Whore

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Sentivo la pelle appiccicata alle lenzuola, la fronte sudata e il cuore quasi uscirmi dal petto.

Una volta aperti leggermente gli occhi, portai immediatamente la mano sinistra al capo, avvertendo un terribile capogiro. Nel mentre, mugolavo cose insensate, che nemmeno io stesso riuscivo a capire, facendo scivolare la mano destra dall'altra parte del letto, come per cercare qualcuno.

Lisa...

Di solito la mattina si alzava molto prima di me, affinché io trovassi sempre una buona colazione nutriente dopo una notte intera passata al computer.

Così, mi svegliavo sempre con l'odore del caffè oppure uno dei suoi teneri baci. Mi dava il buongiorno con quel suo splendido sorriso, e poi mi scompigliava i capelli dolcemente, come se io non li avessi già abbastanza per i cazzi loro. Ma onestamente non me ne è mai importato più di tanto, dato che in ogni caso non recavano alcun fastidio. E poi, adoravo che Lisa mi riservasse sempre quell'attimo di dolcezza appena sveglio.

Eppure, stavolta non sentivo alcun odore di caffè, né la vedevo avvicinarsi a me dolcemente.

No, stavolta era tutto così silenzioso e freddo, e io non sentivo nient'altro se non il battito del mio cuore andare in modo così stranamente accelerato. E più respiravo, più i miei polmoni si riempivano d'aria, e più avevo la sensazione di provare, o aver provato, una tale felicità che non era mai stata parte di me.

Ma perché? Cosa era successo prima del mio risveglio?

Non ricordavo completamente nulla, e la mia testa dolorante non me lo permetteva nemmeno.

Ma non solo.

Sentivo dolore ovunque, sul collo, sul petto, nel ventre. Avevo le gambe indolenzite, o meglio, tutto ciò che veniva al di sotto della mia colonna vertebrale lo era, compresa quest'ultima, come se qualcosa mi fosse passato violentemente addosso.

Il tutto continuava ad apparirmi estremamente confuso, finché non realizzai, aprendo gli occhi ed alzandomi di colpo dal letto.

Gluskin. Io e lui...

Mi portai istantaneamente le mani al volto, arrossendo violentemente al solo pensiero di quei ricordi che iniziavano a riaffiorare nella mia povera mente.

Mi sentivo sporca e usata, costretta a passare inerme sotto le sue folli grinfie.

E dovevo assolutamente andare via da quel posto, approfittando della sua assenza.

Dio, perdonami. Tremavo solo al pensiero di ciò che avessi lasciato accadere.

Nel mentre sentii qualcuno sedersi nel letto accanto a me, e prendermi la mano. Me la baciò dolcemente, per poi passare alle labbra. Erano fredde, ma i suoi erano i baci più caldi che avessi mai ricevuto.

Sentivo il battito del suo cuore, le sue mani tra i miei capelli che tanto adorava scompigliare, anche lui, giusto per farmi apparire un "dolce faccino arrabbiato", per poi dirmi che fossi 'bellissima' anche in quel modo.

«Sapevo che tu fossi diversa. Ma non sei ancora ciò che dovresti essere.» mi sussurrò poi, mentre staccava le labbra dalle mie. «E non lo sarai mai.» completò, costringendomi a guardarlo negli occhi.

Ciò che seguì successivamente, fu una violenta fitta allo stomaco, che man mano che respiravo si faceva sempre più dolorosa.

Tossì sangue, mentre abbassavo il capo verso il coltello ancora conficcato nelle mie carni.

Lui...mi aveva appena pugnalato.

Love isn't for everybodyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora