DeCiMo CaPItOlo

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Apro gli occhi svogliatamente, dove mi trovo? Non riconoscendo la stanza li richiudo, non voglio svegliarmi, voglio assaporare ancora un po' il tepore che sento sotto le coperte, ma piano piano mi accorgo che il mio cuscino si alza e si abbassa ad un ritmo lento e regolare, come se respirasse. Apro gli occhi di scatto e alzo la testa, mi ritrovo a pochi centimetri dal viso di Logan che mi sta fissando a bocca aperta. Piano piano un sorriso affiora sul suo volto. "Buongiorno." Borbotta assonnato.

Sento di avere una gamba piegata tra le sue e con un braccio gli avvolgo il torace, mentre anche lui mi avvolge le spalle con un braccio. Faccio un balzo all'indietro staccandomi da lui: "Che stai facendo?" sbotto irritata.

"Niente, mi sono appena svegliato."

"Non è vero, mi stavi abbracciando!"

Il sorriso scompare dal suo volto. "Guarda che eri tu che mi avvolgevi con un braccio e avevi una gamba tra le mie. In pratica mi hai dormito addosso."

"Che cosa? ritira quello che hai detto, io non faccio queste cose."

Sbuffando scosta le coperte e si dirige verso il bagno. "Cosciente o no, eri tu che mi sei venuta addosso mentre dormivo, non viceversa." Conclude, e si chiude la porta alle spalle. Poco dopo sento il rumore dell'acqua che si schianta sul piatto doccia. Resto in silenzio nel letto guardandomi attorno e sentendo il battito del mio cuore battere velocemente...

Quando esce dal bagno indossa un lungo asciugamano a coprirgli i fianchi e con un altro si strofina i capelli. Oh, cavolo! Afferro la mia trousse e mi ci fiondo io, prima che possa sorprendermi a studiare quel petto tatuato e muscoloso. Si sposta di lato appena in tempo per evitare che lo travolga e mi chiudo subito la porta alle spalle. "No ma, fai pure con comodo, eh!" esclama ironico.

"Sì... scusa!" gli urlo subito prima di aprire la doccia. Il bagno è ancora pieno di vapore e mi spoglio velocemente prima di esaurire l'acqua calda.

Mi infilo sotto il getto d'acqua e lo sento dire ad alta voce: "Vado a recuperare qualcosa per colazione!"

"Sì, va bene!" urlo mentre inizio a insaponarmi i capelli. Mi faccio una doccia veloce, mi medico meglio il piede e in un batter d'occhio sono fuori dal bagno, avvolta in un asciugamano del motel che sembra carta vetrata. Sarà sicuramente superassorbente. Sposto la valigia sul letto e inizio a rovistare per cercare dell'intimo da mettere. Mentre sto per afferrare un paio di mutandine pulite la porta si apre e Logan fa il suo ingresso con una busta di carta in mano. Mi volto di colpo verso di lui, trattenendo il respiro.

Il suo sguardo mi accarezza per intero, attento ad ogni dettaglio, partendo dagli occhi, osserva i capelli bagnati e le spalle nude, si sofferma sul rilievo del mio seno facendomi arrossire, poi passa velocemente ai fianchi fino ai piedi per poi tornare sul mio viso, il suo tipico sorriso sbiego si disegna sulle sue labbra: "Mi stavi aspettando?" fa un passo verso di me, "mi deludi, io non faccio queste cose!" Indignata dalle sue parole afferro la spazzola dalla mia trousse e gliela tiro contro, la scansa con un rapido passo di lato e sghignazza divertito. "Ehi, potevi farmi male!"

Afferro gli indumenti che avevo scelto e lanciandogli uno sguardo incendiario torno nel bagno per vestirmi. Il sorriso strafottente non abbandona il suo viso mentre mi osserva attraversare la stanza. Chiudo la porta del bagno sbattendola e poi mi osservo allo specchio del lavandino; sono rossa con gli occhi che brillano. Sbuffo infastidita e torno fuori dal bagno per recuperare la spazzola. Lui è ancora lì che mi guarda con quel sorriso da schiaffi. Ha una paralisi? Gli lancio un'ultima occhiataccia e mi chiudo di nuovo in bagno. Scuoto la testa, irritata, quanto durerà questo viaggio?

Osservo distrattamente il paesaggio che scorre veloce fuori dal finestrino. Siamo ripartiti subito dopo colazione e nessuno dei due ha più osato aprire bocca. Sto quasi iniziando a stancarmi di questo silenzio; ok, mi ha quasi vista nuda, ma... e allora? Non è successo niente, e se c'è qualcuno che dovrebbe sentirsi in imbarazzo questo non è assolutamente lui. In fondo non ho niente che lui non ha già visto da qualcun'altra. Oddio, ma che razza di pensieri faccio?

"Tutto bene?" chiedo cauta, rompendo il silenzio.

Lui mi lancia un'occhiata veloce. "Sì, perché?"

"No, niente", borbotto tornando a guardare fuori.

"Sara, c'è qualche problema?" chiede sospettoso.

"No, non c'è nessun problema."

"Sicura?"

"Certo. Perché dovrebbe esserci?"

"Non lo so... non mi hai più detto una parola da quando siamo partiti, anzi, da quando ti ho trovata in asciugamano appena uscita dalla doccia." Alle sue parole mi sento le guance prendere fuoco, ma deve per forza essere sempre così diretto? Lui ridacchia: "Dai Sara, non è successo niente. Pensa se ti beccavo mentre ti stavi vestendo ed eri ancora nuda," continua a ridacchiare, "quello sì che sarebbe stato divertente."

"Logan!" esclamo indignata, mentre lui continua a ridacchiare senza ritegno.

"Avanti, sto solo scherzando. Non mi sarei mai permesso di rimanere a guardare. Puoi anche non crederci ma io ti rispetto molto."

Non posso ribattere a questa affermazione. Non dopo aver visto Lily uscire da casa sua alle cinque di mattina con i capelli scarmigliati e il trucco sbavato. È stato un brutto colpo capire che si era subito consolato con lei. Alla luce di questo fatto mi chiedo cosa lo abbia spinto a cercarmi alla stazione e decidere di portarmi di persona a New York senza darmi la possibilità di rifiutare. Ok l'amicizia, ma qui si esagera.

All'improvviso il suo cellulare inizia a squillare, si piega per estrarlo dalla tasca posteriore dei pantaloni e risponde senza nemmeno guardare chi sia. "Pronto?... Ciao Gene... Hai ragione, scusa, sono stato occupato... Sì, ero serio... Non lo so... Te lo ripeto, non lo so, ti chiamerò quando saprò la data esatta... Non credo... Ok, ci sentiamo. Ciao!" Chiude la chiamata e rimette il cellulare in tasca.

"Chi era?" chiedo d'istinto.

"Oh... solo il mio datore di lavoro."

Aspetto che aggiunga qualcos'altro ma resta in silenzio. "E allora?" chiedo incuriosita.

Fa spallucce. "Niente, voleva sapere quando sarei tornato a lavoro."

"E tu?"

"Che non lo sapevo." Risponde ovvio.

"E a lui sta bene così, puoi decidere quando andartene e quando tornare."

"Sì."

"Non ci credo nemmeno se me lo dice lui."

Senza guardarmi sporge il labbro e fa spallucce di nuovo. "Sto semplicemente usando le ferie arretrate che non ho sfruttato quest'anno. Fortunatamente posso decidere da solo quando farle."

"Ok..." Concludo guardandolo guidare. Mi piace come guida, ha l'aria attenta ma rilassata. Osservo la mascella scolpita, il naso diritto; gli occhi blu non sono l'unica cosa che affascina in lui. "Chi ti ha insegnato a guidare?" Chiedo senza riflettere.

Lui mi guarda e immancabilmente sorride. "Perché lo vuoi sapere?"

"È maleducazione rispondere a una domanda con un'altra domanda."

Scuote leggermente la testa esasperato. "È stato un uomo che per molto tempo ho considerato come un padre."

"E perché non lo consideri più come un padre?"

Lui si fa serio, quasi arrabbiato. "Perché quando ha dovuto fare una scelta ha fatto quella sbagliata, anche se era quella inevitabile."

"E chi era?" ora sì che sono curiosa.

"Certo che sei impicciona!" sbotta infastidito, ma anche divertito. "Io non ti faccio tutte queste domande."

"Puoi anche farle, sai. Io non ho niente da nascondere." Ribatto seccata.

"Buono a sapersi, allora dimmi: perché hai deciso di andartene a New York di punto in bianco senza avvisare nessuno?"

Rimango sbalordita. "Ma come, Sandy non te l'ha detto?"

"Guarda che è maleducazione rispondere a una domanda con un'altra domanda." Getto gli occhi al cielo, che faccia tosta. "Comunque non è stata Sandy a dirmi che te ne stavi andando. È stata Lily."

Adesso sì che sono sbalordita. Non ci pensavo che Lily fosse l'unica a saperlo oltre a Sandy.

Il Cuore ha le sue RegoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora