Le braccia di Logan che mi stringono...
Il rumore del cuore che si spezza...
L'arrivo della signora Ferguson...
I lampeggianti dell'ambulanza...
Telefonate convulse...
Le domande della polizia...
La voce di Logan che tenta di portarmi via...
E poi il buio...
...
Apro gli occhi confusa. Dove mi trovo? Mi tiro a sedere sul letto, le lenzuola sono intrise dell'odore di Logan. Sono in camera sua, nel suo letto... Non c'ero mai stata prima d'ora. È carina, anche se mi sembra troppo piena di oggetti lasciati alla rinfusa. Il sole è già alto, la stanza è rischiarata a giorno. Ma come ci sono finita qui? Scosto le coperte per scendere dal letto e appena calo le gambe dal materasso la porta si apre e Logan appare con addosso un paio di pantaloni di una tuta e una felpa col cappuccio. Ai piedi ha solo i calzini.
"Ti sei svegliata, finalmente. Come stai?"
Lo guardo confusa, appena incontro i suoi occhi gli avvenimenti del giorno prima riemergono dal mio subconscio come un colpo di frusta. Zeus che ringhia... il corpo di mio padre che viene portato via coperto da un telo. Rimango senza fiato, come se qualcuno mi avesse appena dato un cazzotto nello stomaco. Logan corre a sedersi vicino a me sul letto.
"Ehi, stai bene?" mi chiede abbracciandomi e massaggiandomi la schiena.
"Come mai ho dormito nel tuo letto?" Chiedo, come imbambolata.
"Ieri eri troppo sconvolta per lasciarti in casa da sola, tanto più che non c'è nemmeno Sandy. Ho preso un altro giorno di ferie per starti accanto, basta che tu stia tranquilla, ok?"
Continua a stringermi, ma io rimango immobile. Mi sento stranamente irrigidita, come anestetizzata. Non credo di aver capito alla perfezione quello che è successo veramente ieri sera, forse è stato solo un sogno.
Logan si stacca da me e mi guarda. "Ti va di fare colazione?"
Annuisco impassibile. Mi aiuta ad alzarmi e solo adesso mi accorgo di avere soltanto una lunga maglietta addosso, che mi copre fino a metà cosce. Mi guardo imbambolata, afferrandone le due estremità. Non la riconosco.
"È mia." Chiarisce Logan. "Ieri sera ti ho spogliata per metterti a letto e ti ho messo una delle mie magliette. Spero che vada bene."
"Mi hai spogliato tu?"
Lui si passa una mano tra i capelli, nervoso. "Pensavo che dopo quello che c'è stato tra di noi non avresti avuto niente in contrario..."
"No... va bene." Chiarisco atona. "Solo che non me lo ricordo."
A questo punto vedo i suoi occhi farsi più dolci. Si avvicina a me accarezzandomi una guancia con le nocche. "Non ti preoccupare, eri sotto shock, è comprensibile." Non gli rispondo ma rimango ad osservare le pieghe della sua felpa sul suo petto. "Andiamo a fare colazione?"
Annuisco e lui mi porta in cucina, facendomi sedere a tavola. Mi mette di fronte una tovaglietta e una tazza, pure una busta di biscotti. Lo guardo stranita, ma lui non demorde. "Lo so che non mangi a colazione, ma stamattina farai un piccolo sforzo, ok?"
Non credo di riuscirci, ma non glielo dico. Faccio finta di niente e poco dopo mi riempie la tazza di latte e caffè. Lo bevo un po' e lui subito mi avvicina i biscotti. "Mangia, Sara. Fallo per me."
Riappoggio la tazza sul tavolo e sospiro. "Mio padre è morto, vero?" è la prima volta che riesco a formulare questa frase, e per giunta l'ho menzionata. Lo guardo e lui mi sta fissando con una strana espressione negli occhi.
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Il Cuore ha le sue Regole
Chick-Lit#SECONDA PARTE della trilogia "Il Cuore di Sara" Quando Sara viene a sapere la verità sulla prolungata assenza da scuola della sorella, non ci pensa due volte prima di partire per aiutarla, anche se le possibilità che possa effettivamente esserle di...