«Ricoverato...?» balbettai, mettendomi seduto nel letto «voi non avete idea di quello che ho visto in quel maledetto posto!»
O forse si. Sentivo la testa pulsarmi dannatamente, e davanti ai miei occhi non vedevo altro.
Sangue, torture, uomini che in preda alla più totale caduta psichica tentavano ugualmente di sopravvivere ad un inferno che non lasciava scampo. Demoni in camici bianchi, come i bulbi oculari nei quali non si rifletteva alcuna luce, se non il buio, l'oscurità, quella più totale, che ti avvolgeva l'anima soffocando le tue disperate urla di terrore.
Dottori, del terrore. Come quello che avevo davanti.
«Amore, calmati!» sussurró Lisa cercando di nascondere la sua tensione, «Il dottore vuole solo-»
«NESSUNO PUÒ AIUTARCI!» urlai interrompendola, «NOI SIAMO SEGNATI DALLE TORTURE DI QUEI SPORCHI LURIDI BASTARDI!»
La vidi indietreggiare con l'aria sconvolta e il terrore negli occhi, proprio ciò che non le avrei mai voluto vedere addosso, specialmente se la causa del suo timore fossi proprio io, che ora giacevo su un letto di una stanza qualunque del reparto psichiatrico dell'ennesimo ospedale infernale in preda alla follia.
Vidi il medico rivolgersi a mia moglie.
«Signora, può lasciarci da soli per favore?»
La paura prese il sopravvento sul mio attuale stato psichico, che mi portó istintivamente ad afferrarle il polso, sudare freddo e tremare.
«Lisa, ti prego, non lasciarmi solo!» la supplicai, «lui mi torturerà, come facevano quei...mostri.» esitai nel dire l'ultima parola, vedendo come gli occhi di mia moglie si sgranassero e riempiessero di terrore sempre più velocemente, «Sono tutti dei mostri. SIETE TUTTI DEI MOSTRI. SPORCHI FIGLI DI PUTTANA!»
Lasciai che le mie urla risuonassero nelle pareti, per l'ennesima volta, mentre sentivo gli occhi diventarmi rossi dalla rabbia.
«Lasciami Waylon!» parló Lisa cercando di dimenarsi.
«Signor Park! La preg-» intervenne Campbell, il quale mi venne istintivo aggredire, alzandomi in piedi nel letto e gettandomici addosso con una tale forza che non avrei mai immaginato di possedere.
«NON MI DICA COSA DEVO FARE!» urlai nuovamente, mentre vedevo entrare nella stanza alcune infermiere, che aiutarono il dottore a prendermi e stendermi nuovamente nel letto contro la mia volontà, e riuscendo ad evitare vari calci e pugni che tentai di sferrare invano.
Successivamente, mi sentii legare caviglie e polsi, potendo notare che il mio fosse non un letto normale, bensì di contenzione, tipico dei carceri o degli ospedali psichiatrici, il che mi fece agitare maggiormente.
Tutto intorno a me mi terrorizzava, e il fatto di venire trattato esattamente come uno di loro mi faceva gelare il sangue nelle vene.
"Io non sono pazzo, non sono pazzo" mi ripetevo nella mente, nonostante nella realtà non riuscissi a fare a meno di comportarmi da tale.
«LASCIATEMI. LASCIATEMI.» continuavo ad urlare, mentre vedevo una delle infermiere avvicinare la siringa al mio braccio e iniettarmi qualcosa in vena, «NON FATEMI DEL MALE. NON FATEGLI DEL MALE. Non a lui...» supplicai sgranando gli occhi terrorizzato da quella visione, potendo per un attimo scorgere il volto di Blaire, il diavolo in persona, sorridere compiaciuto di fronte al mio più totale fallimento.
Intanto, vedevo Lisa in lacrime dietro il medico, che mi guardava tristemente, come se non avesse mai visto una scena del genere in vita sua. Eppure, in viso appariva parecchio vissuto; che fosse, nonostante tutto, una persona così sensibile da non essere mai riuscito, a distanza di anni, a tollerare scene simili?
Ma l'effetto del calmante non mi permise di continuare a pensare a lungo al riguardo, facendomi lentamente chiudere gli occhi e rivolgere il pensiero solo ed unicamente ad una persona: Eddie.
Chissà come stava, e se anche a lui avevano fatto le stesse cose che stavo dovendo subire io. Chissà se, nonostante la soffocante sensazione di continuare a ritrovarsi chiusi tra quattro mura nella più completa solitudine, avesse sentito la mia mancanza, l'unica cosa di diverso che avrebbe potuto migliorare il suo risveglio. E chissà dov'era, magari nella stanza accanto, oppure dall'altra parte del reparto, cosicché ci sarebbe venuto difficile comunicare o venirci a trovare l'un l'altro, senza venire beccati dai medici di turno.
Oh, quanto sarebbe stato eccitante rischiare ancora una volta l'uno per l'altro, solo per poterci scambiare la buonanotte o il buongiorno, o un innocente bacio, o una dolce carezza, o un semplice sguardo rassicuratorio.
Perché sarebbe dovuto essere quello il mio compito: stargli accanto finché non si fosse svegliato.
E invece, anche io mi ero svegliato circondato da quattro mura, senza di lui, in un letto più che scomodo, con accanto a me Lisa e un aspirante psichiatra con la presunzione di poter mettere a posto i tasselli ormai dispersi della mia lucidità mentale.
«Eddie...» sussurrai, prima di cadere in un sonno profondo.
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Love isn't for everybody
HorrorSangue, torture e dolore è tutto ciò che domina i corridoi della clinica psichiatrica del Mount Massive, mentre nelle sue mura echeggiano urla di disperazione di anime che non chiedono altro se non la salvezza da ciò che sono costretti a subire per...