38. Non sono come loro

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Avrei dovuto pubblicare la prossima settimana, ma aspettavo questo capitolo da quando ho iniziato a pensare all'idea generale della storia e volevo troppo scriverlo, così come non riuscivo ad aspettare per renderlo pubblico.

Buona lettura.

Clark

Mi sveglio in piena notte notando che il letto è vuoto. Apro gli occhi preoccupata e scorgo Adrian, seduto dall'altra sponda, intento a infilarsi le scarpe, ma è ancora a petto nudo.
Guardo l'orario di sottecchi sul mio telefono approfittando del fatto che è di spalle.
2.50 am.
Che diamine deve fare a quest'ora?
"Che sta succedendo?" Biascico con la voce impastata dal sonno.
Adrian sussulta voltandosi verso di me.
"N-nulla. Non riuscivo a dormire così ho pensato di fare una passeggiata"
Ma le sue parole lasciano trapelare che c'è dell'altro.
Mi sta nascondendo qualcosa.
Magari dovrà vedersi con una di quelle signore di prima. Magari anche più di una.
Magari ha veramente bisogno di prendere sonno.
Magari mi sto facendo troppe paranoie.
"Vengo con te. Ormai mi sono svegliata e mi ci vorrà un po' a riprendere sonno"
Faccio per alzarmi ma la sua voce mi blocca.
"No!" Asserisce serio.
"Perché no? Che devi fare alle tre del mattino?"
"Niente che ti riguardi. Fidati Clark, è meglio se torni a dormire"
"Non torno a dormire finché non mi spiegherai cosa sta succedendo" mi siedo sul letto coprendomi con il lenzuolo il petto nudo.
"Non sta succedendo nulla. Ti prego Clark, fai finta che non mi abbia visto. Ti scongiuro..."
Mi implora con gli occhi pieni di preoccupazione.
Di cosa dovrebbe aver paura?
Allora, senza ribattere, mi alzo afferrando una maglia dallo zainetto e infilo un paio di jeans.
"Che stai facendo? Ho detto che devi tornare a dormire" dice con più convinzione, ma io faccio finta di non sentire e mi infilo anche le scarpe.
"Clark, non ti azzardare a seguirmi!"
"Invece è proprio quello che sto facendo e non mi importa se continui a dirmi che non devo farlo perché è proprio quello che farò!" Dichiaro con tanta sicurezza da far vacillare persino la sua espressione burbera.
Sembra pensarci sù per un po'.
"D'accordo" borbotta afferrando la sua t-shirt nera per infilarsela.
Soddisfatta lo seguo fuori dalla porta e, inaspettatamente, mi afferra la mano.
"Qualsiasi cosa accada, ricordati che sono lo stesso Adrian di sempre" dice facendomi preoccupare.
Che cosa dovrebbe accadere? Perché dovrei dubitare di lui?
Nonostante le mie domande mi limito ad annuire in silenzio.
Attraversiamo il corridoio semibuio pieno di stanze fino a scendere le scale. Passiamo accanto alla reception vuota e ci addentriamo nella sala principale.
Dove stiamo andando?
Giunti alle slot machine intravedo delle scale che conducono all'ennesimo corridoio dalla moquette verde e le pareti bianche.
In fondo ad esso, di fronte ad una porta, si trova un ragazzo vestito come i dipendenti del casinò.
Non capisco, che sta succedendo? Dovrei pentirmi della mia scelta?
"Buonasera signor Baker" dice il ragazzo aprendogli la porta.
Adrian non risponde, ma si limita ad entrare trascinandomi dietro di sè.
Poi abbandona la mia mano.
Dentro la stanza, un grande tavolo verde ospita dei signori seduti attorno ad esso.
Quello che attira la mia attenzione e quella del moro, è lo sconosciuto seduto a capotavola.
Un omaccione sulla cinquantina, stretto in una camicia nera coperta da una giacca del medesimo colore, sta fumando un sigaro rendendo l'aria irrespirabile.
È circondato da altri due uomini vestiti come lui, ma con la differenza che quei due ispirano molta meno inquietudine.
All'angolo della stanza c'è una signora vestita di un abito formato micro e dei tacchi a spillo. Il viso è solcato da profonde occhiaie e il rossetto mal passato lascia il segno sulla sigaretta che sta fumando.
"Alla buon'ora Baker, pensavo non venissi più" dice l'uomo ridacchiando.
"Ciao anche a te, caramellina"
Abbasso lo sguardo a disagio. Che cosa ci fa Adrian qui e chi sono queste persone?
"È un piacere rivederti. L'ultima volta eri solo un ragazzino"
La sua voce è rauca, fastidiosa.
"Grazie a Dio ho la fortuna di vederti molto poco, Cox" Adrian apre finalmente bocca tranquillizzandomi.
Sa quello che fa.
Si dirige verso la sedia opposta al cosiddetto Cox e io faccio per seguirlo, ma mi blocca con una mano.
Senza oppormi faccio ciò che vuole rimanendo esattamente dove sono.
"È la tua dama?"
"No"
"Una tua amica?"
"No"
Cox alza le spalle sorridendo.
"Bè, possiamo cominciare?" Domanda spazientito Baker.
"Carl, le carte" ordina l'uomo facendo avanzare un ragazzo.
Sfila dalle tasche un mazzo di carte da poker e comincia a darle a tutti gli uomini seduti attorno al tavolo, compreso Adrian.
Il moro osserva le sue carte con attenzione.
"Quindi Baker, ho saputo che il tuo paparino vorrebbe trattare con me"
È Cox a parlare.
"Altrimenti non sarei qui" ribatte con serietà Adrian.
"Proposta?"
"Strip"

Cinnamon Junks (Endless story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora