it's all your fault

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Tenevo gli occhi chiusi mentre, con la fronte poggiata al muro, ascoltavo il rumore dell'acqua che scorreva dalla doccia ripensando a ciò che, fortunatamente, non fosse successo qualche giorno prima, grazie ad un'entrata inaspettata di Campbell che, dopo una breve visita, mi somministrò le mie solite pillole di ansiolitici che mi fecero addormentare.

Come avrei fatto a trovare le parole giuste per spiegare a Lisa qualcosa che non riuscivo a capire nemmeno io, malgrado mi sforzassi di farlo?

E quale sarebbe stata la sua reazione? Sarebbe sprofondata nel mutismo, oppure sarebbe scattata dalla sedia abbandonando la stanza in lacrime, profondamente delusa e, forse, sentendosi anche tradita?

Perché era ciò che facevo in continuazione, coscientemente e non. Io la tradivo con i pensieri ogni volta che la mia mente si perdeva nel ricordo di Eddie, nella vana speranza di poterlo riabbracciare e baciare.

O forse, dal momento che tutti mi consideravano ormai pazzo per motivi a me ancora sconosciuti e, di conseguenza, completamente incosciente di tutto ciò che facevo o pensavo, nulla poteva essere considerato come un tradimento?

Ma come avrebbe potuto Lisa avere la forza di capire e accettare una situazione tanto complicata quanto assolutamente sbagliata?

Perché è questo che era tutto: uno sbaglio, me compreso.

Non avevo ancora parlato a Campbell di tutto questo, avendo rifiutato più volte di presentarmi alle sue sedute. Non mi sentivo ancora a mio agio con lui, specialmente sapendo che avesse fatto parte della cerchia di quei bastardi.

<Io non sono come loro> disse un giorno mentre mi raccontava la sua storia.

Mi spiegò, infatti, che qualche anno prima era stato assunto come medico alla clinica, non avendo la minima idea dei loro loschi traffici.

Ma se già era stato difficile nascondere il tutto a me, che sono un semplice ingegnere di software, figuriamoci ad un medico il cui compito è stare perennemente a contatto col paziente. Finché, una volta stanco di tutta quella merda, decise di mandare tutti a fanculo e scappare da quell'inferno.

<So che non hanno mai smesso di cercarmi, e perché no, probabilmente lo stanno ancora facendo. Ma io non mi chiamo nemmeno Campbell, ho cambiato nome volontariamente per evitare che avrebbero potuto rintracciarmi in qualsiasi modo possibile.> confessò, lasciandomi incredulo, ma non troppo, <preferirei morire piuttosto che tornare a lavorare per quei bastardi.>

Tuttavia ciò non sarebbe mai successo dal momento che avrei provveduto a denunciarli presto, una volta uscito da qui.

Campbell apparve perplesso appena glielo dissi, o forse persino preoccupato per me. Sapevo perfettamente che mi sarei esposto ad un rischio enorme e che anche io sarei stato ricercato in capo al mondo da quei bastardi, ma non me ne fregava un cazzo. Quei video avrebbero mostrato a tutto il mondo i demoni che erano stati e tutto ciò che avevano fatto all'oscuro di tutti, rintanati nel loro laboratorio come dei sucidi ratti.

Diedi violentemente un pugno sul muro dalla rabbia.

Solitamente ero sempre stato un tipo calmo e abbastanza pacato in qualsiasi evento si riveli particolarmente difficile, ma quella situazione mi faceva letteralmente incazzare perché era inconcepibile vedere con i propri occhi quali livelli di orrore e brutalità potesse raggiungere la mente e l'animo umano.

Persone torturate e massacrate fino al loro ultimo respiro, Eddie compreso, nonostante quest'ultimo non lo aveva fatto e non sarebbe accaduto mai.

Presto si sarebbe svegliato, me lo sentivo. Doveva farlo, altrimenti sarebbe diventato solo l'ennesimo di quelle povere anime morte per colpa della Murkoff che avrei riscattato con la mia denuncia. Ma lui meritava di meglio.

Love isn't for everybodyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora