*Warning: I disegni che troverete in questo capitolo appartengono all'artista Katalpa su Tumblr*
«Lei è uno di loro.»
«No, non più, grazie a Dio.»
«BUGIARDO! Stia lontano da me.» urlai.
«Va bene, va bene.» sospiró Campbell nuovamente, prendendo posto sulla sedia poco distante dal mio letto.Lasciai che il silenzio prendesse il sopravvento per qualche minuto, realizzando l'accaduto.
Quel medico aveva evidentemente lavorato all'inferno sulla terra prima che arrivassi io, ed era a conoscenza dei loro loschi traffici. Allora, come mai ora si trovava in un altro ospedale? Che avesse trovato il modo di andarsene? E come poteva starsene lì tranquillo, noncurante che la Murkoff avesse potuto irrompere nuovamente nella sua vita per punirlo? Avevo così tante domande da fargli, cazzo, compresa la più importante: dove fosse Eddie.
«Come fa a saperlo?» mi limitai a chiedergli alla fine. Dei suoi loschi, speravo passati, traffici con l'inferno me ne sarei occupato successivamente.
«Cosa?»
«Di me.»Si schiarí la voce, per poi iniziare a parlare.
«Probabilmente non lo ricorderà, ma quando è arrivato qui con l'altro paziente, Gluskin, ha iniziato ad urlare frasi incomprensibili. Diceva che qualcuno sarebbe venuto a prenderla, che volevano ucciderla, e ripeteva sempre quel nome...il Walrider.»
Sentii dei brividi di terrore all'udire nuovamente quel nome, e Campbell non se lo lasció sfuggire, senza però proferire parola al riguardo.
«Era davvero fuori di sé, e quando ci siamo avvicinati per calmarla ha iniziato a sferrare pugni violentemente continuando a fare la medesima cosa, urlare, e piangere, come stesse avendo una crisi di nervi. Finché non è svenuto.» continuó dopo aver puntato lo sguardo su di me per qualche secondo, «Sua moglie Lisa è arrivata proprio qualche attimo dopo, perché appunto doveva iniziare il suo turno, ed è rimasta accanto a lei finché non si è svegliato.»
«Lui dov'è?» domandai completamente noncurante di tutto ciò che mi avesse spiegato in precedenza.
«Nelle stesse condizioni in cui era lei qualche oretta fa.» spiegó, «Ma stia tranquillo, è sotto le cure del primario del reparto.»
Sticazzi. Lui non sarebbe mai stato tranquillo senza di me, e qualora lo fosse stato, probabilmente non aveva ancora recuperato i sensi, il che mi procuró ansia e preoccupazione. E se fosse rimasto in coma e i medici non mi avessero detto nulla per non farmi preoccupare e alterare più di quanto non lo fossi già?
«Voglio vederlo.»
Campbell ribattè.
«Signor Park, non credo sia il caso di-»
«Ho detto che voglio vederlo.» chiarii.«Va bene. La accompagno. Ma faccia attenzione.» disse aiutandomi ad alzarmi dal letto, accanto al quale notai solo in quel momento la presenza di due stampelle. Ciò mi portó ad osservare la mia caviglia, completamente ingessata.
«Dovremmo amputarla?» chiesi nonostante al momento non si trattasse della mia più grande preoccupazione.
«Dio, certo che no.» rispose il medico, tranquillizzandomi almeno per questo, «Fortunatamente siamo arrivati in tempo, anzi, lo è stato colui che gliel'ha medicata per prevenire l'infezione, più che altro.»
Eddie...
Ciò nonostante, non potevo negare che fosse stato parecchio premuroso con me, e credo che nessun altro li dentro nelle sue stesse condizioni avrebbe avuto così tanta umanità da compiere un gesto simile.Appoggiai le mani alle stampelle, alzandomi piano piano aiutato da Campbell.
«Piano, piano.» mi diceva, mentre mi incamminavo faticosamente verso la porta della stanza di Eddie.
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Love isn't for everybody
HorrorSangue, torture e dolore è tutto ciò che domina i corridoi della clinica psichiatrica del Mount Massive, mentre nelle sue mura echeggiano urla di disperazione di anime che non chiedono altro se non la salvezza da ciò che sono costretti a subire per...