«Che ci fai qui...tesoro?» balbettò leggermente spalancando gli occhi.
Perché in effetti, non sarei dovuto essere lì.
Finora, Eddie aveva sempre cercato di mostrarmi, come aveva potuto, il lato più dolce e sensibile di sé stesso, lo spietato e folle serial killer che tutti li dentro avevano temuto fino a quel momento, nonché plasmato dalle molestie scaturite dagli atti estremamente impuri e ignobili di un padre che non avrebbe mai dovuto essere definito tale.
E ora, io avevo rovinato tutto a causa della mia curiosità, senso del dovere, o Dio solo sa cosa, lasciando che ai miei occhi venisse rivelato ciò che Eddie non sarebbe mai stato in grado di nascondere: la follia che lo aveva consumato.
E io non avrei potuto fare niente per aiutarlo a tornare come prima. O forse, la Sposa non era riuscita a renderlo felice abbastanza tale addirittura da fargli reprimere i suoi istinti omicidi allo scopo di apparire uno sposo perfetto agli occhi della sua amata?
No, nulla di ciò che la mia mente decadente mi stava obbligando a pensare al fine di continuare a farmi comandare da quello psicopatico aveva senso.
Io ero soltanto l'ennesima delle sue povere vittime, che presto avrebbe ucciso e appeso al soffitto della palestra, con tutti quegli altri disgraziati finiti tra le sue grinfie.
E io non avrei fatto la loro stessa fine. Non lo avrei permesso.
«Torna in camera nostra, tesoro.» continuò a parlare lui, con tono tranquillo e rilassato.
Una delle sue classiche tattiche seduttive usate al fine di tranquillizzarmi e rasserenarmi, come fa una mamma quando suo figlio trema come una foglia dalla paura al fine di proiettare in lui protezione e sicurezza.
Ma io non ci sarei cascato di nuovo.
«Basta!» urlai, afferrando un'abat-jour sopra un comodino li vicino, «stai lontano da me!» continuai per poi sbattergliela addosso con tutta la forza che non avrei mai immaginato di avere.
Improvvisamente, mi ero sentito così stanco e ferito, capendo di essere solo una semplice vittima col compito di uscire da quel maledetto inferno.
Intanto, il suo volto pieno di sangue ed ematomi si era irrigidito, e ora i suoi occhi mi lanciavano uno sguardo pieno di rabbia e disprezzo.
«Tu...PUTTANA!» mi urlò afferradomi per il braccio e sbattendomi violentemente al muro, «COME HAI POTUTO TRADIRMI COSÌ?»
Mugolai leggermente dal dolore per aver sbattuto la testa, socchiudendo gli occhi per un attimo. Poi cercai di divincolarmi, ma la sua presa non me lo permetteva.
«Tu sei come tutte le altre. Vuoi lasciarmi!» continuò, mentre gli occhi gli diventavano sempre più lucidi, «Io provo, provo...e tutte mi tradite!»
Dal suo tono di voce, riuscivo a percepire tutta la sua amarezza e profonda delusione sfociare in un'unica, terribile emozione: l'ira.
Quegli occhi rossi dalla rabbia puntati su di me mi fecero abbassare lo sguardo diverse volte, come se cercassero di farmi sentire in colpa.
Ma per cosa, poi? Io non stavo facendo nulla che non avrebbe fatto un altro al mio posto: cercare di sopravvivere e tornare a casa dalla propria famiglia. Perché avrei dovuto pensare di non star facendo la cosa giusta?
«Ma io ti perdono, tesoro mio.» parlò poi, provocandomi un sussulto.
Non credevo ad una parola di ciò che avevo appena sentito. Prima era così giustamente adirato da sembrare quasi che avesse voluto uccidermi, e ora invece mi diceva di perdonarmi?
Ma perché io avrei dovuto meritare il suo perdono? In fondo, la mia meditata fuga non mi aveva reso ai suoi occhi una sposa abbastanza onesta...
"Cazzo, Waylon, sta cercando di manipolati di nuovo!" pensai, aggrottando le sopracciglie.
Eppure, quella domanda continuava ancora a rimbombare nella mia testa.
"Perché avrei dovuto meritare il suo perdono?"
E intanto, lo vidi prendermi il volto tra le mani, guardandomi nuovamente con quegli occhi così tristi e bui, ma incredibilmente profondi, che in un grande momento di debolezza ti avrebbero rivelato qualsiasi cosa tu avessi voluto sapere.
«Tu sei stata speciale sin dall'inizio.» sussurrò, per poi far incontrare nuovamente le sue labbra con le mie.
Quel bacio, fece sì che il mio cuore rallentasse, facendo rilassare ogni muscolo del mio corpo al fine da farmi realizzare quanto l'estremo bisogno che avevo di lui mi spaventasse a morte.
Perché io non avrei dovuto reagire in quel modo, né permettergli di continuare a baciarmi e stringermi a sé, cuore contro cuore, al fine di non lasciarmi più andare via, perché io fossi l'immagine tutto ciò di cui lui aveva sempre avuto bisogno.
No, non avrei dovuto, perché io ero solo una vittima. Solo una maledetta vittima! E dovevo fuggire da quel maledetto manicomio, da lui e dalla sua assurda follia che mi stava consumando la lucidità mentale sempre di più.
Perciò lo spinsi indietro violentemente, facendogli perdere l'equilibrio e cadere a terra. Ciò mi diede il tempo di attraversare la stanza e dirigermi velocemente verso la porta, il primo passo verso la mia salvezza. Ma lui non me lo permise, afferrandomi per il braccio.
Come sempre, cercava in tutti i modi di mascherare la sua tristezza e frustrazione, eppure più lo guardavo e più mi chiedevo quanto forte sarebbe stato nel trattenere le lacrime.
«Tesoro no!» mi implorò mentre si rialzava, «non lasciarmi! Ti prego.»
Ma io non potevo. Noi non potevamo stare insieme. Tutti quei sentimenti che avevo provato, che lui stesso continuava a provare, erano solamente una finzione, frutto delle nostre menti malate. Lui non mi amava davvero, e io non amavo lui. Inoltre, non avrei potuto fare niente per salvarlo, né nessun medico. La Murkoff e i loro sporchi esperimenti lo avevano distrutto, e il mio "amore" non avrebbe potuto farlo smettere di avere l'impulso irrefrenabile di essere un assassino, né avrei potuto donargli davvero ciò che lui chiedeva e di cui aveva realmente bisogno. Una famiglia, e dei figli. Essere il padre che non aveva mai avuto. E oltretutto, io avevo una moglie e dei figli che mi aspettavano a casa, sano e salvo, e come potevo minimamente pensare di lasciarli per lui? E restare in quell'inferno dove c'era il 99% di probabilità di poter morire in qualsiasi modo, sia per me che per lui?
«Toglimi le mani di dosso! E non chiamarmi tesoro!» scattai, divincolandomi violentemente dalla presa, «TU SEI MALATO!»
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Love isn't for everybody
HorrorSangue, torture e dolore è tutto ciò che domina i corridoi della clinica psichiatrica del Mount Massive, mentre nelle sue mura echeggiano urla di disperazione di anime che non chiedono altro se non la salvezza da ciò che sono costretti a subire per...