Imprisoned

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«Può tornare al suo ufficio.» parlò nuovamente uno dei medici voltandomi verso di lui, che fino a quel momento mi aveva visto con lo sguardo atterrito alla vista di ciò che Gluskin stava dovendo subire.

Ciò nonostante, non me lo feci ripetere una seconda volta, uscendo dal laboratorio e dirigendomi verso lo sgabuzzino in cui stavo scrivendo l'email.

Ma appena mi ritrovai Blaire davanti, seduto sulla scrivania, con il monitor del computer alzato, capii di essere nella merda.

«Qualcuno sta facendo la spia.» parlò mentre con lo sguardo mi faceva gelare il sangue nelle vene, come solo il maledetto bastardo sapeva fare.

Poi, due impiegati entrarono velocemente dalla porta, spingendomi a terra violentemente.

«A terra! Giù! Metti le mani dove posso vederle!»

Iniziai a tremare e sudare freddo quando, appena mi voltai, vidi Blaire ed altri tre o quattro impiegati davanti a me, scrutarmi con le braccia conserte.

«Signor Waylon Park,» iniziò a parlare il diavolo in persona «contratto collaboratore esterno n° 8208. Programmatore con autorizzazione di sicurezza di livello 3. Laureato con lode a Berkley, ma non abbastanza furbo da capire che l'ultima cosa che una mosca intrappolata in una ragnatela dovrebbe fare è divincolarsi.»

Il mio respiro si faceva sempre più affannoso, mentre gli occhi mi si riempivano di terrore e il cuore stava per uscirmi dal petto.

«In qualche modo abbastanza stupido da pensare che un portatile in prestito, un onion router e una patch per firewall sarebbero bastati ad ingannare il fornitore mondiale di sicurezza biometrica. Stupido, signor Park.» continuò, mentre, pur cercando di trattenere un imminente attacco di panico, lasciavo che il mio viso venisse rigato da qualche lacrima.

Pensavo alla mia famiglia. Speravo che Blaire non sarebbe andato ad infliggergli alcuna pena pur di punire me. Piuttosto, sarei morto sotto tortura del motore morfogenico, purché mia moglie e i miei figli venissero risparmiati.

«Più che stupido, direi infatti che è stato da pazzi.» continuò a parlare Blaire marcando l'ultima parola, «Temo che avremmo bisogno di ricoverarla, signor Park. Accetta di buon grado l'internamento forzato?»

Scossi il capo, strizzando leggermente gli occhi. Tremavo di paura come non avevo mai fatto prima.

«Ha sentito agente?»
«Ha detto si, signor Blaire.» rispose uno degli impiegati, quando in realtà l'unica cosa che io abbia fatto fino a quel momento era stata maledirli.

«Benissimo.» rispose Blaire, mostrando poi un inquietante sorrisetto sul viso, «Oh, e...ho per caso sentito il signor Waylon Park offrirsi volontario per il programma del motore morfogenico?»

Proprio ciò che più temevo, e il solo pensiero di venir sottoposto alle torture che subivano ogni giorno i pazienti mi faceva pentire anche di essere nato.

Ma cosa avrei dovuto dire? Di certo non mi sarebbe stato di alcun vantaggio oppormi, riempirli di insulti o peggio, cercare di divincolarmi sferrando pugni alla cazzo di cane. Avrebbe peggiorato solo le cose. Di conseguenza, lasciai adempiere il mio destino, senza opporre alcuna resistenza.

«È quello che ho sentito anche io signor Blaire.» gli rispose nuovamente l'impiegato.

«È davvero coraggioso da parte sua Waylon.» continuò a parlare Blaire, "! «Sia la Murkoff che il progresso della scienza apprezzano il suo coraggio e sacrificio. Forse potrebbe somministrare al signor Park qui un leggero anestetico?» chiede infine all'impiegato.

«Con piacere.» rispose quello.

Ciò che ne segui fu forse ciò che di più doloroso potesse esserci prima di finire sotto tortura all'interno del Motore Morfogenico.

Quel bastardo iniziò a prendermi a calci, e a pestarmi come fossi un piccolo inutile scarafaggio.

Urlavo e mi contorcevo dal dolore, senza però opporre resistenza. In fondo, me lo meritavo. Davvero pensavo che inviare un cazzo di email ad un giornalista da un portatile preso in prestito nascosto in un cazzo di sgabuzzino avrebbe aumentato di molto le probabilità di non essere scoperto? Stupido, lo ammetto.

Ma non c'era altro modo, e io dovevo assolutamente uscire da quel maledetto inferno. Io e gli altri pazienti.
Ma dato l'internamento forzato che il destino mi poneva davanti, forse l'unica luce che avrei visto sarebbe stata quella degli schermi per il programma del motore morfogenico.

E quando quel lurido pezzo di merda mi diede l'ultimo, terribile colpo sul petto, svenni di colpo, lasciando inerme che venisse fatta la loro spregevole e meschina volontà.

Love isn't for everybodyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora