" And I wanna believe you
When you tell me that it'll be okay
Yeah, I try to believe you
But I don't "
Amore, che parolone...
Ecco cosa avrebbe pensato lei in quel momento. Quando ancora abitava nel suo caro ed amatissimo Stato, quando ancora abitava nella sua dolce capitale, Roma. Beh, dolce... Un po caotica ma dettagli.
Era mattina, una mattina di Domenica, una di quelle più splendenti. Si trovava ancora distesa a letto, ma non nella sua stanza, bensì nel salotto, in compagnia del suo unico e vero amore: sua madre.
Sì, perchè quello può essere, se sei fortunato, un amore che inizia quando nasci fino al tuo ultimo giorno di vita, fin quando i tuoi occhi non sopportano più la vista del sole e la luce della luna ed in quel preciso istante li chiudi per sempre.
Quello per lei era il significato di 'vero amore', riservato solo ed esclusivamente per i suoi dolci genitori.
Allungò lentamente la mano, portandosela poi sul viso per ripararsi da quei forti raggi di sole mattutini. Si scompigliò i lunghi capelli e, con molta calma, si mise seduta sul letto.
«Benissimo, manca poco...» Disse in un filo di voce, prima che i suoi bei e grandi occhi azzurri iniziarono a pizzicarle e bruciare, sentendo quel strano magone in gola soffocarla pian piano.
Si girò verso sinistra scorgendo la figura esile di sua madre ranicchiata fra le calde coperte invernali. Si buttò sopra di lei con un sorriso malinconico sulle carnose labbra.
«Mammina, ma buongiorno!»Disse la ragazza scuotendola un po.
La madre si mosse di poco, giusto quel poco per incontrare i suoi occhi e sorriderle dolcemente.
«Buongiorno, amore mio.»
Le accarezzò la testa per poi alzarsi dal divano-letto.
Era una strana abitudine di famiglia quella del sabato sera: mamma e figlia insieme sul grande lettone nel salotto, situato davanti al camino composto da eleganti mattoni il quale riscaldava la casa come un sole in pieno Agosto, a vedere un film con patatine ed hamburger.
Si alzò anche lei dal letto stiracchiandosi ancora una volta le braccia davanti la grande finestra del balcone e si diresse nello spazioso bagno al primo piano.
Passando per i lunghi corridoi di casa passò accidentalmente davanti la sua stanza, ovviamente tutta sgombra di ogni sua cosa e dove, per terra, giacevano le sue valigie, tutte ben piene.
Finalmente arrivò in bagno, chiuse la porta a chiave e si denudò di ogni suo indumento per poi entrare in doccia iniziandosi, così, a lavare con calma, tanto il suo volo era prenotato per le ore 19:00... c'era ancora molto tempo.
Spense il getto d'acqua e passò la spugna impregnata di bagnoschiuma su tutta la superficie del suo corpo passando poi a lavare i suoi lunghi capelli lisci decolorati fino al midollo, diventati bianchi con, ovviamente, qualche millimetro di ricrescita.
Uscì dalla cabina della doccia avvolgendo il suo corpo minuto in un grande asciugamano in spugna rosa. Si mise davanti al grande specchio del bagno e così iniziò a ripensare a quanto era successo durante quel mese. Con la perdita del lavoro del padre, già... una grande azienda di famiglia finita in fallimento. Quella casa così bella e piena di calore era stata pignorata. Quella bellissima casa aveva accolto i suoi anni adolescenziali e sapeva che le sarebbe mancata tantissimo.
Le si strinse il cuore in una morsa. Nel giro di pochi giorni aveva perso tutto, tutto...
La sua mamma le aveva consigliato di andare ad abitare da sua cugina, a Seoul, Corea del Sud.
"Wao, la Corea." Ecco semplicemente a cosa pensava.
Era lontanissima dalla sua amata Italia, ma doveva farlo, per loro, i suoi genitori.
Suo padre le aveva informato che sua cugina, Jin-Ri, aveva una certa fama nel continente asiatico, era una creaturina famosa la sua cuginetta.
Accese l'acqua del rubinetto ed iniziò a lavarsi accuratamente i denti continuando a pensare e ripensare al suo lungo viaggio.
Per l'amor di Dio, ha da sempre adorato la Corea, era pur sempre il luogo dove avevano vissuto i suoi nonni paterni e, a dir la verità, se la cavava piuttosto bene con la lingua.
Finì di lavarsi i denti e prese il suo intimo da un cassetto del bagno indossandolo, per poi afferrare i suoi adorati jeans neri a vita alta dove alle ginocchia erano presenti degli strappi e una maglietta bianca con una simpatica faccina di un gatto raffigurata sul seno. Adorava i gatti, ne andava completamente fuori di testa, infatti in Corea si sarebbe portata la sua bellissima gattina Hyun-Ah, dal pelo grigio lungo e folto.
Si mise poi la sua preziosa collana , regalatale dalla sua migliore amica Max quando seppe della sua partenza.
Le voleva un bene dell'anima e con quella collana, saldamente legata al collo, era come se un pezzo di lei partisse per quella grande metropoli, o viceversa...
Indossò i calzini e si rimise di nuovo davanti allo specchio per mettere un po di colorito sul suo viso pallido, passò poi un filo di eyeliner ed, infine, il suo fidato mascara colorando le sue lunghe ciglia bionde di un nero pece. Finito il tutto si spruzzò un po di profumo alle orchidee, il suo preferito, sui lati del collo e sui polsi diafani strofinandoli successivamente l'uno contro l'altro.
Uscì dal bagno entrando nella sua cara stanza da letto, prendendo da una valigia il phono, attaccandolo alla presa della corrente ed iniziando ad asciugarsi i capelli, alternando pettine e phono per avere un buon risultato, visto che i suoi capelli erano sottili come spaghetti e, quindi, si intrecciavano molto facilmente.
Staccò il phono dalla presa e lo rimise nella sua valigia, indossando successivamente le sue adorate converse nere alte così da dirigersi finalmente in cucina per fare colazione.
Aaah, quanto le sarebbe mancato tutto questo!
Colazione con caraffa di latte, succo in quantità, ciotole stracolme di biscotti fatti in casa dalla sua dolce mamma e marmellate e cioccolate spalmabili poggiate tutte sul tavolo ricoperto da una tovaglia bianca ricamata a mano da sua nonna, sì, quella coreana.
Mangiò con calma, come se volesse in qualche modo far marchiare a fuoco quei momenti tanto quotidiani, che però le sarebbero mancati da morire, nella sua mente.
Finito di mangiare salutò con un bacio sulla guancia sua madre, si mise il cappotto verde scuro e si diresse verso la porta d'ingresso.
«Non fare tardi per l'ora di cena, Sharon! Non mi va per niente di venirti a cercare al parco a prenderti per un orecchio e riportarti a casa.» Esclamò, e lei per tutta risposta le scoppiò a ridere in faccia, sua madre era troppo esilarante quando cercava di fare la 'seria'.

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𝐕𝐀𝐌𝐏𝐈𝐑𝐄'𝐒 𝐁𝐀𝐂𝐊
Fanfiction❝ Nella vegetazione fitta di quel preciso parco incontrò quella bambina e, nell'esatto istante in cui gli occhi del ragazzino dalla buffa chioma a fungo incontrarono le profonde e gioiose iridi blu della biondina, qualcosa scosse il suo cuore. Altro...