62. Stringimi la mano

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"Quello che mi hai detto di fare. Mi sto prendendo la donna che amo"

Il mio cuore manca di un battito.
I miei occhi si inchiodano nei suoi incapaci di reagire.
Le mie mani tremano contro le sue che invece sono salde, sicure.
Le sue braccia sono potenti e cercando di tenermi.
Le sue labbra sono strette, severe.
La sua mandibola è tirata.
La mia mente mi sta dicendo che era finalmente giunta l'ora, ma che non posso cancellare tutto quello che è successo.
Tutti quanti ci stanno guardando ed io non so che fare.
Una parte di me vorrebbe darsela a gambe mentre l'altra aspetta solo il momento adatto a saltargli addosso.
Ma la meglio ce l'ha la mia parte idiota, e così, dopo che Adrian ha finalmente esternato i suoi sentimenti, io decido di tirargli uno schiaffo.
"Clark cazzo!" Si lamenta portandosi una mano sulla guancia.
"So di meritarmelo, ma... Cazzo che male" borbotta ancora.
Io mi affretto ad avvicinarmi preoccupata.
"Dio mio! Scusami... I-io non volevo, davvero! È-è solo che... Come puoi venire qui e dire queste cose come se niente fosse?!" Esclamo mortificata e sorpresa allo stesso tempo.
Non posso credere di averlo schiaffeggiato.
"Le ho dette perché è la verità!" Ribatte.
"Ti fa tanto male?" Svio il discorso appoggiando una mano sopra la sua contro la guancia.
Adrian punta lo sguardo nel mio e ridacchia.
Che cosa ha da ridere?
"Che c'è?" Domando subito.
"No, nulla. Deja-vu" sorride.
Non ci avevo pensato.
La prima volta che ci sono andata a letto mi sono trovata alla porta del suo appartamento e gli ho tirato un pugno.
"Andiamocene da qua" dico in un fievole sussurro.
Adrian muove il braccio afferrando la mia mano con la sua libera e intreccia le nostre dita.
La gente starà pensando che sono un'idiota.
Lancio uno sguardo dietro di me.
Phoebe e Jackie si stanno dando il cinque.
Ely mi sta mimando cose indicibili, mentre Alec sorride al contrario di quel muso lungo di Daryl.
Barry invece si sta chiedendo cosa sia successo.
Fai bene Barry, perché non lo so nemmeno io.


Camminiamo per un po' lungo la spiaggia fino a quando non siamo abbastanza lontani per potercene stare da soli.
Ci sediamo entrambi sulla sabbia umida della sera, non prima che Adrian abbia steso il suo giubbotto a terra però.
Mi ricorda la nostra prima uscita, quando ancora non sapevamo nulla l'uno dell'altro eppure ci sembrava di conoscerci come le tasche dei nostri pantaloni. Quante cose sono successe da quel momento...
"Sono riuscito a farti restare senza parole finalmente?" Scherza Adrian sdraiandosi sui gomiti.
"Era una bugia quella? L'hai detto solo per portarmi a letto?"
Purtroppo i miei dubbi non possono sparire da un momento all'altro.
"Clark, fidati che se quello fosse stato il mio unico obiettivo di sicuro non l'avrei annunciato davanti a tutta la scuola" commenta divertito.
"Potresti semplicemente darmi una spiegazione..." farfuglio abbassando lo sguardo sulla sabbia.

"Bè... Questa mattina non sono riuscito a reagire, ma questo non significa nulla. Mi hai posto di fronte ad una scelta che non contemplavo nemmeno perché se me l'avessero chiesto anni fa avrei scelto Victoria tra migliaia di ragazze.
Ma con lei è sempre stata apparenza. La prima ragazza che ho conosciuto al di fuori di mia madre e Isabel, la mia prima amica, la mia prima cotta...
Tuttavia oggi mi sono chiesto, che senso avrebbe correre dietro a qualcuno che ti scivola tra le dita quando di fronte a me ho una persona disposta a prendermi la mano e stringerla?
È vero, inizialmente l'idea che tu mi respingessi era allettante, ma da quando ho provato cosa vuol dire averti non voglio essere respinto mai più.
E, ironia della sorte, potrei avere tutte le ragazze che voglio, ma non so se l'unica di cui mi importa veramente vuole ancora me.
Ma sai che c'è?
Vorrei toccarti i capelli, andare in overdose di succo, mangiare cioccolata calda con quaranta gradi fino allo sfinimento; voglio sentirti cantare le canzoni Disney quando ti senti triste e reggerti ogni volta che deciderai di lasciarti andare e bere decisamente troppo.
Voglio viverti ogni giorno e non limitarmi a stringere i pugni quando qualcuno ci prova con te, sapendo di non avere il diritto di sentirmi così.
Voglio guardarti e farti capire che sei bellissima senza aprire bocca.
Non voglio Victoria, non ho bisogno dell'approvazione di mio padre. Ho solo bisogno che tu mi guardi con gli occhi di sempre e che mi prenda la mano una volta per tutte. Clark, meriti qualcuno che lotti per restarti accanto ed io sono disposto a lottare e conquistarti ogni giorno"
Conclude con gli occhi di chi sa di aver perso, ma che tenta nonostante tutto.
Sono contenta che Adrian abbia tentato un'ultima volta, perché per me ha vinto.
È stata la mia scommessa migliore e sono felice di averla vinta.
Non sono ceduta alle sua avance e sono stata ripagata con Adrian stesso. Nella sua completezza.
Io, tra tutta la lista, ho vinto.
E il premio mi piace da morire...
Così, dopo qualche attimo di silenzio, faccio scorrere la mia mano fino a trovare la sua. Incastro le nostre dita e stringo la presa.
"D'accordo" dico.
"D'accordo?"
"Continuerò a stringerla"
Mi chino lentamente per poterlo baciare, ma quel casto contatto fa sì che lui mi trascini giù con sè finendo l'uno con il viso ad un palmo dall'altro.
Fa scorrere le sue dita lungo il mio volto con un tocco delicato da farmi venire i brividi.
"Io non posso prometterti che sarò il ragazzo perfetto..."
"Una volta qualcuno mi ha detto che le cose belle non sono mai perfette"
"So già di essere bello"
Mi blocco allontanandolo a poco a poco.
"Che succede?" Domanda preoccupato.
"Il tuo ego era troppo ingombrante" commento facendolo scoppiare a ridere.
"Sei incredibile!" Esclama ritornando sulle mie labbra.
"Hai fame?" Chiede poi.
"Da morire..." borbotto.
Dopo le patatine con la cioccolata mi è completamente passata la fame. Ma ora che siamo qui, insieme, sento di poter mangiare anche Adrian...
Mi coglie di sorpresa alzandosi velocemente per porgermi la mano e aiutarmi a fare lo stesso.
"Andiamo, ti porto a mangiare da qualche parte"

Cinnamon Junks (Endless story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora