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< Esco da scuola e vado nella solita stradina dove viene a prendermi mia mamma.
È una giornata nuvolosa e tra poco sicuramente piove.
Vengo accerchiata da 5 ragazzi della mia classe e un liceale. Mi bloccano. La strada è deserta.

"Dove credi di andare?" mi chiede uno di loro ridendo e spingendomi. Non rispondo e tengo gli occhi fissi sull'asfalto sotto i miei piedi.

"Sei sorda?" un altro, un po' più alto, mi tira per un polso facendomi male. Il suo respiro incontra con prepotenza la mia guancia, poi mi butta a terra con violenza.
Mi fa male il ginocchio e la mano con la quale ho bloccato la caduta. Le mie lacrime fanno il possibile per uscire, ma io le trattengo.
Mi rimetto in piedi, traballante e debole per il dolore alla gamba.

"Sei proprio una troia!" urla il liceale avvicinandosi a me e spingendomi con più forza di nuovo a terra. Stavolta rimango stesa sul cemento freddo, senza più forze e voglia di combattere.
Questo si china, stringendo rudemente il mio viso con le sue ruvide dita.

"Ora ti faremo un po' male" continua ridendomi in faccia. Alza la sua mano destra e con tutta la forza che ha in corpo, mi molla uno schiaffo sul viso, facendomi perdere l'equilibrio. Mi accascio a terra, portandomi istintivamente la mano sulla guancia appena ammaccata, e inizio a liberare il pianto che trattenevo con le poche forze rimaste.
Il mostro, si alza e fa segno al resto della banda di avvicinarsi.
Secondo dopo secondo, sento i loro calci invadere il mio corpo con cattiveria. Il rumore delle ossa che si rompono, rimbombano nelle mie orecchie. I loro occhi sono iniettati si sangue e veleno, accompagnati da dei sorrisi malefici stampati sulle facce.
Il dolore diventa sempre più insopportabile. Urlo, chiedo aiuto, ma le persone che camminano, non mi sentono e non ci vedono.
Siamo in una bolla.
Continuano a pestarmi mentre sento le loro risate entrarmi nelle orecchie. Apro gli occhi e il mio corpo è circondato da una pozza di sangue. Il mio sangue.
Morirò. >

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*lunedì*

È quasi ora di pranzo e ho voglia di dormire. Stanotte non ho chiuso occhio. L'ennesimo incubo, ha invaso la mia mente. Peggiorano con il tempo, facendomi sentire anche il dolore fisico. Non riesco più a sopportarli, vorrei poter riuscire a dormire tranquillamente dopo anni.

Questo pomeriggio, Harry mi ha chiesto di uscire insieme per un appuntamento. Il mio ufficiale primo appuntamento. Sono così agitata, che ho i crampi allo stomaco.

"Jess..c'è un bel ragazzo giù che chiede di te!" mia nonna entra in camera tutta emozionata. Non le ho ancora presentato Harry, e non sa nemmeno quanto sia importante per me. Mia nonna è come una migliore amica, le racconto tutto, ma questo è un piccolo segreto che tengo mio.

"È il ragazzo di cui ti avevo parlato tempo fa, ricordi?" rispondo sorridendo e prendendo la mia borsa a tracolla.

"Ah, Gerry?" la sua faccia è perplessa. Inizia a strofinarsi la fronte per ricordare il nome, fallendo miseramente.

"Harry, nonna..Harry" scoppio a ridere e mi precipito giù per le scale, trovando all'entrata un ragazzo bellissimo con in mano un mazzo di fiori.
Una camicia blu di jeans, un paio di pantaloni neri aderenti e converse, fanno di lui il ragazzo perfetto.
Mi avvicino, e sorridendo mi allunga i fiori gialli. Li annuso.

"Profumano" dico tra me e me, ma lui riesce a sentirmi. Lo guardo e una piccola sfumatura di rosa, ricopre le sue guance. È imbarazzato?

"Sono fiori" dice ridendo dolcemente, mentre abbassa gli occhi sulle sue mani.

POV di Harry

Non riesco a toglierle gli occhi di dosso. È così perfetta.
Ha un vestitino blu con disegnate delle margherite bianche, insieme ad un cinturino marrone, sopra una giacchetta lunga di cotone bianco e uno stivaletto basso che richiama il colore della sua cintura.
I suoi capelli sciolti, sono un misto tra il suo profumo naturale e quello dello shampoo al cocco, creando una meraviglia per le mie narici.

Hold Up  ||  H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora