Above the knees, below the navel, sliced and sewn on Gluskin's table. To make a place to push inside, The Groom will make himself a bride.
In un misto di sangue, piscio e Dio solo sapeva cos'altro, fu ciò che trovai scritto su un foglio raccolto in una delle stanze buie del manicomio, mentre ne percorrevo silenziosamente l'ala vecchia.
I disturbi provocati dagli esperimenti condotti su di me mi annebbiavano ancora la vista, facendomi barcollare mentre la testa pulsava incessantemente.
Non sapevo esattamente quante ore fossero passate da quando quei bastardi mi avevano catturato e legato a quella maledetta sedia davanti gli schermi del motore morfogenico, né se Upshur fosse arrivato. Ma stando a quanto avessi avuto modo di vedere negli ultimi strazianti minuti, pensai che sarebbe stato meglio se avesse deciso di declinare la mia richiesta di aiuto evitando così un'imminente morte sgozzato vivo da uno dei pazienti, come il folle cannibale che aveva tentato di cucinarmi vivo, ad esempio.
Fortuna che ne avessi perso le tracce, ciò nonostante non mi considerassi ancora del tutto tranquillo. Quel buio mi dava un'irrefrenabile sensazione di terrore nonostante avessi a portata di mano la mia telecamera ad infrarossi, e i lamenti che sentivo nell'oscurità mi inquietavano ancora di più.
Soffocavo invano singhiozzi e sospiri terrorizzato, mentre il mio cuore batteva talmente forte da farmi addirittura temere che qualcuno avesse potuto sentirlo.
«Silenzio!» sbucó fuori un paziente deforme da dietro gli scaffali, evidentemente in preda al panico, «Se ci prendono ci daranno in pasto a lui. Quell'uomo di sotto. L'uomo cattivo, davvero cattivo.» mugoló tremando, per poi correre subito via e sparire nel nulla.
Feci lo stesso anche io, non badando alle sue parole e avanzando con cautela, finché non sentii qualcuno urlare nell'ombra occulta e correre verso di me.
«Eccola! È lei! Prendiamola!» gridó una strana voce femminile facendomi correre senza fiato senza una meta ben precisa.
«No, è fuggito!»
«Lo Sposo ci prenderà!»
«Zitto» lo interruppe nuovamente la voce da donna, «troveremo un altro modo. Conosciamo il terreno e non ci piace cacciare.»Nonostante non avessi ben capito se fossi inseguito da una coppia di pazienti o semplicemente da un singolo con un disturbo dissociativo della personalità, continuai comunque a correre, per poi tornare a sussultare nuovamente.
«Ecco la sposa!» esclamó l'individuo mentre tornava ad inseguirmi, «Signor Gluskin, ecco la sua sposa!» continuó alzando leggermente il tono di voce, come per farsi sentire da qualcuno.
Ma io non avevo intenzione di lasciarmi intimorire dalle sue parole. Continuai perciò a muovermi nel buio furtivamente, cercando di seminare quel folle arrivando ad una piccola stanza che mi inebriava della visione di delle scale che scendevano giù, chissà dove. Chissà in quale infinita disperazione.
«Ah! Il fottuto idiota si è spedito da solo all'inferno di Gluskin.» sentii nuovamente il paziente ridere, per poi allontanarsi da me.
Che mi stessi realmente dirigendo verso la tana del lupo o meno, poco mi importava, dal momento che intorno a me non ci fossero altre vie d'uscita o, per lo meno, strade apparentemente tranquille come quella che avessi davanti a me.
Di conseguenza, non mi restó altra scelta se non quella di scendere le scale, mentre la luce si faceva sempre più bassa ad ogni gradino che scendevo. Il tutto, accompagnato da una musica al giradischi che si faceva sempre più vicina."When I was a boy my mother often said to me: get marry son and see how happy you will be..."
E mentre mi lasciavo accompagnare da quella musica non dando assolutamente ascolto alle parole data l'ansia e la preoccupazione che avevo addosso, scorsi in una piccola stanzetta ció che di più agghiacciante avessi mai potuto vedere.
Una donna senza testa in procinto di partorire, con un manichino vestito da Sposo accanto.
Tremai e sudai freddo alla vista di quella macabra scena. Quale pazzo maniaco avrebbe mai potuto partorire dalla sua malsana mente un'atrocità simile?
Che fosse una sorta di "benvenuto al mio inferno" per tutti i poveri malcapitati come me?
Dunque le filastrocca parlava di lui, l'aspirante fanatico di matrimoni che infestava l'ala femminile.
Dopo qualche metro non ci fu più bisogno della telecamera, poiché di luce ce n'era, nonostante l'ambiente intorno a me si mostrasse decisamente chiuso e soffocante.
In quel disordine vi erano dei tavoli pieni di aghi e fili sparsi qua e là per rendere difficile il passaggio, qualche macchina da cucire vecchio stile, fogli con schizzi appena accennati, altri scarabocchiati, altri letteralmente in pezzi.
E per non finire, manichini, tanti manichini, con indosso abiti da sposa in procinto di essere completati.
Mi avvicinai ai tavoli, provando a sfiorare quella stoffa con le dita, in realtà lenzuoli leggeri e fortunatamente ben presentabili.
Successivamente, passai davanti al giradischi, fermandomi un attimo ad ascoltare la canzone, che nel frattempo era ricominciata per l'ennesima volta."I want I girl just like the girl that married dear old dad..."
Sua madre?
Immaginai che quella canzone non fosse stata messa in riproduzione casualmente. Ma non avevo tempo per tentare di analizzare questo losco individuo, non che, onestamente, ne avessi voglia.Mi avvicinai alla porta che mi si presentó davanti, poggiando la mano sulla maniglia e accorgendomi che fosse chiusa a chiave. Chissà perché...forse poteva aprirsi solo dall'interno. E difatti, passarono solo pochi secondi finché davanti a me non apparve una figura alta e possente, facendomi sussultare e indietreggiare con il cuore che stentava dallo scoppiarmi dal petto.
Il viso sfregiato, gli occhi azzurri riempiti di sangue, sguardo temibilmente sorpreso.
"Tesoro." parlò il futuro oppressore della mia anima con un eclatante sorriso appagato sulle labbra.
STAI LEGGENDO
Love isn't for everybody
HorrorSangue, torture e dolore è tutto ciò che domina i corridoi della clinica psichiatrica del Mount Massive, mentre nelle sue mura echeggiano urla di disperazione di anime che non chiedono altro se non la salvezza da ciò che sono costretti a subire per...