My angel

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Qualche oretta dopo, i medici finirono di controllare Eddie, il quale appariva spaesato e confuso. Dissero che fosse ancora troppo debole, e che rischiasse ancora molto in base a tutte le malattie che aveva in corpo, tra cui un grave enfisema polmonare.

Probabilmente tutte quelle sostanze del motore morfogenico gli avevano provocato dei danni agli alveoli, trasformandoli in sacche più grandi e piene di buchi, che ora gli rendevano difficile il corretto assorbimento dell'ossigeno provocandogli, quindi, tosse e difficoltà respiratorie.

Passarono i giorni, e sentirlo tossire in continuazione era diventato per me insopportabile, dal momento che mi procurasse un'ansia assurda.

Ma lui sembrava non dar peso a tutto ciò; si guardava intorno come un bambino desideroso e curioso di nuove scoperte, e non la smetteva di osservare il paesaggio che si vedeva fuori dalla finestra. Nulla di particolarmente bello, solo una serie di edifici, alberi, macchine dal rumore assordante, e le montagne come sfondo.

Ma lui non aveva mai visto niente di simile prima di allora, essendo rimasto chiuso tra quattro pareti bianche da anni. Adoravo vedere come il sole gli illuminasse il viso, facendo brillare i suoi occhi ancora di più, e il sorriso incantato che sfoggiava quando sentiva il cinguettio degli uccelli era la cosa più dolce che avessi mai visto in vita mia.

Purtroppo, non potevo andare a fargli visita frequentemente, dal momento che i medici gli avessero ordinato di riposare il più possibile e non volevo disturbarlo.

Inoltre, non volevo recare a Lisa più sospetti e insicurezze di quante non ne avesse già.

<Tesoro.> mi interpellò dopo che i medici uscirono dalla camera per l'ennesimo controllo.

Gli rivolsi lo sguardo alzando il capo verso di lui, precedentemente immerso nei miei pensieri, non che fosse la prima volta.

Pensavo al fatto che la Dixon stessa si fosse occupata di parlare con Lisa, spiegandole che la situazione non fosse delle migliori, ma lei avrebbe dovuto aiutarmi e sostenermi, nonostante tutto, dal momento che ora io avessi bisogno dell'appoggio di mia moglie più che mai.

Di sapere che lei c'era, che mi avrebbe sempre riservato un suo dolce sorriso o una carezza, magari proprio nel momento in cui la mia mente avrebbe iniziato a crollare.

Avevo bisogno di sapere che, in fondo, non c'era niente di così sbagliato in me né io avrei dovuto definirmi tale.

Che ero sempre lo stesso Waylon di sempre nonostante tutto, o per lo meno, speravo che lei mi avrebbe sempre visto così.

Doveva farlo, perchè io la amavo ancora e non era cambiato assolutamente niente per me.

Ma è così tanto difficile gestire te stesso quando la tua mente vacilla senza un minimo preavviso...

<Eri splendida, sai?> parlò con gli occhi che gli brillavano.

Da quando si era svegliato, dalla sua bocca erano uscite davvero poche parole, probabilmente dal momento che, come detto in precedenza, fosse ancora talmente disorientato da non trovare le parole né il momento adatto per formulare un discorso.

O forse non ne aveva semplicemente voglia.

Con me si limitava ad osservarmi, o il più delle volte a commentare tutto ciò che accadeva fuori dalla finestra chiedendomi il perché di qualsiasi cosa accadesse o vedesse.

Adoravo come in quei momenti apparisse tanto ingenuo quanto innocente come un bambino.

<Indossavi l'abito che ti avevo fatto io e avanzavi a piedi nudi verso di me.
Eri talmente bella che ti avevo dato appuntamento la, in quella parte di giardino isolata del manicomio, perché il solo pensiero che qualcun altro avesse potuto restare ammaliato dalla tua bellezza avrebbe potuto mandarmi in bestia.>

Love isn't for everybodyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora