Capitolo 48 (CASINI A CENA)

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(DO IT NOW JASMINE THOMPSON - SHELTER ALAN WALKER)

Il giorno seguente mi diverti moltissimo scordandomi per un bel po' anche di Blake; passai la mattinata a casa di Justin assieme agli altri (Hunter, Ariel, Natasha, Alicia e Austin) poi, dopo aver pranzato lì, andammo al bowling per fare qualche tiro. Noi ragazze eravamo in minoranza ma nonostante questo vincemmo. Ero strà contenta!

Dopo il lungo pomeriggio insieme ai miei amici, Justin mi riaccompagnò a casa. Aprì la porta di casa e vidi tutti già a tavola mentre parlavano e ridevano alle battute di Kendall.

"ben tornata tesoro!" Disse Kendall venendomi a salutare. "perché non ti vai a mettere qualcosa di più elegante cosi mangiamo tutti insieme?!?" Disse sorridendomi. Senza dire nulla annuì e andai a cambiarmi.

Non avevo proprio idea di cosa indossare..poi..eccolo! Trovai il vestito giusto!

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Pov. Blake

"mi dispiace che sia finita tra noi, ma sono anche felice che mi ha detto la verità e che nonostante tutto resteremo amici!" Disse sorridendomi Clara e afferrandomi le mani. "anch'io sono felice!" Sorrisi e subito dopo senti scendere dalle scale Katie. Quando la vidi ferma sul penultimo scalino mi rivenne in mente il suo primo giorno da noi: Sempre vestita elegante che aspettava ansiosa su quello scalino. In quel momento era ancora più bella di prima, con indosso un vestitino color rosa antico ricamato sul corpetto e la gonna che arrivava ai suoi piedi....era meravigliosa! Mi ero perso nei suoi occhi!

Quando mi resi conto che stava guardando le mie mani e quelle di Clara capì che il suo volto tranquillo si sarebbe trasformato in un volto triste quindi le lasciai subito le mani.

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Pov. Katie

Quando scesi non mi sentì molto a mio agio, più tosto mi sentivo osservatissima e la cosa mi agitava moltissimo. Blake aveva i suoi occhi chiari puntati su di me, ma i miei erano puntati sulle sue mani intrecciate con quelle di Clara. Quando si accorse che le stavo guardando lui gli lasciò le mani e si alzò per andare in cucina.

"Katie siediti accanto a me!" Mi disse sorridente Clara. Alla fine era una ragazza cosi dolce e sensibile che cercava sempre di farmi sentire a mio agio anche se dentro ero infrenabile.

"che hai fatto di bello oggi?" Mi chiese mentre Blake stava tornando seduto e subito mi venne la fantastica idea di parlare di Justin cosi lui si sarebbe innervosito: La cosa più divertente è far ingelosire i ragazzi.

"beh oggi sono stata a casa di 'Justin' insieme al nostro gruppo si amici, poi siamo andati al bowling e li 'Justin' e stato così carino con me...poi dopo aver stracciato i maschi a bowling, sempre 'Justin' mi a riaccompagnata a casa." Ogni volata che dicevo il nome 'Justin' vedevo Blake digrignava i denti e si notava dalla sua mascella sporgente. "wow! Che bella giornata che hai passato!" Clara lo disse come se lei non avesse fatto niente... "e voi che avete fatto?" Domandai. Clara di preparo per rispondermi, ma la sua voce fu soprastata da quella di Blake che iniziò a dire, "'noi' oggi siamo andati a fare shopping, una bella passeggiata al parco e infine siamo venuti qui 'noi' e siamo rimasti qui a casa....'noi'." Disse sottolineando nelle sue frasi il 'noi', come per farlo a posta. 'Lo odio!!' Pensai tra me e me.

"la cena è pronta!" Annunciò Maia facendo accomodare tutti e servendo ognuno il suo piatto.

Dopo la cena, come per farlo apposta Blake iniziò a parlare di quello che ra successo tra lui e Clara....e la cosa non mi andava giù!

Dopo nemmeno 20 minuti ero così arrabbiata con lui che non riuscivo più a guardarlo in faccia.

"scusate. Io vado a camminare un pochino cosi digerisco." Dissi alzandomi ed uscendo. Camminavo velocemente nel vialetto di casa, poi... "Katie aspetta!" Lui mi fermò per un braccio facendomi voltare e mi ritrovai a qualche centimetro dalle sue labbra. Lo spinsi via "che vuoi?" Arrabbiata alzai la voce. "dove vai?" Chiese. "dove mi pare...." Mi continuò a seguire ma poi "vattene Blake!" Iniziai a correre più veloce, anche se quei tacchi non erano comodissimi. Avevo il volto rivolto verso terra e le lacrime che rigavano il mio volto.

Correvo e correvo, voltandomi indietro solo per vedere se lui ancora mi seguisse, ma si era bloccato già da un po'. Continuai a correre fino ad una piccola stradina e poi iniziai a camminare piano: Avevo i capelli liberi nel vento, il vestito che svolazzava e le lacrime che cadevano sopra i miei piedi.

Erano le 22.00 di sera così, per non tornarmene a casa, mi nascosi nella casetta sull'albero.

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