Lisa Park

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Se qualcuno avesse avuto la minima accortezza di chiedermi (nonostante quest'ultimo non sarebbe mai stato in grado di capirlo) come mi stessi sentendo in quei momenti, avrei risposto semplicemente "dubbioso".

Perché essere piena di dubbi e incertezze era l'unica cosa che la mia mente riuscisse a fare ininterrottamente, imponendomi di trovare una risposta soddisfacente alle sue domande finché non mi fossi addormentato, smettendo di pensare.

Ed era lì che, in seguito, qualsiasi cosa io avessi proposto come possibile responso sarebbe crollata di colpo, come un muro di mattoni.

Questo perché i sogni hanno un tipo di funzionamento mentale avente meccanismi molto diversi dai processi coscienti di pensiero tradizionali.

Secondo la teoria psicoanalitica classica proposta in primis da Freud, ad esempio, il sogno sarebbe la realizzazione allucinatoria durante il sonno di un desiderio rimasto inappagato durante la vita diurna.

Ma perché mai l'essere monitorato all'interno del motore morfogenico legato ad esso attraverso dei tubi infilzati nei miei fianchi e nelle mie costole dovrebbe essere un desiderio inappagato?

Questo, se mai, risulta ormai essere un vero e proprio incubo costante, che non ho fortunatamente vissuto sulla mia pelle.

Che i sogni siano, dunque, mezzi attraverso i quali potremmo comunicare qualcosa che non stiamo dicendo realmente?

E, quindi, sognare Eddie continuamente dovrebbe portarmi all'assoluta conferma dei miei sentimenti? Dovrebbe davvero farmi capire che questi ultimi sono veri e sinceri? Che il tutto non sia il semplice frutto del mio, ormai evidente, disturbo mentale e che, di conseguenza, lo amo davvero?

Da dove nascevano gli occhi che mi brillavano al solo pensiero del suo risveglio? O il cuore che mi batteva forte al solo immaginare di udire la sua voce? O un leggero senso di timidezza ogni qual volta gli baciavo la mano, o la guancia stessa, oppure poggiassi il capo sul suo petto? O l'estrema felicità di sentire il suo cuore battere, nonostante l'evidente stato in cui si trovava attualmente?

O l'irrefrenabile desiderio che si svegliasse, e che l'unica cosa che avrei fatto non appena avrei visto nuovamente quegli occhi azzurri sarebbe stata fiondarmi sulle sue labbra e non staccarmene più?

O peggio, perché sentivo costantemente un'estrema solitudine circondarmi continuamente senza darmi un attimo di tregua?

E no, non era per il fatto che mi trovassi in una stupida stanza bianca, spoglia e triste, perché la maggior parte del tempo c'era Lisa a farmi compagnia, almeno quando ero sveglio, oppure in stato di dormiveglia sentivo i medici e le infermiere monitorarmi.

Ciò nonostante, il senso di solitudine che mi opponeva era sempre costante.

Mi mancava, ed ero certo che non sarei mai riuscito a colmare la sua assenza con nient'altro.

Ma perché? Cosa mi mancava davvero? Mi mancavano i suoi baci? I suoi occhi? La sua semplice presenza?

E allora perché sognavo di morire ucciso dalla persona che mi mancava di più al mondo?

Che i miei sogni stessero cercando di scuotere la mia mente ormai così dipendente e manipolata da lui con l'unica, terribile verità?

E se quest'ultima non lo fosse stata? Se avessi dovuto provare realmente a fidarmi di lui? In fondo, perché avrebbe dovuto uccidermi dal momento che fossi la persona che amava con tutta la sua anima?

Forse, perché io non avrei mai potuto accettare di restare con lui per sempre, nonostante qualcosa dentro di me lo avrebbe voluto così tanto.

Ma perché poi? Io amavo la mia famiglia, perché avrei dovuto lasciarli per prendermi cura di uno psicopatico totalmente inaffidabile che avrebbe potuto uccidermi in qualsiasi momento anche per una piccola stronzata?

Love isn't for everybodyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora