Giocherellavo con la penna mentre mi lasciavo cullare dal rumore della pioggia che sbatteva nelle finestre, concedendomi qualche minuto di riposo. Avevo trovato lavoro presso una piccola agenzia da qualche settimana; il proprietario era stato gentile con me. Probabilmente aveva già intuito da sé quanto avessi disperatamente bisogno di tornare ad una nuova vita normale.
Avevo convinto i medici a farmi rilasciare dall'ospedale, assicurandogli che avrei continuato le cure a casa. Non potevo più stare in quell'ospedale, avevo bisogno di rivedere i miei figli, che al mio ritorno si lanciarono entrambi addosso a me abbracciandomi e piangendo calde lacrime, e io con loro. Poi anche Lisa si unì a noi, e in quell'abbraccio capii realmente di essere tornato a casa, sano e salvo.
Tuttavia, non nascondo che non sia stato facile. Dormivo si e no 4 ore a notte, continuando ad avere incubi sul manicomio, sui varianti...
Lisa cercava di rassicurarmi come poteva, quando mi svegliavo urlando in preda ad una crisi di panico tra le lacrime; ma nonostante mi lasciassi cullare in un suo abbraccio e dai suoi dolci baci, sapevo perfettamente che non avrei superato quegli incubi così facilmente.
E poi c'era lui, Eddie...
Quando mi rivelò di star morendo corsi via disperato fino alla mia camera, rinchiudendomi nel mutismo per giorni. Mi sentivo un fallito, dal momento che dopo tutto quello che avevo fatto per salvarlo, alla fine la vita lo voleva morto comunque...
Aveva vinto, e io ero emotivamente e psicologicamente fin troppo distrutto per alzare il culo dal letto e andare a salutarlo un'ultima volta. Perciò decisi di chiedere un permesso per farmi dimettere, affinché io non avessi potuto assistere a nessun momento riguardante il prima o il dopo della sua morte.
Solo giorni dopo Campbell mi chiamò per sapere come stavo, e io mi sentii di chiedergli di Eddie, aspettando una risposta che in fondo sapevo già...<È morto, quattro giorni dopo che lei ha lasciato l'ospedale...>
A quelle parole non gli risposi più, abbassando istintivamente la cornetta del telefono.
A quel punto, capii di aver aspettato anche troppo.
Subito dopo essere stato dimesso, riuscii a contattare un membro di un'organizzazione giornalistica basata sulla divulgazione di informazioni segrete ai media, un certo Simon Peacock, nonché anche un ex dipendente della Murkoff. Egli mi assicurò che avrebbero fatto l'impossibile per coprire le mie tracce, così da permettermi di tornare tranquillamente ad una vita normale senza paparazzi e giornalisti che mi avrebbero pressato affinché gli raccontassi tutto.
Ma dopo aver saputo la notizia della morte di Eddie, non ebbi più alcun dubbio sul fatto di voler denunciare fino all'ultimo dei dipendenti della Murkoff e ottenere la mia giustizia, sia per me stesso, sia per Eddie e tutti gli altri pazienti del manicomio che come lui erano morti per colpa degli sporchi traffici della Murkoff.
Ma mentre mi trovavo davanti al computer, osservando il file dei video esportati dalla mia telecamera che avrei potuto rendere pubblici a tutto il mondo con un semplice click, Peacock si sentii in dovere di mettermi in guardia.
<Signor Park, se preme quel tasto non potrà più tornare indietro.> parlò con tono serio, <Ci sono abbastanza prove in quel video per ricoprire di merda i nostri amici alla Murkoff. È uscito vivo dal Mount Massive e abbiamo fatto di tutto per coprire le sue tracce, ma i nostri amici sono malvagi paranoici aziendali con risorse che lei è troppo ingenuo per immaginare. Non sarebbe l'unico obiettivo.> continuò sospirando, <Tutti quelli a cui tiene, sua moglie, i suoi figli, per la Murkoff non sono nient'altro che mezzi per ferirla.>
Allora sarei scappato, cambiando città o Stato anche ogni mese se sarebbe stato necessario per proteggere la mia famiglia. Ma mai, mai mi sarei tirato indietro per quella denuncia. Non dopo tutto quello che in prima persona avevo visto e passato.
<Ho bisogno che lei comprenda che limite sta oltrepassando qui.> parlò ancora l'uomo davanti a me, <Danneggerà irreparabilmente la compagnia, potrà perfino avere una certa forma di giustizia. Ma una volta che avrà cliccato su quel tasto tutte le persone a cui tiene saranno fottute. Ma è la cosa giusta da fare?> chiese, <Vale così tanto per lei distruggere la Murkoff?>
Si, perché se nessuno aveva mai avuto le palle di fare qualcosa per quelle povere vittime che ogni giorno soffrivano maledettamente venendo tenute all'oscuro di tutto il resto del mondo, almeno io avrei dovuto agire dopo la loro morte, come forma di giustizia. Altrimenti, tutti loro, e anche Eddie stesso, sarebbero morti invano.
Perciò, senza pensarci due volte, cliccai su quel maledetto tasto e chiusi il laptop.
Dopo qualche secondo, la suoneria del mio cellulare mi riportò alla realtà. Lisa mi stava chiamando.
<Ehi piccola> risposi sorridente.
<Amore, tutto bene lì?>
<Si certo, tra poco finisco e sono a casa!> le dissi rassicurandola, <mi mancate, tu e i bambini>
<Anche tu mi manchi><Allora a dopo!> parlai nuovamente, ma la risposta che ottenni mi fece scattare dalla sedia.
Dall'altra parte, infatti, sentii un sussulto e la chiamata interrompersi di colpo.
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Love isn't for everybody
HorrorSangue, torture e dolore è tutto ciò che domina i corridoi della clinica psichiatrica del Mount Massive, mentre nelle sue mura echeggiano urla di disperazione di anime che non chiedono altro se non la salvezza da ciò che sono costretti a subire per...