30
Harry aprì con forza la porta e la richiuse col piede. Sembrava un'eternità che non mettevo piede nel mio vecchio appartamento, eppure ci era sembrata la migliore delle opzioni, dato che era molto più vicino di casa nostra.
Avevamo passato l'intera pomeriggio al Central Park e, precisamente alle 21.57, Harry mi aveva detto "ho una fottuta voglia di scoparti", facendomi arrossire come un palloncino gonfio. Ma non mi ero lamentata né nient'altro, perché una cosa simile era passata anche per la mia mente.
Per questo mi adagiò sul letto e, respirando affannato, cominciò a tirarmi su la maglietta. La buttò da parte.
«Quanto ti voglio, Bev..» Mugolò eccitato sul mio collo.
Strinsi i suoi capelli fra le dita mentre succhiava e leccava il mio collo, marchiandolo ovunque ne avesse la possibilità.
Alzò le braccia e staccò le nostre labbra mentre gli sfilavo la polo grigia, gettandola accanto alla mia. Feci scivolare le mani sulla sua cintura e la slacciai. Si liberò da solo dei suoi jeans e poi pensò a strapparmi - letteralmente - la gonna di dosso. Piegai le gambe in modo che potesse togliere gli slip con più facilità. Prese un profondo respiro e si abbassò sul mio petto, coperto da un reggiseno in pizzo, baciandolo.
Il suo respiro caldo mandò miriadi di brividi, non permettendomi di riuscire a ragionare. Ciò che stavamo per fare non era molto professionale, o meglio, il perché non lo era. Le parole di Harry, non lo erano.
«Harry.. Harry aspetta.» Lo spinsi indietro poggiando le mani sulle sue spalle. «Hai, tipo, un preservativo?»
Lui strizzò gli occhi e grugnì. «No. Ma non fa niente, domani mattina andrò a prenderti il piano B.»
Risi alle sue parole ed aspettai che entrasse in me. Rabbrividii quando lo fece e strinsi le ginocchia attorno ai suoi fianchi.
Non ci andò piano, per niente; ogni spinta affondava sempre di più, il ritmo era più regolare mentre toccava esattamente il punto in cui sentivo di più il suo bisogno, si mordeva il labbro mandando la testa indietro. Imprecai molte volte sussurrando il suo nome, in preda al piacere. Un verso gutturale lasciò la gola di Harry, terminando in un "Cazzo, Beverly".
Qualche altra spinta e venni, abbandonandomi tremante sotto il suo corpo, il respiro pesante. Harry avvolse le mani attorno al mio bacino e lo tirò di più a sé. Facendo continuare il piacere, venne in me stringendo gli occhi. Il suo petto si alzava ed abbassava velocemente; i nostri corpi erano imperlati di sudore.
Invertì le posizioni e mi fece stendere su di sé, avvolgendomi con le sue braccia. Poggiai la guancia sul suo petto, le mie braccia cadevano a peso morto ai lati del suo corpo. Sentivo il suo cuore esplodere nella cassa toracica; con un abile gesto spostò i miei capelli tutti da un lato.
«Dovresti dormire.» Sussurrò.
«Sì, dovremmo.» Dissi esausta.
Sentii Harry afferrare le lenzuola e stendermi al suo lato quando, ormai, ero in stato di trance per il sonno. Posizionò la mia testa sulla sua spalla, mentre il suo braccio mi circondava, tenendomi stretta. Coprì entrambi, e nella stanza si udiva solo odore di uomo. Mi lasciai cullare dal battito del suo cuore e, circa una mezz'ora dopo, sprofondai nel sonno.
***
Il mio cellulare iniziò a squillare senza tregua. Grugnii e mi sporsi verso il comodino, afferrandolo e premendo velocemente il tasto verde. Respirai e rimasi ad occhi chiusi.
«Stai ancora dormendo?» La squillante voce di Kylie risuonò nel mio orecchio. «Sono le cinque del pomeriggio, Bev.»
Spalancai gli occhi e mi misi a sedere. «Che cosa? Ho perso le lezioni? Oh, merda no, non è possibile. Quanto diavolo ho dormito? Perché Harry non mi ha svegliata?»
La soave risata della mia amica risuonò nel mio orecchio. Mi scoprii e velocemente camminai in bagno.
«Sta tranquilla.» Farfugliò. «Mi ha inviato un messaggio, ha chiesto se lo raggiungi da tua madre.»
Mi fermai e spalancai gli occhi. «È successo qualcosa?»
«No!» Esclamò subito. «Ma vuole che vai lì.»
Senza darmi altro tempo interruppe la chiamata. Indugiando, lasciai il telefono sul lavandino e mi spogliai, finendo sotto la doccia. Mi sbrigai a lavare i miei capelli, ad asciugarli e renderli decenti. Infilai un paio di skinny jeans ed una T-shirt sottoposta ad un cardigan blu. Infilate le scarpe afferrai cellulare, chiavi e giacca e corsi fuori casa.
Appena fuori dalla porta, mi scontrai contro qualcosa. O meglio, qualcuno.
«Ciao Evander.» Disse freddamente.
La guardai. «Cosa fai qui, Tiffany?»
Lei sospirò. «Pensavo sapessi che io e Louis stiamo uscendo insieme.»
«Questo lo so.» Continuai. «Intendo, perché eri davanti la mia porta.»
«Mmh, devo dirti una cosa su te ed Harry.» Cantilenò con un'alzata di spalle. «Avete fatto sesso. E lo so perché dall'appartamento di Louis si sente tutto. Hai preso la pillola?»
Spalancai gli occhi per ogni sua singola parola. «Merda, la pillola!»
«Calma, calma,» sbuffò. «sei ancora in tempo, credo.»
Scesi le scale con foga e la sentii ridere dietro di me. Ci mancava solo lei e quella fottuta pillola!
Saltai in macchina e, in men che non si dica, raggiunsi la clinica dove era ricoverata mia madre. Appena entrai nella hall, mi avvicinai al bancone. Un'alta donna bionda era intenta a compilare diverse cartelle di diversi colori e parve non accorgersi di me.
Finsi un colpo di tosse ed attirai la sua attenzione. «Si?» Fece.
La guardai. «Avrei bisogno di, uh, di vedere la signora Evander. E di una pillola anticoncezionale.»
La donna alzò beffarda gli occhi su di me, si piegò e mi passò una scatoletta.
«Prendila subito.» Disse alzando le sopracciglia. «E la stanza è la 378.»
Ringraziai con un timido sorriso e tirai fuori una pillola. La misi sulla lingua e la mandai giù, quasi strozzandomi perché senza acqua.
Quando mi affacciai nella stanza, trovai Harry e mia madre a ridere, mentre Harry scorreva il dito sul display del suo cellulare. Attirai la loro attenzione non appena feci un passo nella stanza.
«Ciao.» Bisbigliai.
Mi avvicinai ad Harry, lui mi fece cenno di sedermi sulle sue gambe. Così feci, prendendo poi la mano di mia madre nella mia.
«Come stai?»
«Harry,» chiamò. «diglielo tu.»
Mi voltai verso di lui con la fronte aggrottata. Misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio ed aspettai impaziente.
«Oh, beh, la chemio ha funzionato. Il tumore ha migliorato. La dimettono.»
I miei occhi si spalancarono con la stessa velocità in cui il mio cuore batteva nella cassa toracica. Abbracciai mia madre e la sentii sorridere contro la mia spalla; mi rivolsi ad Harry baciandolo ripetutamente sulle labbra.
«È una notizia fantastica!» Ammisi tremando. «Puoi andare a stare nel mio appartamento, è piccolo, ma va bene. E poi anche Alec verrà lì appena dimesso.»
Mia madre annuì sorridente. «Allora ci vediamo domani. Alle nove. Non scordatevi di me.»
Io ed Harry ridemmo e, salutandola, lasciammo la stanza. Strinsi la mano del riccio nella mia. Harry mi sorrise e, piegandosi per baciarmi, sussurrò «ti amo.».
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Scusate il ritardo come al solitoo!
Spero il capitolo sia di vostro gradimento, anche se un po' noioso, ma ultimamente sono a corto di idee!
Ora vi lascio, alla prossima xx
«Oh, mio Dio, sto per piangere!» Urlai contenta, poi lo abbracciai. «Hai già deciso tutto?»
«No.» Scosse la testa. Tirò fuori una scatolina e la aprì. «Ma hey, è davvero un gran diamante.»
Spalancai gli occhi. «Cazzo se lo è.»
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The showgirl [h.s]
Fanfiction[COMPLETA] - Ho scritto questa storia all'età di 14/15 anni, per questo motivo chi la legge oggi potrebbe trovarla un po' "affrettata" negli accadimenti ed infantile, ma spero vi piaccia lo stesso (: [...] «Io non ci avrei mai pensato che d'amore si...