15. Ammetti che sei gay

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Adrian

Scanso il braccio della ragazza addormentata accanto a me e mi divincolo dalle gambe dell'altra scendendo dal letto di Tara. Cerco le mie mutande per tutta la stanza e dopo averle trovate mi rivesto velocemente uscendo dalla confraternita con una sigaretta già posizionata tra le labbra. Questa mattina ho lezione e non ho intenzione di perdermela. Salgo in auto e mi dirigo verso l'appartamento che a quest'ora del mattino dovrebbe essere ancora silenzioso e fortunatamente ne ho la conferma nel momento in cui, dopo aver chiuso la porta, nessun rumore tenta di invadere le mie orecchie. Tiro un sospiro di sollievo e mi dirigo verso il bagno per cominciare la mia routine, partendo dalla doccia.
Devo lavare via i segni di questa notte. Ho questa strana fissa di volermi fare la doccia ogni volta che vado a letto con qualcuno.
Per quanto mi piaccia, il sesso mi fa sentire sporco. Non ho mai sensi di colpa, faccio solo ciò che ho voglia di fare, ma il ricordo di quelle ragazze che mi toccano, che mi sfiorano mi provoca una nota di ribrezzo.
Forse è perché non voglio che qualcuna mi tocchi sul serio, e non mi riferisco al contatto fisico.
Vivo in un mondo fatto di persone che mi parlano troppo piano perché io possa comprenderle. Tutti mi sfiorano o cercano di farsi sentire, ma a quel punto sono io che evito di ascoltarli.
C'è solo una persona che sta gridando troppo forte e non posso fare a meno di fuggire da ciò che ha da dirmi perché so che finirebbe per distruggermi, prima o poi.
Esco dalla doccia coprendomi con un asciugamano e vado dritto dritto in camera a vestirmi.
Tempo quindici minuti e sono già in auto diretto verso il campus.
Ad aspettarmi è la lezione di Stephens, il professore più noioso e anziano di tutta l'università.
Non appena mi chiudo lo sportello alle spalle però, una ragazza dai capelli rossicci e le lentiggini spruzzate qua e là sul viso mi blocca.
"Adrian, scusami" dice con innocenza mettendosi davanti a me. La osservo nel suo metro e sessanta scarso e tento di ricollegare il suo volto a qualcuno, ma non ho idea di chi sia.
"I-io sono Lily, del tuo corso di-"
"Vieni al dunque" dico guardando oltre la sua testa il grande prato verde davanti all'edificio dove sono diretto.
"Non so se ti ricordi, ma ci siamo conosciuti alla festa di fine anno dell'anno scorso"
"No, non mi ricordo" individuo una testolina dai lunghi capelli color caramello sbuffare davanti al suo pc e istintivamente ridacchio.
"Com'è possibile? Ci siamo presentati, mi hai detto che sono una ragazza interessante e che ti sarebbe piaciuto uscire con me, magari quest'anno. Ecco io sono arrivata da qualche giorno, ti cercavo visto che non mi hai più richiamata..."
Chissà cos'ha da inveire contro quel povero laptop.
"Adrian...?"
"Senti Lily, partendo dal presupposto che davvero io non mi ricordo chi diavolo sei e poi, smettila di credere a quello che ti dicono, soprattutto alle feste; le persone sono delle merde Lily e tu dovresti fare attenzione in chi riponi fiducia." Dico facendo per andarmene ma la sua voce alle mie spalle mi blocca nuovamente.
"Sei uno stronzo!"
"E tu sei una rossa. Deliziosa." Le strizzo l'occhio prima di voltarmi e camminare a grandi falcate verso l'acido cloridrico.
Più mi avvicino e più mi viene da ridere a vedere la sua espressione corrucciata.
"Non credo che lui sia la causa dei tuoi problemi" dico appoggiando lo zaino accanto a lei per poi sedermi sul prato.
Clark segue i miei movimenti con uno sguardo a metà tra lo scocciato e l'omicida.
"Si può sapere che stai facendo?"
"Mi siedo" rispondo ovvio pulendo le mani dal terriccio.
"Qui? Davanti a tutti?"
"Sì, perché?"
"Se dovesse arrivare Phoebe?"
Capisco che sia terrorizzata dall'idea di litigare con la sua amichetta del cuore, ma a me non importa assolutamente nulla.
"Io mi preoccuperei più per William Howard. Lo sai che è il figlio del rettore?" Rido beffardamente staccando dei fili d'erba dal prato.
"Certo che lo so! Ma questo cosa c'entra?"
"Assolutamente niente. Perchè ti girano le palle?"
"A me girano sempre le palle" ribatte col suo solito tono acido. Lo adoro.
"Questo è vero, ma visto che sbuffavi anche prima che arrivassi io deduco che ci sia qualcosa che non va..."
Clark alza gli occhi al cielo e poi gira lo schermo del pc verso di me.
Mi si presenta davanti la pagina web del college con i risultati degli ultimi esami.
"Cosa c'è che non va?" Domando guardando i suoi voti eccellenti.
"Guarda il risultato dell'esame di anatomia" dice.
Osservo attentamente il display e mi accorgo di un voto discreto, ma che non è alto come gli altri.
"Che problema c'è nel non avere il massimo in tutti gli esami?" Chiedo ridandole il computer.
Clark alza nuovamente gli occhi al cielo e stringe i denti.
"Seriamente, di che ti preoccupi?"
"Sono in questo college grazie alla mia ottima media"
"Clark, non so se ci hai fatto caso, ma questa è, un'ottima media"
"Cosa ne vuoi sapere tu..."
Nel sentire ciò serro la mandibola e sottraggo il laptop dalle sue gambe sotto il suo sguardo contrario.
Continuo a fare come mi pare digitando le credenziali del mio profilo.
Apro la pagina dei miei risultati e glie lo porgo.
"Non sono i tuoi..." farfuglia spalancando la bocca.
Sorpresa Clark?
"Sono qui grazie ad una borsa di studio ottenuta con la mia ottima media" dico sorridendo di fronte all sua espressione corrucciata.
"Sei una specie di genio o cosa?" Domanda ancora sorpresa scorrendo lungo la pagina a bocca aperta.
Non ci crede ancora eh.
"E così non sei contenta del tuo ultimo esame di anatomia... Posso aiutarti, se vuoi"
Clark punta il suo sguardo scettico nel mio e alza un sopracciglio.
"Davvero? Tu aiuteresti me? Ma neanche per sogno. Più ti sto alla larga meglio è"
"Eppure adesso sei qui accanto a me" le faccio notare.
"Non per mia scelta"
"Saresti potuta scappare, se avessi voluto"
"Posso sempre farlo ora"
"Ma continui a non farlo" dico calzando il fatto che ancora non se ne sia andata.
"Non sono una maleducata"
"Non che ti sia mai importato, comunque, dal momento in cui non ti sei mai risparmiata a trattare male me e i miei amici"
Sto vincendo lentamente e il suo sguardo lo lascia trapelare perfettamente.
Con me non potrà mai averla vinta perché sono più forte di quanto lei creda.
"E poi l'ho già capito ieri sera che non riesci a starmi alla larga" rido guardandola con aria di sfida.
"Accetto il tuo aiuto"

•••

Clark

"Non credo che Cheril volesse intendere che Julia è una stronza" sta dicendo Phoebe.
"Secondo me sì. Hai visto come la stava guardando?" Ribatte Jackie.
"Bè ma non guarda tutti così? All'accoglienza delle kappa tau sembrava che volesse uccidermi"
"Nah, forse è perché ha gli occhi strani..."
Non sto seguendo nemmeno il loro discorso.
Oggi abbiamo deciso di mangiare alla mensa del campus e devo dire che, cibo a parte, mi piace.
Ci sono dei tavoli sparsi all'aria aperta e il sole batte sulla nostra pelle, ma non scotta come quello estivo.
Mi piace la California. Siamo ad ottobre e ancora continuo a girare a maniche corte.
"Chi ha gli occhi strani?" Ely, arrivato con un vassoio con dell'insalata, si siede accanto a me.
"Cheril, la bionda ossigenata della confraternita" risponde Jackie.
"Oh, avete ragione. Sembra come se volesse uccidere tutti quanti"
"Visto? Te l'avevo detto!" Esclama Phoebe.
"Ely, cos'è quella?" Chiedo indicando con disgusto il suo piatto ricco di foglie verdi.
"Insalata" risponde alzando le spalle.
"Lo vedo, ma perché dovresti mangiare solo un piatto di insalata?"
"Perché la mia pancia parla chiaro. Da quando sono qua sono ingrassato di tipo tre chili e qualche grammo"
Addirittura...
"Tu? Ingrassato? Ma se sei più secco di una modella di Victoria's secret" ribatte Phoebe.
"Vuol dire che l'insalata fa effetto!" Esclama soddisfatto mettendo in bocca una forchettata piena di verdura.
"A proposito di vegetali... Clark, come va con il tuo biondo preferito escludendo me?"
Alzo gli occhi al cielo a disagio e mi mordo il labbro inferiore.
"Ieri sera siamo usciti insieme" ammetto arrossendo.
Odio trovarmi in queste situazioni, dannazione.
"Por l'amor de Dios! Che stai dicendo!?" Si intromette Phoebe.
"Sì ecco..."
"Dimmi che glie l'hai data!" Ribatte Ely.
"Ely! Certo che no!"
Lo sapevo che non avrei dovuto dire nulla.
"Sei una delusione..." fa smorzando il suo entusiasmo.
"Ci siamo baciati..."
"... Ma non completamente!" torna sull'attenti concludendo la frase cominciata poco prima.
"Vi siete baciati?!" Commentano Phoebe e Jackie all'unisono.
L'entusiasmo in questo tavolo mi sta mettendo a disagio.
Gli studenti cominciano a guardarci male.
"Sì, ma non urlate" ridacchio.
Sono contenta di averglielo potuto finalmente dire. Ieri avrei voluto parlarne con Phobe, ma capisco che lei abbia cose più interessanti di me da raccontare. Anche se non mi va a genio il protagonista delle sue avventure...
"Lui com'è?"
"Lui è..."
Com'è William? Non ci ho pensato, a dire il vero.
"Carino e gentile?" Sorrido cercando di mascherare il fatto che la domanda mi ha colta alla sprovvista.
Mi piacerebbe parlare con loro di queste cose più spesso, mi fa sentire come se finalmente si accorgessero di me.
"Wow. Magari Adrian fosse così... Ma non importa, mi piace lo stesso"
Ecco, come non detto.
Si torna su Phoebe.
"Ti ha richiamata?" Domanda Jackie.
"Mi ha scritto un messaggio stamattina dicendomi che lui e gli altri ci avrebbero raggiunto a pranzo"
"E che fine hanno fatto?"
"Non lo so, dovrebbero arrivare a momenti"
"Come dovrebbero arrivare?" Intervengo con il tono ricco di panico.
Non ho intenzione di stare allo stesso tavolo di Adrian e Phoebe, proprio no.
"Sì, Alec mi aveva avvisata" ribatte Jackie, ma nessuna delle due si preoccupa di ciò che ho detto.
"Oh mio Dio, stanno arrivando"
"Phoebe, stai calma..." dice la nostra coinquilina mentre la mia migliore amica comincia ad andare in iper ventilazione.
Cerco di mantenere la calma anche io, ma la voglia di darmela a gambe è tanta.
"È solo il ragazzo più perfetto che tu abbia mai avuto" borbotta Ely.
"Non è il suo ragazzo!" Ribatto io.
"Non ancora..."
"Shh, silenzio"
Ed eccoli, come degli dèi dei miei stivali scesi in terra.
"Buongiorno splendori" dice Barry sedendosi al tavolo accanto ad Ely.
Adrian mi lancia una rapida occhiata e poi si posiziona accanto alla mia migliore amica sorridendo beffardamente.
Lo sta facendo apposta.
"Oh Gesù, ve l'ho mai raccontato di quella volta in cui il mio coinquilino è entrato in stanza con solo l'asciugamano addosso?"
Esclama Ely, come se niente fosse.
"Ma la smetti?" Si intromette Daryl.
"Solo quando ammetterai che anche tu sei gay" gli lancia un bacio e gli strizza l'occhio lasciandoci tutti interdetti.
Non credo che sia normale.

Cinnamon Junks (Endless story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora