puzzle pieces

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Passò un'ora, e io mi ritrovavo seduto davanti l'ingresso di casa, mentre il suono dell'ambulanza cercava invano di catturare la mia attenzione e alcune lacrime continuavano a rigarmi le guance. Eppure, il mio sguardo risiedeva nel vuoto, o meglio, nel ricordo di quelle immagini che, insieme ai sensi di colpa, avrebbero continuato a tormentarmi per tutta la vita.

Poi sentii la dottoressa Dixon poggiarmi delicatamente una coperta sulle spalle e vidi l'ombra di uno degli agenti farsi più vicina a me.

<Come facevate a sapere che...?> lo guardai cercando di parlare, nonostante sentii le parole morirmi in bocca.

<Ci hanno avvisati con una chiamata, ma saremmo venuti comunque.> rispose l'agente dagli occhi azzurri e una perfetta chioma bionda. <La dottoressa Dixon ha scovato un'importante indizio nell'ufficio di quel criminale.>

<Campbell si comportava in modo strano ultimamente.> chiarii la donna quando le rivolsi uno sguardo interrogativo, <Poi quando oggi ha chiesto al direttore di farsi dare un permesso anticipato mi sono insospettita e ho aspettato che se ne andasse per intrufolarmi nel suo ufficio.> continuò, mentre l'agente le riservava un sorriso compiaciuto, come a congratularsi con lei per il suo operato.

<Ed ecco cosa ho trovato.>

La dottoressa mi porse una lettera che lessi, nonostante inizialmente parecchio riluttante.

"Se stai leggendo questa lettera, io sono già morto e di conseguenza la situazione ci sta appena sfuggendo di mano. Ma ecco che entri in gioco tu, mio caro. So che per te non sarà facile tornare a lavorare per noi, ma pensaci. Park ha scoperto tutto, è vivo ed è riuscito a scappare dal manicomio, probabilmente con l'intenzione di denunciarci. E tu che ne sai che non potrebbe far ricadere la colpa anche su di te? So che probabilmente penserai che tanto non avresti niente da perdere, ma noi si cazzo. E proprio perché tu non hai niente da perdere ci aiuterai a togliere di mezzo quel bastardo. Tranquillo, ti assicuro che ti ricompenseremo molto bene.
So che farai la scelta giusta.

Blaire."

Aggrottai la fronte senza dire nulla. Come sospettavo. Quel bastardo ne aveva sempre saputa una più del diavolo e anche da morto si era assicurato di poter comunque completare la sua vendetta contro di me.

<Perciò la dottoressa ci ha chiamato, mentre noi eravamo già in viaggio verso casa sua avendo precedentemente ricevuto la chiamata di un uomo che ci avvisava che ci fosse qualcuno nella sua abitazione.>

<Qualcuno...vi ha chiamati?> chiesi sorpreso.

<Esattamente.> rispose l'uomo, <ha comunicato di aver sentito degli spari e delle urla. Ma non ha avuto modo di dirci chi fosse, dal momento che una volta riferitoci l'indirizzo la chiamata si interruppe. Abbiamo sospettato si trattasse di lei stesso o di qualche vicino, ma dal momento che lei non ne sa nulla e non c'è alcun vicino...> sospirò guardandosi intorno, scrollando poi le spalle, <forse si sarà trattato di qualche passante.>

Nonostante la cosa non mi importasse minimamente, mi presi qualche secondo per pensare a ciò di cui mi aveva appena parlato l'agente. Chiunque fosse stato, probabilmente aveva chiamato la polizia con la speranza che sarebbe arrivata il prima possibile evitando che la mia famiglia venisse uccisa. Ma sfortunatamente per lui, non riuscii a pieno nel suo intento, riuscendo a mala pena a salvare me. Ma perché poi?

<Comunque,> continuò, <chiunque sia stato ha avuto certamente in ottimo tempismo. In ogni caso, ci occuperemo di rintracciarlo per fargli qualche domanda. Magari lui potrà fornirci maggiori dettagli. Nel frattempo lei cerchi di riposare.>

<Sarà difficile farlo.> risposi riluttante.

<Lo so. Manderò una pattuglia a controllare la sua abitazione ogni ora. In ogni caso, se dovesse avere di bisogno, non esiti a chiamare in ufficio e chiedere del sottoscritto, l'agente Kennedy.> concluse spostandosi il ciuffo davanti gli occhi con un movimento veloce della mano.

> concluse spostandosi il ciuffo davanti gli occhi con un movimento veloce della mano

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Annuii debolmente, per poi alzarmi per rientrare in casa. Venni però fermato dalla dottoressa Dixon, che mi afferrò per il polso.

<Waylon! Devo dirle una cosa...>
<Mi dispiace, ma al momento mi trovo in uno stato d'animo di merda per il quale vorrei solo chiudermi nella mia camera e non risvegliarmi mai più. Ma sappiamo già che non avrò la forza per farmi del male, quindi almeno mi lasci andare a riposare, la prego.> dissi sinceramente.

<Lo so, posso immaginare come si sente, ma la prego, è importante e lei deve saperlo!> insistette.

La guardai dubbioso. Cosa avrà mai avuto di così urgente da dirmi?

<Mi dispiace, mi dispiace di non averglielo detto prima. Sono stata una stupida, ma mi è stato proibito di farlo per il suo bene e sa quanto io tenga a lei. Ho sempre cercato di aiutarla solo ed esclusivamente per questo e, in fondo, anche io pensavo che nasconderle la verità sarebbe stato meglio. Anche se, chi sono io per dire cosa è meglio o meno per lei? Forse se mi fossi ribellata agli ordini come ho sempre fatto a fin di bene, le cose ora sarebbero andate diversamente. Ma sono stata una stupida, e non so se lei potrà mai perdonarmi. Ora purtroppo, è successo tutto questo, e lei merita di sapere la verità.> parlò in collera la donna.

<Quale verità? Di cosa sta parlando?>

<Ecco, lei deve sapere che il signor-> ma la suoneria del suo cellulare la interruppe.

Rispose immediatamente, dal momento che probabilmente stessero chiamando dall'ospedale. Dall'altra parte potei udire perfettamente la voce di una donna, forse un'infermiera a giudicare dal tono colloquiale con il quale la dottoressa le si rivolse, che le urlava di raggiungerla immediatamente.

Vidi la Dixon sbiancare e chiudere di colpo il telefono. Ed ecco l'istinto altruista che è in me ma che mi aveva inevitabilmente portato a tutto questo casino suggerirmi di interessarmi alla vicenda, nel caso avessi potuto darle una mano a giudicare dalla sua espressione sconvolta.

<È successo qualcosa di grave?> chiesi mentre le si avvicinava anche Kennedy.

La Dixon lo guardò in preda al panico, con degli occhi che supplicavano un'urgente richiesta di aiuto.

<È scappato.>

Love isn't for everybodyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora