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Quella domenica mattina la sveglia era suonata molto presto, colpa di Harry e di me stessa che avevo accettato di andare a fare la spesa con lui. Mi vestii velocemente dopo la doccia e raccolsi i capelli con una matita mentre mi lavavo i denti e finivo di truccarmi. Feci in tempo a mandar giù un bicchiere di latte e a mettere il cellulare in tasca prima che Harry mi inviasse un messaggio con scritto "Scendi. H xx".
Chiusi la porta alle mie spalle ed infilai le chiavi dentro la tasca della giacca.
Dopo quello che era successo con Johnson, Harry aveva preferito non aprire ancora quell'argomento. Come biasimarlo, ma volevo sapere di più, quindi mi sarei rivolta ai suoi amici. In più, non avevamo neanche ripreso più di tanto il discorso su ciò che era successo la sera che eravamo usciti al biliardo. Aveva detto che ero la sua ragazza a quel poveretto che era ubriaco, e probabilmente drogato.
Il mio sorriso si allargò quando vidi che tirò giù il finestrino e le fossette contornavano le sue labbra. Il sabato mattina, quando si era svegliato e mi aveva trovata al suo fianco, mi aveva detto di non ricordare nulla. Così impiegai i minuti per preparare la colazione a raccontare per filo e per segno cosa era successo, tralasciando la parte in cui ero corsa al piano superiore. Che lo ricordasse o no, non volevo si sentisse in colpa per le mie lacrime.
Salii sul Pick-Up e rubai subito i suoi RayBan neri posizionandoli sul mio naso prima di baciare lievemente la sua guancia. Sorrise mentre sbuffava, poi si passò una mano fra i capelli e mi guardò di sottecchi.
«Sei allegra stamattina, o sbaglio?»
Scrollai le spalle e, non avendo risposta, mi limitai ad alzare il volume della musica. Alla radio passavano Wild Horses, una vecchia canzone dei Rolling Stones. Guardai Harry con la coda dell'occhio e lo vidi aggrottare la fronte, forse nel riconoscere la melodia. Si inumidì le labbra e sorrise fra sé prima che iniziasse la canzone. Qualche livido contornava ancora la sua mascella scolpita e piccoli taglietti si stagliavano sul suo sopracciglio destro.
«Childhood living is easy to do. The things you wanted I bought them for you. Graceless lady you know who I am. You know I can't let you slide through my hands.»
La sua voce roca risultò cristallina ed intonata. Mi voltai stupefatta verso il ragazzo riccio al volante, sorridendo quando disse "Questa te la dedico". Sarebbe potuto benissimo essere un cantante e, invece, era uno scrittore. Afferrò la mia mano e la strinse nella sua, usandola come un microfono. Ridacchiai per la sua infantilità e lo vidi sorridere, continuando a cantare sulla mia pelle mentre lasciava baci umidi sul dorso della mia mano. Decisi che era meglio rimanere in silenzio, era meglio non cantare assieme a lui e godermi quel momento, godermi la sua bellissima voce. Quando la canzone terminò, mi resi conto che eravamo nel parcheggio del supermercato e che, a breve, saremmo dovuti scendere.
«Dovresti fare il cantante, non so.» Dissi, seguendolo mentre afferrava un carrello.
Tolsi i suoi RayBan e li posizionai fra i suoi ricci scompigliati, desiderando di passare la mano fra essi per il resto della mia vita.
«Sì, beh, mi piace cantare. Ma non mi piacerebbe farlo diventare un lavoro. Non avrei più la mia privacy.»
Annuii. Non aveva torto. «Però stai sprecando un talento.»
Lui scrollò le spalle e mi fece cenno di seguirlo.Arrivammo davanti ai banconi della frutta e ci dividemmo i compiti: a me spettavano le arance. Quando riuscii a prenderne due etti, tornai da lui e gli porsi il sacchetto. Mi sorrise.
«Harry, io.. Io devo chiederti una cosa.»
«Certo.» Disse sorridente, camminando al mio fianco.
Mi stuzzicai le mani. «La sera del biliardo... Perché hai detto a quel tipo che ero la tua fidanzata?»
Lui aggrottò le sopracciglia nella mia direzione. «Non volevi che ti lasciasse in pace?»
Strabuzzai gli occhi. «Beh, certo! Ma credo avrebbe capito anche solamente con le botte che gli hai dato..»
«Comunque, ti ha dato fastidio?»
Mi morsi il pollice. «Mi ha fatto uno strano effetto. E volevo sapere il perché.»
Sembrò perdere la pazienza. Si girò bruscamente verso di me mentre i suoi occhi diventarono più scuri. Mi fece quasi paura. Avevo detto qualcosa di tanto sbagliato da farlo arrabbiare?
«Possibile che sei così stupida?» Cercò di tenere la voce bassa.
«Come scusa? Io stupida?» Alzai le sopracciglia per provocarlo. «Sei un idiota.»
Lui scosse la testa e tese la mascella. «L'idiota qui sarei io? O tu che non ti fai due conti? Beh, perché arriveresti a tutte le conclusioni se ti applicassi di più.»
Detto ciò, e avendomi lasciata spiazzata e dispiaciuta dalle sue parole nel reparto dei dolci, si allontanò e scomparve poco dopo dalla mia vista. Ricacciai indietro le lacrime che volevano uscire dato il nervosismo; strinsi i denti per impedirlo e strinsi le mani in due pugni, poi uscii dal centro commerciale senza più voltarmi.
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The showgirl [h.s]
Fanfiction[COMPLETA] - Ho scritto questa storia all'età di 14/15 anni, per questo motivo chi la legge oggi potrebbe trovarla un po' "affrettata" negli accadimenti ed infantile, ma spero vi piaccia lo stesso (: [...] «Io non ci avrei mai pensato che d'amore si...