Sentii i miei occhi riempirsi di lacrime sentendo il suono di quella parola uscire dalla mia bocca.
Malato...
Giuro che mai avrei voluto rinfacciargli una cosa del genere, facendolo sentire come tutti quei bastardi li dentro avevano sempre fatto: diverso. Non degno di stare su questa terra, forse, pericoloso, ignobile, senza alcun briciolo di umanità o rispetto, pietà, sentimenti.
Quando invece di sentimenti ne aveva parecchi, e doveva semplicemente trovare il modo di dimostrarli, nonostante il suo istinto omicida e la sua malattia mentale non glielo permettessero.
Lui mi amava, poco fa avrebbe dovuto frenare la sua irrefrenabile voglia di uccidere solo per questo, per apparire ai miei occhi diverso, "il meglio" per la sua Sposa, e invece non ci era riuscito, perché era più forte di lui, perché non riusciva a controllarsi, perché il suo disturbo mentale era più forte di qualsiasi altra cosa. Perché ormai la sua mente era completamente decadente, o forse non esisteva nemmeno più.
Ma ciò non avrebbe mai giustificato ciò che io gli avessi appena detto, che fosse stato dettato dalla mia rabbia o meno.
Lui si irrigidí, il che mi costrinse ad abbassare lo sguardo, sentendomi così spregevole e terribilmente in colpa.
Di conseguenza, quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, poiché non avrei mai più avuto il coraggio di guardarlo in faccia.
«Mi dispiace...scusami, Gluskin...» sussurrai con un groppo in gola, per poi allontanarmi da lui, sempre di più.
Ma era giusto così.
Noi non saremmo mai potuti stare insieme. Era assurdo, era un amore malato, una felicità più che illusoria, e io non ne avevo bisogno, perché io avevo già la mia felicità, che mi aspettava a casa. Lisa e i miei bambini...
Ma lui...lui ne aveva così tanto bisogno invece. Ne aveva sempre avuto bisogno, sin da piccolo. Ora specialmente, aveva bisogno di qualcuno che finalmente scendesse nel suo inferno per salvarlo. Ma non io. Non ero io la sua felicità.
Si sbagliava. Mi sbagliavo.
Sono stato uno sciocco a pensare di poter in qualche modo colmare quel vuoto che ormai risiedeva dentro di lui da anni.
Perché io non sono niente di speciale, solo un normale impiegato della Murkoff che è stato costretto a subire quelle torture solo per essersi ribellato ai loro sporchi traffici.
Lui meritava di meglio, se mai fosse riuscito ad uscire vivo di lì. Ma di certo, il suo meglio non sarei stato io.
Il mio posto era a casa, con la mia famiglia. Lontano dalla Murkoff e dal Colorado.
Lontano da quei ricordi.
Lontano da lui.
E sentire la chiave scattare nella serratura, dopo essere tornato nella stanza addobbata a chiesa a prendere la mia ancora di salvezza dalla mano del manichino vestito da Sposa, mi fece sussultare e capire che, una volta varcata quella soglia, sarei stato tanto vicino alla libertà quanto così distante da lui.
Aprii la porta lentamente, esistando per un attimo. Non potevo credere di essere così vicino all'uscita...
Proseguii avanti, quando improvvisamente sentii qualcuno urlare alle mie spalle.
Credevo che non avrei più riavuto la sfortuna di rivederlo. Ma a quanto pare la vita mi voleva davvero molto bene.
«Nutrimi! Nutrimi! Nutrimi!» urlava Manera il cannibale mentre il suono della motosega echeggiava per quei corridoi.
STAI LEGGENDO
Love isn't for everybody
HorrorSangue, torture e dolore è tutto ciò che domina i corridoi della clinica psichiatrica del Mount Massive, mentre nelle sue mura echeggiano urla di disperazione di anime che non chiedono altro se non la salvezza da ciò che sono costretti a subire per...