Capitolo 35

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35

Harry's POV:

Smisi di ascoltare i discorsi dei ragazzi proprio quando intravidi la piccola figura di Beverly restare impalata fuori dal privè.
Perché non entra?
Mi morsi il labbro ed osservai Abigail alzarsi e raggiungere le due ragazze lì fuori. Louis nel frattempo si era messo al mio fianco e mi aveva tirato un pugno sul braccio a mò di saluto.

«Lou.» Alzai le sopracciglia, continuando a guardare fuori dalla tenda. Battevo insistentemente il piede a terra mentre le mie mani facevano su e giù per il tessuto dei jeans che copriva le mie cosce.

«Salve signor Evander,» salutò Louis.

«Ragazzo, dov'è mia figlia?»

«Qui fuori.» Bisbigliò Louis e poi, mentre il padre di Beverly si alzava, si versò della vodka nel bicchiere.

Lo guardai preoccupato. «Come sta?»

Il mio amico scrollò le spalle. «Come vuoi che stia? Mi ha detto Kylie che passa le notti insonni, e l'abbiamo trovata a bere l'ennesima bottiglia.»

Trasalii. «Devo portarla all'ospedale? Sta bene?»

«Sta bene, amico. Sta tranquillo.»

Fummo interrotti da un urlo frustato di Beverly. Balzai immediatamente in piedi e, ignorando i richiami di Louis, la raggiunsi fuori dal privè. I suoi occhi si allargarono nel riconoscermi; da così vicino potevo notare le sue chiare occhiaie nonostante il trucco. Mi avvicinai a lei, ma Kylie mi bloccò poggiandomi una mano sul petto. Indietreggiai con le sopracciglia aggrottate.

«È impegnata adesso.» Disse fredda.

Scossi la testa. «Abby, Sig. Evander, potete lasciarci soli?»

Tutti i presenti annuirono e Kylie fu portata all'interno del privè da Abigail. Prima di entrare definitivamente mi lanciò un'occhiataccia. Tornai a concentrarmi sulla piccola figura che giaceva davanti a me; intorno a noi un via vai di gente ubriaca o fatta che ballava sulla base della musica fortissima. Alzai la mano e la mossi verso il suo viso, ma ottenni solo uno sguardo truce, poi Beverly indietreggiò e girò il viso in modo che non potessi toccarla.

«Me ne vado.» Annunciò.

Non le diedi il tempo di fare un passo che la avvicinai a me; percepii il suo disagio quando i nostri petti si toccarono e quando la mia mano scivolò sulla sua schiena.

«Fammi spiegare..»

Spinse le mani sul mio petto e mi allontanò. Barcollai all'indietro. «Cosa vuoi spiegare? Vuoi forse batterti nuovamente a mani nude contro uno degli uomini di mio padre? Pensavo ti fosse chiaro che non voglio avere niente a che fare con quell'uomo.»

Boccheggiai ed osservai le vene del suo collo gonfiarsi per la velocità con cui parlò. «Io sono un coglione. Lui uno stronzo, ma almeno posso spiegarti perché è qui. Non è come pensi.»

«Ah no?» Rise amaramente. Incrociò le braccia al petto. «Senti, non importa. Ci vediamo.»

Stavolta non cercai di fermarla. Aveva fottutamente ragione. Eravamo sulla stessa lunghezza d'onda: eravamo stati entrambi egoisti ed avevamo pensato solo a noi stessi, e mi sentivo così stupido per aver acconsentito al padre di venire al Club con noi.
Mi grattai la nuca mentre la vedevo sparire velocemente fra i corpi attaccati fra loro, poi girai i tacchi e tornai nel privè. Il mio Long Island era ancora immobile all'interno del bicchiere.

Capii che Kylie stava cercando di trattenersi solo perché Niall le chiedeva di farlo sussurrandole qualcosa all'orecchio, ma cedette e sbattè le mani sul tavolo, puntandomi un dito contro.

«Dove cazzo l'hai mandata?»

La guardai. «È andata via. Non vuole stare qui.»

«Cosa?!» Quasi urlò. Niall le strinse una mano. «L'hai lasciata andare via così, da sola, a quest'ora?! Che razza di coglione sei!»

La vidi sfrecciare letteralmente fuori dal privè, seguita da Niall e dagli sguardi di tutti che poi tornarono fissi su di me. Il Sig. Evander sembrava quello più disinteressato, come se non si trattasse di sua figlia e dei suoi sentimenti.

«Sig. Evander, io...»

«No, no Harry 'sta zitto.» Rispose bruscamente. «Non ha voluto neanche ascoltarmi, è colpa mia.»

Detto ciò si alzò e, infilando la sua giacca, sparì fra la folla.

***

Avevo passato una notte insonne, e sicuramente uno dei modi migliori per potermi riavvicinare a Beverly era quello di parlare con sua madre ed ascoltare i suoi consigli.

Perciò, salito in auto, mi ero diretto verso il suo appartamento e mi ero fatto le scale quasi correndo. Quando aprì la porta parve abbastanza sorpresa di vedermi, ma mi fece subito accomodare e, richiudendola, mi raggiunse sul divano.

«Che bella sorpresa,» disse sporgendosi sul tavolino e versando il thè - che poi mi porse - in una tazza. «Come mai sei venuto?»

Deglutii e presi la tazza dalle sue mani. «Sono, tipo, quattro giorni che io e sua figlia non ci parliamo. Quattro giorni che non metto più piede dentro casa.»

I suoi occhi mi scrutarono. «È difficile farsi perdonare da lei.»

Scossi la testa sorridendo amaramente. «Beverly sta male. Io non so che fare; non mi parla, non risponde alle telefonate, non mangia e beve tutto il giorno. È pazza.»

I suoi occhi azzurri si allargarono mentre notavo la presa delle sue mani attorno alla tazza di thè farsi più forte. «Cos'hai fatto tu per renderla pazza?»

La gola mi divenne improvvisamente secca; già, cosa avevo fatto io? Una risposta non c'era, mi sentivo così vulnerabile sotto gli occhi di quella donna che ebbi paura di rompermi come un vaso fa appena incontra il freddo pavimento.

Fui grato di sentire squillare il cellulare, era pur sempre una distrazione. Rimasi sorpreso di leggere che la chiamata arrivava da parte di Kylie. Il mio cuore cominciò a battere forte, quella chiamata inaspettata non faceva pensare a nulla di buono.

«Kylie? Cosa c'è?»

La sentii deglutire. «Beverly non è tornata a casa ieri sera. Adesso siamo qui fuori... Io -- cazzo Harry l'ho cercata dappertutto.»

Il petto mi fece male. Guardai gli occhi curiosi di sua madre e poi mi concentrai sulle mie mani che tremavano leggermente. Cercai di mantenere la calma. «Kylie.. Kylie ascoltami, sei con Niall?»

«S-si.» La voce le si spezzò; sentii quella del biondo cercare di confortarla.

«Bene. Sono lì tra un minuto esatto.»

Misi giù. Mi alzai bruscamente e la signora Evander mi corse dietro per arrivare fino alla porta.

«Cosa succede?»

La guardai boccheggiando prima di aprire la porta. «Nulla, Sig.ra Evander. Vado a riprendermi sua figlia.»

•••

Anteprima

«Merda, non posso chiamare sua madre.» Imprecai, prendendomi la testa fra le mani.

Kylie piangeva ormai da mezz'ora, seduta con la schiena contro il muro e le gambe tirare al petto. Niall era al suo fianco e le riempiva la testa di baci.

Kylie era l'unica ad essere potuta entrare nella sala di terapia intensiva, spacciandosi per sua sorella.

Mi facevano male gli occhi, e tutto ciò che desideravo era sentirle sussurrare il mio nome.
La guardai attraverso il vetro e ci poggiai una mano sopra. Il cuore mi batteva in gola impedendomi di respirare o deglutire.

Svegliati, ti prego.

The showgirl [h.s]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora