporca dalla testa ai piedi, sia quando cerca di mettere ordine ma io metto casa sottosopra, sia quando lava persino i piatti e si fa accompagnare dalle canzone vengono messe nella TV. È perfetta e la amo.
A quando riguarda la famosa parola
-che ancora non ho voluto dire solo per rendere indimenticabile quel momento- sembra proprio che la stessa cosa stia facendo lei.
Da una parte siamo dei scemi perché due persone che ormai sono sposati da tre mesi e non si sono scambiati il primo ti amo
-a parte quella volta quand'eravamo nei negozi di Miami e mi è scappato- é sciocco.
Oggi é 18 aprile, ed è il suo compleanno.
Stamattina ho parlato con mio padre e mia sorella, e gli ho informato che non sarei andata alla Walker company perché avevo da fare con mia moglie, difatti, ho appena dato l'ordine a Vace di vestirsi perché dobbiamo andare da una parte.
Naturalmente non le ho fatto né auguri e né nulla per farla arrabbiare e questo mi sta costando davvero tanto dato che, essendo incinta ed essendo nell'ultima settimana, è tipo un terremoto e uno tsunami messi insieme.
"Sei pronta, amore?" chiedo gentilmente mentre entro nella nostra stanza.
"Non chiamarmi in quel modo e comunque si, appena mi metto le converse" mi indica l'indice contro.
"Perché sei nervosa già di mattina?" chiedo in un modo innocuo.
Beh, non è normale farla svegliare alle 09.00 giusto per dirle 'dobbiamo andare da una parte' senza sale spiegazioni e in più, senza farle gli auguri.
"Addirittura me lo chiedi" fa una risata nervosa.
"Lascia stare, vah. Anzi, prendi il mio telefono e dì a Meredith di venire alle 15.00 perché mi deve aiutare a preparare i pasticcini, la torta e le cavolate varie" si allaccia la prima scarpa con molta difficoltà a causa della pancia.
"Vuoi una mano?" chiedo.
"Magari" sbuffa, così vado da lei e le metto l'altra scarpa.
"Ma perché non andiamo a festeggiarlo in un piccolo ristorante o bar? Non mi sembra un'idea buona far preparare tutte cose tu e lei" ora divento serio perché non ho intenzione di vederla stanca nei prossimi tre giorni proprio quando dovrà partorire.
"No, ho voglia di fare qualcosa e non voglio andare nei bar o posti del genere, voglio stare a casa mia e non insistere più" usa un tono duro.
"Va bene, ora andiamo."

Siamo in macchina da venti minuti e lei non fa altro che sbuffare per attirare la mia attenzione e per chiedere cos'ha, ma per il momento, devo fare finta di nulla.
Quando arriviamo nel posto in cui volevo portarla, rimane un po' confusa e rimane con gli occhi fissi che vede la grande porta grigia.
"Che ci facciamo al carcere?" chiede girandosi verso di me e leccandosi le labbra.
Proprio con quel semplice gesto, io mi eccito.
È più che normale che un ventenne non scopa ormai da mesi e non fa altro che  toccarsi e guardarsi i porno di nascosto alla moglie per non apparire in astinenza.
"Ora vedrai" sussurro, vado nel sedile dove c'è lei e le dono un bacio sulla tempia.
Io scendo dalla macchina e lo stessa fa lei, una volta usciti, ci avviamo verso la porta, i guardiani ci guardano e ci controllano per sicurezza e poi entriamo del tutto nel cortile in cui ci sono i tavoli quadrati di legno ma che ancora non c'è nessuno.
"Vieni, siediti" mi dirigo verso un tavolo, tiro la sedia e la faccio accomodare.
"Non sto capendo, che ci facciamo qui" si guardava in torno.
"Tra un po' lo capirai" e nello stesso momento, dal cancello che fino a poca fa ero entrata io e mia moglie, entrano un pugno di persone.
Donne incinte, signore con torte e pasticcini tra le mani e padri anziani da soli.
Vace punta per un momento una ragazza giovane in cui è incinta e nel frattempo tiene la mano dell'altro suo bambino.
Noto in lei la voglia di diventare mamma e di accarezzare Annabel in un modo da far venire i brividi e capisco direttamente, che in questo momento, si sta chiedono se lei sarà in grado di poter tenere con la sua mano, sua figlia.
Lei sta un bel po' con la testa rivolta verso la donna ma non si accorge della persona che viene verso di noi con un sorriso stragrande.
"Piccola" sussurra lui all'orecchio e nel frattempo appoggia le mani sulle sue spalle, lei si gira immediatamente verso la persona e si alza per poi andare a finire tra le sue braccia.
"Zio!" urla con le lacrime agli occhi e mentre sta tra le braccia di colui che l'ha cresciuta (anche se non come si deve).
"Giovanotto!" strilla anche a me e io mi alzo per salutarlo.
"Come va Mattew? Come ti trovi qui?" chiedo quando ci accomodiamo tutti quanti.
"Bene, ho conosciuto due uomini molto bravi tra cui condivido la stanza. Non posso lamentarmi, dai" afferma.
Vace non fa altro che tenergli la mano e piangere dalla gioia, però quando suo zio abbassa la testa e nota che c'è un aggeggio nel dito di Vace, si gira verso di me con un sorriso divertito.
"Te la sei presa, eh" mi fa l'occhiolino lui.
"Sì" ammetto all'unisono con Vace e poi ci mettiamo a ridere.
Dopo aver passato quaranta minuti nel parlare del più e del meno -per fortuna lui non ha nominato il suo compleanno non perché non se lo ricorda, ma perché gli ho detto di tacere-, dopo aver detto da raccomandate i saluti agli altri, salutiamo nuovamente Mattew e risaliamo in macchina.
"Grazie!" strilla lei saltandomi addosso e abbracciandomi.
"Mi era mancato" sussurra tra le mie braccia.
"Lo sapevo" le accarezzo i capelli ed inizio a drogarmi del suo profumo di fragola.
"Ora dove andiamo?" chiede entusiasta.
Se dovessimo perdere la Vace di un'ora fa e la Vace di ora, sarebbero l'opposto.
"Ora andiamo da un'altra parte" sorrido e metto in moto.
Dopo una decina di minuti, arriviamo al centro di Santa Croce e scendo senza dirle nulla, mentre lei sta ancora seduta nel suo sedile bella e comoda, e non fa altro che guardarmi e mordersi le labbra.
D'un tratto, mi passa per la testa che le si sono aperte le acque e che sta per partorire, perciò mi metto a correre verso di lei.
"Che c'è, amore? Ti sono scoppiate le acqua?!" urlo dallo spavento.
"No" nega con un sorriso. "Ma oggi sei troppo bello" e mi tira per la maglietta e mi tormenta le labbra con le sue labbra carnose, piene, dolcì, calde, e sopratutto, mie.
Cazzo, quanto diavolo posso amarla?
Dopo essermi fatta calmare da lei, usciamo assieme mano nella mano dalla macchina e ci avviamo in un negozio di mobili.
"Che ci facciamo qui?" chiede arricciando il naso.
"Troppe domande fai eh, brutta nanetta" le tiro il naso e lei ride come una bambina.
Una volta beccato con gli occhi Shon -il commesso che mi ha aiutato nei giorni precedenti- lui saluta me e Vace ma noto che non fa altro che guardare il culo e le tette di mia moglie.
"Shon, trovati altro da vedere altrimenti ti faccio esplodere gli occhi con una penna" minaccio con un volto da angiolo, invece alla mia destra, Vace mi da una gomitata.
Shon abbassa la testa e si scusa ridendo.
Cazzo ridi, deficiente di merda!
"Ok, eccoci qui" si indica intorno.
Vace sgrana gli occhi e rimane impalata ed immobile.
"Ti piace la stanza della nostra piccola principessa?" le chiedo facendola girare e mettendo la mano sulla sua guancia soffice, calda ed arrossita.
Lei non dice nulla in cambio e la paura di aver fatto qualcosa di sbagliato, mi assale.
Iniziano a tremarmi le ginocchia e le mani a sudarmi, fisso i suoi occhi color nocciola e non trasmettono nulla.
Caspita, ora è diventata bravissima nel nascondere gli emozioni con gli occhi.
Dopo aver passato mesi e mesi intera nel fingere di star bene, ormai non riesco nemmeno a capire quando dice la verità o no.
"Q-quindi..?" balbetto e questa volta, lei mi salta addosso e mi bacia come se fosse l'ultima volta in vita sua.

Incontri Causali Disastrosi 2.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora