1. California

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Canzone del capitolo:
California- Phantom Planet

Mettere piede fuori dall'aeroporto è stato come attraversare il portale per Narnia.
È Los Angeles quella di fronte ai miei occhi.

Intorno a me i grattacieli sembrano quasi inghiottirmi e poi, non soddisfatti, si slanciano alla conquista del cielo.
Il sole è alto e batte sulle immense finestre degli edifici. Alzando lo sguardo sono costretta a portarmi una mano davanti agli occhi.
Le persone camminano freneticamente lungo i marciapiedi, alcune parlottano al telefono, altre tengono delle buste della spesa o delle valigette, e girandomi attorno riesco a notare in lontananza il Pacifico. Tutto è assolutamente magnifico.

"Non credo che torneró più a Leaveshood..." farfuglia Phoebe ammirando la città piena di vita proprio davanti ai nostri occhi.
Lungo le strade il continuo trafficare di auto rende il clima ancora più chiassoso e non posso fare a meno di fiutare una pasticceria non molto lontana.

"Chiamo un taxi" afferma Ely scendendo dal marciapiede e sporgendosi sulla strada così da poter fermare un tassista.
"Dammi un pizzicotto altrimenti penserò che sia un sogno..." borbotto ammirando gli uccelli che volano da una parte all'altra degli edifici.
Improvvisamente avverto un fitta di dolore al braccio e di conseguenza porto la mano sul punto dolente.
"Ahi Phoebe!" mi lamento massaggiandomi "Il mio era un modo di dire."
La ragazza alza le spalle innocente lasciando invece sul mio viso un'aria contrariata.
"Ehi ragazze!" ci richiama Ely invitandoci a seguirlo dentro il taxi che si è appena fermato sul ciglio della strada.
Afferro la mia valigia e lo raggiungo per poi cedere il mio bagaglio all'autista che lo afferra e lo sistema nel bagagliaio. Gli sorrido gentilmente prima di fare il giro dell'auto e entrare.
Poco dopo vengo affiancata dai miei amici che, ancora una volta, decidono di chiudermi tra di loro, lasciandomi così a dover alzare gli occhi al cielo, consapevole del lungo viaggio che mi avrebbe atteso.
"Dove siete diretti?" Chiede il tassista guardandoci dallo specchietto retrovisore.
"Alla UCLA" rispondo sorridente e impaziente di raggiungere quello che per tre anni sarà il nostro campus.
Senza chiedere altro l'uomo partì.

•••

"Santo Cielo, non credevo che trascinare una valigia per così tanto tempo provocasse tutta questa stanchezza!" Si lamenta Phoebe quando finalmente giungiamo di fronte all'edificio della confraternita.
Esattamente, Phoebe mi ha convinta a vivere con altre ventotto ragazze.
Non è che io sia proprio il massimo della simpatia e non sono nemmeno molto brava a socializzare.
Prima di entrare controllo il mio telefono e non trovo nessun messaggio da parte di mio padre. Strano.
La mia famiglia è... Niente. La mia famiglia siamo io e mio padre. Non è molto presente a dire il vero, da quando la mamma ci ha lasciati si è lasciato decisamente andare e ora... Ora non so nemmeno se sa che sono viva.
Le famiglie di Phoebe e Ely invece, sono stravaganti, instabili... Per questo credo si trovino così bene con me.
Phoebe ha una madre completamente matta e un padre che lavora dieci mesi su dodici all'estero.
Ely invece è stato adottato appena nato dalle sue due mamme.
"Ragazzi, non so voi, ma io muoio dalla voglia di correre lì dentro e di saltare sul mio bel letto, quindi muoviamoci e andiamo ad ascoltare cos'ha da dirci il rettore e poi ognuno a casa sua!" Esclama Phoebe, così dopo esserci scambiati uno sguardo di intesa prendiamo tutti e tre a correre verso l'edificio più grande.
L'aria calda di Los Angeles mi sferza il viso e dietro di me sento il rumore delle rotelle del trolley.

Ad aspettarci nell'ingresso del campus oltre a degli studenti vi sono un uomo e diverse ragazze e ragazzi dietro di lui.
Tutti sono vestiti casual, ma sulla maglia indossano una targhetta.
"Benvenuti all' Università della California!" Esclama l'uomo congiungendo le mani al ventre mentre la donna con un sorriso a trentadue denti scorre lo sguardo su tutti quei visi nuovi, i nostri compresi.
"Io sono il rettore Howard e insieme a tutti i miei collaboratori e agli altri studenti siamo lieti di accogliervi qui a Los Angeles. Come ben sapete la UCLA è stata fondata nel 1919..."
Phoebe lo guarda sognante mentre io non ne posso già più.
"Bè, c'è di positivo che starò in stanza con due ragazzi... Magari il biondino laggiù"
Sussura Ely alle nostre orecchie indicandoci un punto della stanza dove un ragazzo piuttosto alto e biondo si sta guardando attorno, quasi come se avesse avvertito i nostri occhi.
"Già, peccato che sia etero" aggiunge Phoebe facendomi scoppiare in una risata.
"Andiamo non avete nessun rispetto per me peró! Dovete sempre rovinare i miei film mentali"
"I tuoi film porno mentali, vorresti dire" lo correggo facendolo infuriare ancora di più.
"Ho bisogno di una scop-" ma lo blocco mettendogli una mano sulla bocca.
"Ely!" Lo ammonisco severa. "Ma ti sembra il momento?"
In tutta risposta lui fa spallucce e torna al suo posto aggiustandosi il collo del maglione.
Trascorre un'infinità prima che il discorso del rettore si concluda ed io comincio a muovermi e a guardarmi intorno per far passare più velocemente il tempo, ma nulla.
Terminato di parlare, l'uomo passa la parola agli altri giovani. Prima fra tutti una ragazza bionda, coi capelli perfettamente pettinati e vestita di tutto punto.
"Buongiorno a tutti, sono Stacy McMiller e sono la responsabile della confraternita delle Kappa Tau."
Eccola, è la nostra. Comincio a picchiettare il dito sul manico della valigia e sbuffo.
Non voglio stare a contatto con tutte quelle ragazze, ma Phoebe ha fatto di tutto pur di riuscire a riservarci un posto.
"Senza aggiungere altro, chiederei alle giovani Kappa Tau di seguirmi"
E così come delle pecorelle smarrite cominciamo a muoverci e a raggrupparci.
"Ci rivediamo tra un po'" dice Ely prima di vederci allontanare verso l'esterno.
Trascino la valigia alle mie spalle intenta a seguire la biondina, accanto a me Phoebe non la smette di parlare per l'emozione.
"Spero di condividere la stanza con te... Magari per noi hanno fatto un'eccezione e ci hanno tolto dalle scatole la terza coinquilina!"
Nel frattempo raggiungiamo l'edificio dove ci eravamo imbattute in precedenza e una alla volta entriamo.
"Potremmo sempre sfruttarla per farci il bucato"
"Sì, ma poi non avremmo la nostra libertà, insomma, mi piacerebbe parlare con te e comportarmi come se fossi a casa, ma con un'altra ragazza non potrò fare le due cose. Per non parlare del fatto che non potrò portare nessuno in camera..."
"Aspetta! Stavi pianificando di portare qualcuno nella nostra stanza!?"
Phoebe é sempre la solita.
Ho sempre pensato che fosse un po' ninfomane, ma in quel momento aveva superato le mie aspettative.
"Tranquilla, solo un ragazzo ogni tanto..."
All'entrata vi è un enorme salotto con diversi divani di pelle nera e una tv enorme. Già alcune ragazze si stanno salutando, mentre noi continuiamo a seguire Stacy di stanza in stanza e ad ascoltare le regole della confraternita.
Giunte al primo piano, ovvero dove si trovano le camere da letto, Stacy prende a leggere i nostri nomi da una tavoletta porta fogli che stringe tra le mani fermandosi di volta in volta di fronte alla porta delle dirette interessate. La nostra stanza si trova dietro all'ultima del corridoio, numero 10, dovrei ricordarmelo d'ora in avanti.
Phoebe prende a saltellare nel momento in cui la bionda ci lascia la libertà di entrare ognuna nelle proprie stanze ed io vorrei solo buttarmi a capofitto nel mio letto.
Entrate nella nostra la osservo lentamente scettica a partire dalla finestra di fronte a me, piccola, ma utile. Sotto di essa è posizionato un letto, mentre accanto c'è un calorifero verticale che ricopre l'intera fascia di muro .
La parete sinistra un mini frigorifero e un letto dalle lenzuola rosa, bianche e nere. Non avevo notato che fossero i colori dominanti di tutta la confraternita. Disgustoso.
Davanti alla parete destra, invece, si trova un altro letto e un armadio abbastanza grande da farci entrare gli abiti di entrambe.
Fortunatamente in casa tutte le stanze hanno un proprio bagno personale, fatta eccezione delle docce che invece sono comuni.
"Io prendo quello!" Esclama Phoebe correndo dentro la stanza e scaricando in men che non si dica la valigia sul letto accanto all'armadio.
"È orripilante" commento trascinandomi dietro la mia valigia e guardandomi ancora una volta attorno. Quest'abbinamento continua a non andarmi giù.
"Bè, dobbiamo soltanto dormirci... Aspetta di vedere il college"
Phoebe ha questa strana malattia chiamata eccesso di positività.
Se c'è una persona che riesce a vedere il bicchiere sempre mezzo pieno allora è senza dubbio lei.
Apprezzo molto questa sua qualità, se non per le volte in cui mi da' sui nervi.
"A giudicare da quello" dice indicando il terzo letto "pare che avremmo una coinquilina..."
Guardo le lenzuola che ricoprono il materasso e solo ora mi accorgo di una valigia posizionata accanto ad esso.
"Che fine ha fat-"
Non riesco a concludere la frase che una ragazza entra dalla porta ridendo e tenendo all'orecchio il telefono.
Alza lo sguardo su di noi sorridendoci poi.
"Ora devo andare, sono arrivate le mie coinquiline... Ti amo anche io...Ciao"
Io e la mia amica la guardiamo curiose mentre pone fine alla chiamata per poi alzare lo sguardo su di noi.
"Speravo in qualche ragazza bruttina, ma il destino non sembra essere dalla mia parte.
Piacere io sono Jackie Ramirez" dice alzando la mano in segno di saluto.
"Clark Adams..." rispondo ancora confusa mentre la mia amica si fa prendere come al solito dall'entusiasmo.
"Io sono Phoebe Johnson, molto piacere e grazie del tuo quasi complimento. Sono felice di averti qui..."

Magari per noi hanno fatto un'eccezione e ci hanno tolto dalle scatole la terza coinquilina.

"Sono piuttosto sicura che non ci farà il bucato..." sussurro a Phoebe prima di girarmi e mettermi a disfare la valigia.
"Da dove venite?" Chiede invece Jackie distraendomi.
"Leaveshood, Pennsylvania; odio quella minuscola città. Con tutta quella pioggia i miei capelli mi imploravano ogni volta pietà"
"Se ti può consolare, io vengo dal Tennessee, non c'è niente peggio del Tennessee" ridacchia gettandosi sul letto singolo.
"Sei di poche parole, non è così?" Chiede rivolta a me lasciando che uno sbuffo fuoriesca dalle mie labbra.
"Diciamo che non ama fare conoscenza... Sì è... Solitaria"
Ringrazio Phoebe mentalmente per aver sprecato fiato al mio posto e mi concentro sulla nuova ragazza.
Non amo le cose nuove, ho sempre temuto i cambiamenti. Vivo bene nella mia monotonia e trasferirsi al college è stato uno dei più grandi passi mai compiuti in vita mia.
"Sarà un piacere conoscerti, Clark"

Cinnamon Junks (Endless story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora