Capitolo 3

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Mercoledì pomeriggio mi trovavo nel giardino di casa Styles, con Harry che posava immobile per il mio quadro.

Dopo il rifiuto al suo invito ad uscire insieme non si era arreso, aveva continuato a chiedermelo tutti i giorni, ora per ora, sempre con una nuova scusa. Non mi sembrava la cosa giusta da fare, insomma, Tiffany? Quando si trattava di Harry pensavo sempre a quella ragazza come un ostacolo, un ostacolo che in quel momento non volevo e non potevo superare.

Strinsi il pennello fra i denti, aggiustando furtivamente la matita con la quale mi ero tirata su i capelli castani. Misi gli occhi a fessura e scrutai la perfetta figura di Harry, riportandola il più realmente possibile sulla carta. Sapevo di diventare rossa in viso ogni qualvolta alzavo lo sguardo verso il suo torace nudo, quindi l'unica cosa che potevo fare era accentuare la stretta dei denti attorno al pennello.

«Come hai detto che si intitola la mostra?»

Abbassai la testa verso il foglio, lasciando cadere i capelli davanti al viso. «La bellezza umana.»

Harry sbuffò. «Sapevo già di essere fantastico.»

Ridacchiai, spostando lo sguardo dal suo corpo al foglio. «Che modesto.»

«Stai insinuando che non sia bello?» Alzò un sopracciglio.

«Fermo!» Lo rimproverai. «Non fare smorfie, devo almeno terminare le rifiniture principali.»

Harry abbassò subito il sopracciglio e tornò alla posizione principale, con gli occhi volti verso il basso. Mi concentrai il più possibile, e venti minuti dopo lo lasciai libero. Immediatamente si sgranchì ossa e muscoli e venne verso di me, coi bottoni dei jeans aperti e l'elastico dei suoi Calvin Klein blu visibile ai miei occhi. Una striscia di peli scuri partiva dal suo ombelico, continuando dentro i boxer, che stavano perfettamente poggiati sui suoi fianchi e una V fuoriusciva da essi. Deglutii nervosamente.

«Cazzo se non mi assomiglia.» Si portò una mano alla bocca, poi la fece scendere sul mento. «Per non essere completato è..Bellissimo.»

Ringraziai con un cenno della testa. «Domani dobbiamo fare la metà del lavoro, se non tutto.»

Harry annuì comprensivo, poi mi fece cenno di alzarmi. Mi prese per mano e tornammo dentro casa sua passando dall'enorme finestra che collegava la cucina con il giardino. Mi sedetti sul banco da lavoro di marmo mentre Harry si abbottonava nuovamente i jeans prima di prendere del liquore dal frigorifero e porgermene un bicchiere mezzo pieno.

«Oh, non dovrei..» Dissi, spingendolo nuovamente verso di lui.

Lo portò nuovamente davanti al mio viso. «Non ti ubriacherai con un po' di liquore. È solo per rinfrescarsi. Siamo stati per due ore sotto il sole.»

Scrollai le spalle annuendo e portai il bicchiere alle labbra. Lo vidi osservarmi con le labbra schiuse mentre ingerivo il liquido e questi mi bruciava nello stomaco e lungo la trachea. Sbattei senza troppa forza il bicchiere al mio fianco. Harry incrociò le braccia al petto dopo aver posato il suo. Nei suoi occhi intravidi una scintilla prima che mi rivolgesse un sorriso e si avvicinasse docilmente.

«Ciao.» Mi disse, una volta arrivato a pochi centimetri da me.

Deglutii. «Ciao.»

Quella scintilla passò nuovamente nei suoi occhi mentre mi sorrideva e faceva comparire le fossette agli angoli della bocca. Completamente persa in ogni suo gesto, fui colta di sorpresa quando mi prese velocemente in braccio e mi caricò sulla sua spalla a testa in giù. Colpii più volte la sua schiena con i pugni, sentendolo ridere. Non potei fare a meno di ridere anche io, era così infantile quello che stavamo facendo eppure mi sentivo così bene. Una volta arrivati in salone, ignorando le mie proteste, mi buttò di schiena sul divano e si mise sopra di me, facendomi ridere ancora di più. Buttai la testa all'indietro mentre mi faceva il solletico, ridendo così tanto da non riuscire più a prendere fiato. Lo sentivo ridere con me, e non c'era sensazione più bella di far ridere qualcuno a cui tieni. Respirai a pieni polmoni, ridacchiando una volta che smise.

The showgirl [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora