48. Credo in noi

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"Te la senti?"
"È dal ballo dei senior che non indosso più un abito così e... Mi sento bene" sorrido al moro stringendo la sua mano.
"Sei bellissima"
È strano da dire, ma di complimenti ne ho sentiti in vita mia.
Non fingerò il contrario.
Ma quanto sembrano vuote le parole passate in confronto ad un semplice sei bellissima sulle labbra di Adrian.
"Grazie" farfuglio arricciando il naso.
Ho indossato l'abito più bello che io abbia mai avuto. Ho sistemato i capelli in morbide onde. Ho messo gli orecchini, il trucco e persino i tacchi.
È una versione diversa di me, ma questa non mi pesa. Non quanto la versione che mostravo a Nicholas.
Questa sensazione è diversa. Questa serata, per quanto assurda sembri, mi riempie di adrenalina.
Non so cosa aspettarmi, nè chi mi troverò di fronte, ma ho comunque voglia di solcare finalmente la soglia di questa sala e scendere la scalinata al fianco di Adrian.
"Se sei pronta possiamo andare, ma se non te la senti allora sarò lieto di darmela a gambe con te" ridacchia celando la premura che in realtà mi sta dimostrando ora come da giorni a questa parte.
Sembra tutta un'altra persona lontano da Los Angeles. E se le cose cambiassero una volta tornati al campus?
"Sì, sono pronta. Andiamo" dico prendendolo a braccetto e con l'altra mano mi afferro il vestito per evitare una figuraccia epica.
Prendiamo a scendere gradino dopo gradino la grande scalinata che conduce ad un'immensa sala da ballo gremita di signori e signore vestiti di tutto punto e camerieri con vassoi girare da ogni parte.
Molti si voltano a guardarci e sembrerebbe la scena di un film dove la principessa percorre lo stesso tragitto che sto facendo io sotto gli occhi curiosi e ammiranti dei presenti.
Mi sento terribilmente in imbarazzo, ma cerco di mantenere lo stesso un'espressione seria e contenuta.
Una volta giunti in mezzo alla sala, gli sguardi si sono già spostati altrove e l'unico ancora addosso a me e quello di Adrian.
"Ha inizio l'inferno!" Esclama sorridente afferrando due flûte dal vassoio di un cameriere vagante per poi porgermene uno.
Osservo la stanza attorno a me piena di luci e vetrate e ascolto la melodia di un pianoforte in sottofondo.
Sembra tutto così sofisticato.
"Chi vedono i miei occhi! È tornato Adrian Baker" vengo distratta dalla voce di un uomo che, affiancato da una bella donna di mezz'età, si avvicina a noi.
Ha i capelli grigi tirati indietro con del gel e indossa lo smoking così come il moro accanto a me.
"In carne ed ossa, Lewis" ribatte Adrian tirando un sorriso.
"E questa bella signorina dev'essere la tua dama..." allude a me che cerco di sorridere ma, l'idea che l'ultimo uomo della vita segreta di Adrian che mi ha rivolto attenzioni era solo un pervertito, mi fa bloccare.
"Clark Adams, molto piacere" cerco di essere cortese quando afferra la mia mano e la stringe.
"Lewis Covinghton e lei è mia moglie Julie" presenta anche la donna accanto a sè che sfoggia un bellissimo sorriso a trentadue denti.
"Ecco dove eri finita!" La figura familiare di Isabel invade il mio spazio vitale.
"Buonasera signori Covinghton, perdonate la mia invasione, ma devo salvare la mia amica da questi uomini che stanno per parlare di noiosissimi affari" si intromette tirandomi via da quella situazione.
"Trattamela bene" si raccomanda Adrian voltandosi per ricominciare a parlare con l'uomo.
"Dio mio, che schianto che sei! Mio fratello ha buon gusto" si complimenta guardandomi meglio.
"Oh io non direi che sono..."
"Mi riferivo al vestito, Clark" ridacchia afferrandomi la mano per trascinarmi dietro di sè.
Indossa un abito aderente nero che le lascia scoperta la schiena e una gamba grazie allo spacco sulla gonna.
"Sei sicura che fossero sul punto di parlare di affari?"
Domando curiosa.
Adrian aveva espresso la volontà di tirarsene fuori. Perché continua, allora?
"Tutti qui parlano di affari. Guarda, laggiù ci sono i signori Lambert che chiacchierano con i Lopez e i Parker. Tutti pezzi grossi degli affari di papà. Poi c'è il signor Campbell che si porta a letto la metà delle donne qui presenti e diciamocelo, se lo può davvero permettere" commenta con uno sguardo predatore in direzione del bel uomo di mezza età in fondo alla sala.
"Poco più in là c'è George Roberts. Possiede il quaranta percento degli hotel dell'Upper East side accompagnato da Henriette Roberts. Finge di essere sua moglie, ma se la fa da anni con il signor Stewart, quel vecchietto là" indica l'ennesimo uomo.
"Nessuno ha mai capito cosa ci trova in lui... Oh, poi c'è Edward Edwards" scoppia a ridere.
"Scusa, è che mi fa ridere ogni volta. Edward Edwards... Oh e quello laggiù è... Bè, lo conosci" sposto lo sguardo nella traiettoria del suo e incrocio niente di meno che Victor Cox.
Stretto in un completo nero e viola scuro, con un ghigno stampato sul volto e il suo sigaro tra i denti. Si regge ad un bastone ma, a parte questo, sembra in forma.
È accompagnato dalla donna che al casinò osservava ogni scena in disparte e riconosco persino uno dei suoi scagnozzi.
Intercetta il mio sguardo poco prima che io riesca a distoglierlo e fa un cenno alla sua accompagnatrice.
Sento le gambe farsi molli e vorrei solo sparire.
"Sta venendo verso di noi..." farfuglia la mora.
"Me ne sono accorta" ribatto.
Il cuore batte all'impazzata. E se volesse vendicarsi proprio ora?
Non lo farebbe di fronte a tutti, vero?
Non credo che questa gente si faccia scrupoli, a dire il vero.
"Guarda guarda chi si rivede... Caramellina!"
Quel maledetto soprannome sulle sue viscide labbra sa di disgusto.
"Oh, l'invito era esteso anche ai vermi?" Isabel risponde con una nota sarcastica.
È la seconda volta che mi aiuta anche se non ne conosco il motivo.
"Sia ai vermi che alle vipere, a quanto pare..."
Ribatte l'uomo com voce rauca ridacchiando.
"Allora, caramellina, hai perso la lingua?" Torna a rivolgere l'attenzione su di me.
Il suo sguardo languido sa di miseria addosso a me e non vorrei che i suoi occhi si fissino così tanto sul mio corpo.
"Preferisco tacere piuttosto che rivolgere parola a tipi come te"
Sembra il deja vu del primo incontro con Adrian.
"Hai bevuto lo stesso veleno dalla tazza della piccola Baker?"
"Le belle parole le riservo per altri" ribatto.
"Scommetto che a loro il tuo cagnolino non pianta pallottole in corpo" ironizza sul nostro ultimo incontro.
"Mi sembra giusto sottolineare che, punto numero uno, Adrian non è il cagnolino di nessuno e, punto numero due, sono molto dispiaciuta che quella pallottola non sia finita altrove"
"Tipo sulla testa del tuo amichetto?"
L'aria si fa sempre più tesa.
"Tipo dritta contro la tua di testa" stringo i denti reggendo il confronto.
Questo uomo mi fa solo pena.
"Saresti stata una forza della natura sul mio letto" sorride languido.
"E tu mi avresti solo che disgustato" sputo acidamente afferrando un altro flûte e facendo retrofront seguita da Isabel.
"Davvero sorprendente!" Si congratula alle mie spalle.
"Ho fatto quel che so fare meglio: essere me stessa" butto giù tutto lo champagne contenuto nel bicchiere.
"Fidati di me quando dico che la schiettezza è la migliore arma per sopravvivere in questo mondo dove tutti puntano a metterti i piedi in testa" sussurra la ragazza dagli occhi glaciali.
"Dev'essere per questo che ad Adrian piaci più di quelle che si scopa" mi strizza l'occhio divertita.
A proposito, individuo il moro che fa per raggiungermi, ma poi viene chiamato da suo padre per andare dall'ennesimo socio in affari.
"Faccio parte di quella lista anche io" confesso.
"Lo avevo già capito, tesoro"
Già, lo sapevo. Isabel sembra essere rapita da qualcuno che sta parlando con Adrian, Rufus e tutti gli altri. Infatti, dopo avermi afferrato per l'ennesima volta, mi trascina proprio da loro.
Il moro non perde occasione per cingere la mia vita con il braccio lanciando occhiatacce a colui con il quale stava parlando.
Mi soffermo a guardare lo sconosciuto scoprendo che è un ragazzo, giovane ma comunque più grande di Adrian, dai capelli scuri e gli occhi della stessa tonalità. Ha il viso scavato e segnato da un leggero accenno di barba ed il suo sguardo è misterioso e attraente.
"E così il figliol prodigo ha trovato la sua dolce metà..." dice non appena posa gli occhi su di me.
Sembra la copia di Adrian versione più adulta.
"Clark, lui è Jack Baker. Mio cugino" dice Adrian palesemente controvoglia.
Non sembra scorrere buon sangue tra questi due.
"Molto piacere, Clark" Jack afferra la mia mano per stamparvici un casto bacio caldo.
Il mio nome sembra impigliarsi sulle sue labbra carnose e disegnate.
"Lei è la mia futura moglie, Maureen"
Non mi ero nemmeno accorta della presenza di un'altra ragazza anche lei giovane, ma non più di Adrian. Ha i capelli ramati raccolti e un sorriso gentile sulle labbra contornato da due occhi verdi luminosi.
"Piacere Maureen" dice stringendomi la mano.
"Piacere mio" sorrido di fronte alla sua gentilezza che, in questo contesto, sembra quasi fuori luogo.
"I miei complimenti cugino. Clark, sei meravigliosa" continua Jack.
Adrian stringe la presa sul mio fianco facendomi intuire che qualcosa non va.
Che succede tra questi due? Sento come se ci fosse una sorta di competizione...
"Grazie..." arriccio il naso a disagio.
"Dove vi siete conosciuti?" Domanda.
"Al college. Lei frequenta il primo anno" Adrian risponde al posto mio.
"E da quanto state insieme?"
"Pochi mesi" continua imperterrito senza perdere nemmeno un secondo.
Per poco non mi va di traverso lo champagne.
Pochi mesi? Che balla è mai questa? Perché Adrian dovrebbe mentire?
Qualcosa mi dice che i miei sospetti sono fondati, ma avrò modo di domandarglielo in seguito.
"Sì, me l'ha fatta sudare. È un vero osso duro, ma sono riuscito a conquistarla lo stesso" mi strizza l'occhio.
Dovrei tenergli il gioco?
È riuscito a conquistarmi lo stesso...
Anche questo fa parte della bugia?
"Diciamo che non ho saputo resistergli e sono ceduta"
Bè, non è proprio mentire se c'è un fondo di verità in quel che dico...
"A pensare che non credevo nemmeno che Adrian fosse un tipo da relazione. È molto fortunato" Si congratula ancora una volta.
Io non la penso ugualmente.
Da quando ci siamo conosciuti io rischio di perdere la mia migliore amica e lui si è quasi beccato una pallottola in testa. Fortunati sono quelli che non sono stati tirati un ballo.
"Clark!"
Clay attira la mia attenzione correndomi incontro.
Il mio volto si apre in un sorriso a trentadue denti vedendo il biondo fiondarsi ad abbracciarmi.
Ricambio entusiasta di rivederlo dopo una lunga giornata.
Sto cercando di evitare di pensare a mia madre. Ho evitato di raccontare la storia ad Adrian, e mi sono distratta come meglio potevo.
Dopo essermi sfogata in un pianto liberatorio, il moro mi ha portata a prendere un gelato e da quel momento in poi ho completamente perso di vista i miei problemi.
Tuttavia ora, pensandoci, il sorriso mi muore sulle labbra.
Sto continuando ad evitare problemi su problemi fingendo che non esistano e mi chiedo quando questi si accumuleranno al punto da esplodere.
"Clay!" Esclamo nonostante tutto tentando di mantenere vivo l'entusiasmo che mi ha travolta poco fa.
"Ti stai divertendo? Se desidero vederti qui anche il prossimo anno devo fare in modo che a te il Gala faccia impazzire" dice frettolosamente.
"Tornerei a trovarti anche se il Gala fosse un completo fallimento" gli confesso.
Adrian aveva ragione su questo ometto.
Ho conosciuto tutti e sette i Baker, nove se includiamo anche Jack, ma tra tutti Clay è l'unico ad avermi conquistata al punto da sospettare che questa famiglia non sia poi così male come sembra.
Non abbiamo parlato molto è vero, ma Clayton pare essere una di quelle persone che non hanno bisogno di molte parole per esprimere se stesse. È puro e genuino. Non ha niente a che vedere col resto della famiglia, nemmeno con Adrian mio malgrado.
Rufus lancia un'occhiata fugace a Isabel che, prima che me ne renda conto, mi sta già allontanando da quella situazione.
"Clark, dovrei andare ad incipriarmi il naso. Mi accompagni?"
Sono implicitamente costretta ad annuire sotto lo sguardo dispiaciuto del biondino.
Punto i miei occhi in quelli di Adrian cercando un segnale, ma lui sembra spingermi a seguirla.
So che questo significa che stanno per parlare di cose che non mi riguardano.
È spossante stare dietro a questa storia e a questa famiglia così complicata. Posso immaginare come Adrian viva questa situazione, visto che lo stressano nonostante lui viva dall'altra parte degli Stati Uniti.
"Di cosa stavano per parlare?" Domando incuriosita alla mia guida della serata.
"Se ti ho portata via evidentemente non sei tenuta a saperlo" risponde palesando quella che per me era solo una supposizione.
"Perché Adrian è così immischiato negli affari di famiglia se non vuole farne parte?"
Voglio davvero togliermi questo sassolino dalla scarpa.
Isabel si ferma e la sua espressione si corruga mentre i suoi occhi glaciali si incontrano coi miei color cioccolato.
"Anche se probabilmente tu conosci solo la parte bella e pulita di mio fratello, non vuol dire che lui sia realmente così" sospira.
"Ha sempre affiancato mio padre con abilità. Adrian è davvero l'unico in grado di tenere le redini della famiglia. Io sono una donna, a loro non vado abbastanza a genio seppur mi sforzi di compiacerli. Benedict non ha carisma e Jeremy è solo un bambinone che non sappiamo nemmeno se e quando maturerà. Hai avuto modo di conoscerci tutti. Pensaci, se tu fossi a capo di un business che ti permette di guadagnare tanti soldi quanti tu ne possa immaginare, a chi tra noi quattro lasceresti il comando?"

Cinnamon Junks (Endless story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora