Capitolo 9

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Sorseggiai il caffè e ci soffiai un po' sopra, sperando di farlo raffreddare un po'.
Alec stava giocando con il suo cellulare, mentre Harry era uscito dalla stanza per raggiungere le macchinette e prendere qualcosa da mangiare. L'aria fuori era gelata, l'inverno si avvicinava sempre più. Non avevo accennato niente al ragazzo riccio riguardo la sua sfida a boxe con Johnson, e non lo avrei fatto. Aspettavo con ansia che fosse lui a dirmelo, anche se sembrava così tranquillo e faceva finta di niente. Scossi la testa e mi avvicinai ad Alec, scompigliandogli il ciuffo castano. Alzò i suoi occhi e li puntò nei miei, mettendo pausa al gioco.
«Qualcosa non va, Bev?»
Scossi la testa. «Sono solo un po' preoccupata per la scuola. Niente di grave.»
«Oh, okay.» Scrollò le spalle. «Io non vedo l'ora di uscire da qui per tornare a scuola.»
Sorrisi. «Ti prometto che a settembre tornerai al liceo. Terzo anno, no?»
Lui annuì contento. «Mi mancano i miei amici.»
«Li rivedrai, tranquillo.»
Lui scrollò le spalle. «Tornate presto, tu ed Harry. Mi piace stare in vostra compagnia e vedere che finalmente sei felice.»
Non potei fare a meno di sorridere e scoccargli un bacio sulla guancia. Quando Harry tornò con un pacchetto di patatine fra le mani, che poi porse ad Alec, ci trattenemmo ancora per un po'. Quando l'infermiera ci venne ad avvertire che l'ora di visita era terminata Harry mi prese per mano e con quella libera si aggiustò il beanie grigio che faceva arricciare ancora di più i suoi capelli. Gli lasciai un bacio sul collo quando avvolse un braccio attorno alle mie spalle e mi avvicinò a sé.
Sembrò cambiare totalmente quando uscimmo dalla clinica. Si guardò due o tre volte in giro prima di dirmi che potevamo andare. Lo guardai stranita dal suo comportamento, poi notai fissò il suo sguardo verso un angolo. Per quanto non avessi bisogno degli occhiali, non vedevo nulla. Distolse anche lui lo sguardo e mi tenne vicina a sé, praticamente trascinandomi, e finse un sorriso allegro. Sospirai e lasciai perdere, finché non entrammo nell'automobile e Harry mise in moto, uscendo dal parcheggio.
«Mi porti a casa..?» Domandai.
Lui si morse il labbro e scosse la testa. «Vieni da me. Non c'è nessuno, e possiamo finalmente stare soli.»
Risi quando vidi le sue fossette formarsi e un sorriso sfacciato farsi largo sulle sue labbra. Mi avvicinai a lui e poggiai la mia testa sulla sua spalla, guardando la strada che avevo di fronte.
«Così posso riempirti tranquillamente di baci.» Notai.
«Non era esattamente quello a cui pensavo ma.. Va bene, sì.»
Ridacchiai e gli diedi un scappellotto dietro la nuca. Grugnì qualcosa facendo finta di aver sentito dolore e spinse in fuori il labbro inferiore. Lo guardai di sottecchi mentre fissava la strada e stringeva le mani attorno al volante. Era così bello. Ed io ero così fortunata ad averlo. Era forse la parte migliore di me, in quel momento. Quando pensavo al suo sorriso mi tremavano le mani. Quando pensavo ai suoi occhi mi tremavano le gambe. Quando pensavo a lui mi tremava il cuore. Non c'era e sicuramente non ci sarebbe stato nulla che gli poteva solo lontanamente somigliare. Era bello da starci male e ogni volta che lo vedevo le farfalle si facevano spazio nel mio stomaco e lo invadevano, lentamente, come per torturarmi. Harry mi piaceva tanto, e dovevo stare attenta a fare la mossa giusta. O sapevo che lo avrei perso.
Lasciammo la macchina nel giardino di casa sua e ci dirigemmo nell'abitazione. Il silenzio regnava più che mai fra quelle mura. Salimmo le scale e, prima che potessi fare qualsiasi altro tipo di movimento, Harry si avventò su di me e fece sbattere la mia schiena contro il muro. Il suo enorme corpo incombeva sul mio, mentre le sue labbra cercavano voracemente e sempre con più desiderio le mie. Gli lasciai subito accesso libero, non avevo intenzione di farlo innervosire. Mi strinse le natiche e mi afferrò per esse, sollevandomi da terra e inducendomi ad avvolgere le gambe attorno al suo bacino. Tirai i suoi ricci e sentii un verso gutturale provenire dalla sua gola. Sorrisi sulle sue labbra mentre sbattevamo a destra e sinistra, cercando la sua stanza da letto. Mi liberò della giacca e la lasciò cadere per il corridoio fra le camere. Tolsi frettolosamente anche la sua giacca e passai poi alla sua camicia a quadri, buttandola dove capitava. Finalmente trovammo la sua stanza. Ancora fuori, mi appoggiò contro la fredda porta di legno. Mosse abilmente la mano mentre non si staccava da me e fummo dentro. Mi spinse nuovamente contro il muro e, dopo aver prosciugato le mie labbra, scese sul collo. Avvolsi le mani attorno al suo collo e le passai fra i suoi ricci scompigliati. Ansimai ed aprii gli occhi. O meglio, li sbarrai.
«Fermo, fermo!» Bisbigliai velocemente, spingendo via la sua testa.
Grugnendo mi mise giù e si grattò la nuca. Lo feci voltare e mi nascosi dietro il suo torace nudo, pieno di tatuaggi. Avvolsi poi le mie piccole mani attorno al suo bicipite sinistro. Il silenzio calò nella stanza e vidi i suoi occhi verdi guizzare da una parte all'altra. Il mio cuore e i nostri respiri erano tutto ciò che poteva udirsi. La paura mi sopraffò e, dopo un arco indefinibile di tempo, Harry raddrizzò la schiena e strinse i pugni lungo i fianchi.
«Johnson.» Bisbigliò a denti stretti. «Cosa cazzo fai in casa mia?»
Will rise. «Ti aspettavo, Styles. Bella camera, e bella ragazza.»
Harry mi spinse di più dietro di sé, e dovetti alzarmi sulle punte per poter vedere l'altro ragazzo in faccia.
«Cosa vuoi? Come vedi sono impegnato a fare ben altre cose.»
Will batté le mani. «Volevo fare una chiacchierata. Non è possibile?»
«Tu non fai chiacchierate.» Harry scosse la testa. «Esci subito!» Urlò.
Il biondino iniziò nuovamente a ridere e, quando batté le mani, mi sentii afferrare per i fianchi e un enorme mano mi tappò la bocca. Harry sussultò e feci di tutto per ribellarmi, ma invano. Il riccio, però, rimase fermo. Non faceva un passo. Che diavolo succedeva?
La mia vista era appannata dalle lacrime, mentre supplicavo Harry di muoversi e fare qualcosa. Johnson se la rideva dietro di lui. Lo aveva in pugno e ancora volevo sapere perché. Le iridi di Harry erano cupe e spente, mentre un velo di lacrime le copriva. Le sue labbra erano schiuse e il suo petto si alzava ed abbassava velocemente. La paura aleggiava nella stanza mentre cercavo di urlare ancora, e ancora. Perché cazzo stava fermo? Non aveva mica paura di quel coglione? Lo avrebbe dovuto affrontare in un incontro di boxe!
«Eh bravo il mio Styles.» Johnson lo superò e venne verso di me. Fece cenno all'uomo che mi teneva di lasciarmi e prese il mio viso fra le sue mani. Si avvicinò.
«No, hey, che cazzo fai?» Sbottò Harry.
Non appena Johnson si girò, il riccio fece un passo indietro e rimase in silenzio. La risata profonda di Will si udì ancora, e ancora.
«Dicevo bravo, Styles.» Passò il suo dito sul mio labbro inferiore. «Stai imparando la lezione.»

The showgirl [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora