20
Passai le mani sotto gli occhi ed asciugai le lacrime.
Harry se ne stava in silenzio e guardava altrove. Potevo sentire il suo respiro pesante e, quando posò gli occhi su di me, vidi nei suoi un velo di lacrime. Potevo dire o fare qualcosa o lasciare che mi spiegasse, ma ero così piena di orgoglio che afferrai il mio cellulare e mi girai, camminando via, mentre chiamavo un taxi.
Dieci minuti dopo ero su quel veicolo giallo, la testa appoggiata contro il finestrino e lo sguardo perso. Sembrava di essere in un film. Passavo dall'apice della felicità al baratro della tristezza, era tutto così difficile con Harry. Però non mi aveva fermata, quindi probabilmente nemmeno a lui interessava molto.
Pagai il tassista e mi incamminai verso il portone. Sapevo di non avere un bell'aspetto, e lo constatai non appena mi vidi nello specchio dell'ascensore. Mi tolsi le scarpe non appena arrivai al piano dell'appartamento di Louis e mi appoggiai al muro, aspettando che aprisse.
«Cia... Santo Dio Beverly, che cazzo hai combinato? Hai una pessima cera.»
Rabbrividii non appena Louis mi fece entrare in casa.
«Merda, la giacca.» Imprecai.
Dal salone provenivano le urla dei ragazzi che stavano tifando davanti al match di football. Sentii urlare uno "Hey Beverly!" da Liam, poi susseguirono tutti gli altri che mi lanciarono una veloce occhiata senza badare al mio aspetto.
Louis mi lasciò in cucina dopo aver messo a bollire dell'acqua. Mi rannicchiai sulla sedia e mi guardai intorno, avvolgendo le braccia al petto. Avevo lasciato le mie scarpe in un angolo, non che me ne importasse molto.
«Eccomi.» Annunciò.
In mano aveva una coperta di lana che mi appoggiò delicatamente sulle spalle. Tirai un sospiro di sollievo, sentendo la mia circolazione ritornare in funzione. Spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e lo osservai mentre si muoveva intorno ai fornelli. Si alzò sulle punte per raggiungere uno scaffale più alto e ne tirò giù zucchero e due bustine di thè alla pesca.
Versò l'acqua bollente in due tazze. Me ne porse una e mi avvicinò una bustina di thè con un timido sorriso. La immersi nell'acqua e lui fece lo stesso. Si appoggiò con la schiena al bancone della cucina. La tazza coprì completamente il suo viso mentre beveva, permettendomi di vedere solo i suoi occhi azzurri chiari. Le sue cosce erano fasciate perfettamente da un paio di jeans neri e la t-shirt bianca aderente che indossava metteva in risalto i suoi muscoli. Tirò su le maniche della sua felpa e potei vedere tutti i suoi tatuaggi.
«Allora? Che succede?»
Lo guardai. «Harry mi succede.»
Tirò un sospiro, come se fosse afflitto. «Che ha combinato sta volta?»
«Pensavo mi amasse, siamo stati lontani due mesi e invece di aspettarmi che fa? Se ne scopa altre!» Alzai la voce.
Louis mi guardava intensamente. «Chi te lo ha detto?»
«Lucy Mc qualcosa.» Farfugliai.
Vidi gli occhi di Lou spalancarsi. «È una tipa pessima. Non dovresti fidarti di lei.»
«Okay, ma che dovevo fare? Harry non ha ribattuto, ha solo detto "non è andata come credi" e bla bla bla.» Usai il suo tono di voce per imitarlo.
Louis ridacchiò un po'. «Senti, Haz è il mio migliore amico, mi dice tutto. E quando dico tutto, vuol dire tutto.» Alzò un sopracciglio.
Divenni immediatamente rossa in viso, perché voleva dire che sapeva anche del nostro piccolo momento di intimità. Abbassai lo sguardo e aspettai prima di guardarlo di nuovo. Lui nel frattempo parlava.
«Non mi ha mai accennato di essere stato con un'altra, perché so che me ne parlerebbe. Però, se fosse così, deve essere lui a dirtelo. Ma sono sicuro che sarà pieno di sensi di colpa.»
Strinsi i denti. «È il minimo... Lou, io non so davvero che fare con lui.»
Il moro scrollò le spalle e posò entrambe le tazze nel lavandino. Avevo bevuto tutto il thè in meno di dieci minuti. «Aspetta che ti richiami, o che si faccia vivo.»
Annuii e sorrisi. Louis venne ad abbracciarmi. «Penso tu sia meglio della mia coscienza.»
Aggrottò le sopracciglia. «Tesoro, io sono la tua coscienza!»Mi sembrò fosse passato solo un quarto d'ora quando riaprii gli occhi. Mi resi conto che non mi trovavo nella mia stanza ma in quella di Louis. Lui era accoccolato al mio fianco con un braccio che mi avvolgeva il torace mentre le nostre gambe erano intrecciate. Eravamo entrambi sotto la coperta che mi aveva portato la sera prima, e la sua bocca era leggermente aperta. Indossavo ancora tutti i miei vestiti, quindi mi tranquillizzai, non avevamo fatto niente di imbarazzante o sbagliato.
Rimasi immobile, decisa a non svegliarlo. Sentii i passi felpati di Niall attraversare il corridoio fra le stanze quando bussarono il campanello. Ascoltai la conversazione.
«Hey Haz! Cosa fai qui?»
«Io, uh, daresti questa a Beverly? L'ha scordata ieri sera.»
«Si, certo. Oggi ti unisci a noi?»
Harry sospirò. «Penso di si. Non credo di avere programmi. O meglio, li avevo, prima che Lucy parlasse con Beverly.»
Dopo ciò non sentii più nulla perchè, da quanto potei capire, si chiusero a parlare in cucina. Quindi non potevo uscire, Harry avrebbe subito pensato male e mi avrebbe definita una puttana. Sospirai e mi girai cautamente, intrecciando diversamente le mie gambe con quelle di Lou e rimettendo il suo braccio attorno a me. Misi le mani sotto la guancia e lo guardai attentamente: tutti i suoi lineamenti erano rilassati, la barba era cresciuta forse più del dovuto, ma lui restava bellissimo.
Quando sentii Niall salutare Harry decisi di alzarmi, anche perché avevo perso il sonno. Mi scrollai Louis di dosso ed uscii dalla sua stanza in punta di piedi, chiudendo poi piano la porta. Trovai Niall in boxer seduto sul divano mentre mangiava un cornetto al cioccolato davanti la tivù.
«Oh, buongiorno Bev.» Sorrise.
Sorrisi anche io. «Harry mi ha riportato la giacca?»
Annuì e la indicò. «Sì. Mi ha detto che non pensa di farsi sentire, non oggi.»
«Va beh, lo sbaglio lo ha fatto lui.»
Niall mi guardò. «C'è la colazione in cucina, portala anche a Lou.»
Entrai in cucina e tirai fuori un vassoio. Sopra ci poggiai due cornetti e due tazze di latte freddo. Cercando di non far cadere nulla entrai in camera. Louis dormiva ancora. Lo raggiunsi sul materasso ed incrociai le gambe, posizionando il vassoio davanti a me. Feci passare le mie dita sulla sua schiena, poi iniziai a scompigliargli i capelli.
«Oh, santo Dio.» Borbottò.
Cominciai a ridere. «Sveglia! Ti ho portato la colazione!»***
Anche nel pomeriggio tenni Louis occupato. Tornando nel mio appartamento per una doccia, avevo ricevuto ancora una volta quei messaggi con un indirizzo. Erano mesi che non ne ricevevo e così, curiosa, decisi di andare a vedere.
Avvolsi la sciarpa attorno al mio collo e scesi dalla macchina. Louis mi fu affianco in pochi secondi. Alzammo entrambi la testa per studiare l'edificio che avevamo davanti. Il nome "Clinica Whiteley" sorgeva sopra l'ultimo piano. Sembrava abbandonata, e cascava a pezzi. Ma c'erano diverse macchine nel parcheggio, così mi feci coraggio e cominciai a camminare.
«Louis? Guardami le spalle.»
I suoi occhi si fissarono nei miei. «Mette i brividi questo posto. È un manicomio?»
Scoppiai a ridere. «Non essere ridicolo! I manicomi hanno chiuso da anni ormai.»
Lo vidi annuire. «Se succede qualcosa?»
Sospirai rumorosamente e smisi di camminare per guardarlo. «Cosa ci può succedere di così male?»
Non parlammo più. Nell'edificio si udivano i lamenti sommessi di quello che dovevano essere i pazienti. Diversi dottori e infermieri correvano spediti da parte a parte, raggiungendo ogni volta una stanza diversa.
I miei piedi si muovevano velocemente e Louis faticava a starmi dietro. Ma volevo capire per quale motivo ricevevo messaggi con quell'indirizzo. Passai veloce davanti ad una stanza. Mi fermai pochi passi più avanti e Louis mi sbatté contro. Farfugliò qualcosa ma lo ignorai. Fissai dentro la stanza. Vicino alla finestra stava una figura con in mano un telefono. Scrisse qualcosa. Secondi dopo il mio telefono trillò. Era lo stesso messaggio.
Camminai dentro la camera, spedita verso quella figura.
«Si può sapere che cazzo significano quei messaggi?» Urlai. La figura si girò. «Cosa cazzo vu... Mamma?»---------------------------------------------
{SPAZIO AUTRICE}
Eccoci col capitolo 20!
Scusate anche sta volta per il ritardo, ma ho avuto da fare. Allora, ringrazio i 4.8k di lettori e tutti i voti che mi state dando. Mi fa davvero piacere.
Comunque, vi avverto che il prossimo capitolo cercherò di postarlo entro il 30, perché il 28 ho il concerto e il 29 sono a Milano. SCLERO, mancano tre giorni!
Beh, ora vi lascio, baci! :*«Devi aiutarmi a fare una cosa.» Dissi velocemente.
«Del tipo?» Chiese lui.
Sospirai. «Devo sottrarre mia madre ad un triste destino dentro una clinica semi-abbandonata. Mi aiuteresti?»
I suoi occhi si alzarono al cielo, poi tornarono decisi nei miei. «Dammi l'indirizzo, stiamo partendo.»
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The showgirl [h.s]
Fanfiction[COMPLETA] - Ho scritto questa storia all'età di 14/15 anni, per questo motivo chi la legge oggi potrebbe trovarla un po' "affrettata" negli accadimenti ed infantile, ma spero vi piaccia lo stesso (: [...] «Io non ci avrei mai pensato che d'amore si...