«Eddie, resisti! So che puoi farcela!» gli ripetevo mentre lo sdraiavo nel letto faticosamente.
Certamente se mi fossi guardato allo specchio avrei sussultato alla vista del pallore sul mio viso, perciò non ci tenevo a farlo, né a vedere in che misere condizioni fosse la mia povera gamba. Avrebbero dovuto amputarmela, me lo sentivo. Con tutto quel casino la ferita non riusciva a rimarginarsi del tutto, ritrovandosi di conseguenza ad un alto rischio di infezione, date le condizioni igieniche non esattamente invidiabili del manicomio.
I miei occhi si facevano sempre più pesanti, e la testa pulsava come se fosse una bomba in procinto di scoppiare da un momento all'altro. Mi sentivo così debole, avevo bisogno di mangiare, riposare, rilassare la mente, svegliarmi di colpo ritrovandomi Lisa e i miei figli accanto e realizzando che nulla di tutto quel fottuto inferno fosse mai successo. Ma più chiudevo e riaprivo gli occhi, più tutto si faceva di volta in volta sempre più reale e, come se ciò non bastasse, il battito cardiaco di Eddie sempre debole.Ma non potevo permettere che ciò contribuisse ad aumentare il mio stato di shock, perché non sarebbe finita in quel modo. Io lo avrei salvato, ed Eddie si sarebbe ripreso. Doveva.
«Non puoi lasciarmi solo...» gli sussurrai, per poi iniziare a cercare il disinfettante e le bende con le quali mi aveva medicato la ferita alla gamba inizialmente.
Grazie a Dio, trovai ciò che stavo cercando dentro un comodino, potendo perciò procedere al passo successivo, nonché il più doloroso.
Lo spogliai delicatamente dalla camicia e dal gilet, potendo così dare un'osservazione mirata alla ferita. Fortunatamente quest'ultima non si presentava eccessivamente profonda, dato che a quanto sembrava Frank lo avesse semplicemente "sfiorato".
Comunque, avrei dovuto medicarla in ogni caso, e sicuramente non avrei perso tempo alla ricerca di guanti adatti per proteggermi da eventuali malattie veicolate dal sangue. D'altronde, quel manicomio faceva letteralmente schifo, e di certo non sarei morto infettato dal sangue di Eddie, considerando tutta la merda che c'era in giro e con la quale fossi venuto a contatto da ore ormai.
Presi quindi il disinfettante, passandolo abbondantemente sulla ferita. Vidi crearsi una leggera smorfia sul viso di Eddie, e il suo corpo irrigidirsi.
«Sssh, stai calmo. Lo so che fa molto male, ma ti prego, cerca di resistere.» gli sussurrai stringendogli la mano, «Tra poco sarà tutto finito.»
Continuai a sentire dei leggeri mugolii finché non vidi l'emorragia alleviarsi leggermente. A quel punto, presi una garza pulita e la poggiai tutta intorno alla schiena di Eddie passando per il fianco, e facendo successivamente una leggera compressione proprio sulla ferita, senza però stringerla eccessivamente.
«Non permetterò che quei figli di puttana l'abbiano vinta.» gli sussurrai nuovamente sdraiandomi poi accanto a lui «Tu uscirai di qui. Con me.» continuai sfiorandogli la mano con le labbra.
Perché io ero tutto ciò che aveva e che avrebbe dovuto dargli tutta la forza necessaria per resistere, per tornare a guardarmi con quei suoi occhi indagatori e al contempo dolci e premurosi.
Lui era l'unica anima che meritava davvero di uscire per sempre da quell'inferno, e io avrei fatto qualsiasi cosa, anche rinunciare alla mia stessa vita, per permettere che ciò accadesse.
Qualsiasi cosa per lui.
Per il mio Sposo.
Dopo essermi medicato la ferita alla gamba per l'ennesima volta, passai gli infiniti minuti successivi a controllare ogni suo flebile movimento, il ritmo del suo respiro e il battito cardiaco.
E una volta avergli sostituito la benda ormai completamente zuppa di sangue con una pulita, mi rannicchiai accanto a lui incapace di tenere gli occhi aperti a causa del dolore di testa che non la smetteva di pulsare.
Probabilmente la ferita alla gamba mi aveva fatto davvero una bella infezione, dal momento che mi sentissi scottare e i brividi di freddo non la smettevano di invadermi il corpo.Feci dei respiri profondi, cercando di tenere gli occhi aperti verso il suo viso. Ma senza che io lo volessi né potessi controllarlo, caddi in un sonno profondo, lasciandomi cullare dal suono del respiro di Eddie.
Non so esattamente quanto tempo rimasi incosciente, né cosa fosse successo nel frattempo intorno a me. Scossi il capo verso di lui, cercando la sua mano facendo scivolare la mia sul materasso. Poi aprii gli occhi, vedendone altri due azzurri scrutarmi mentre sul suo volto appariva un ghigno indecifrabile.
Eddie era girato su un fianco verso di me, col viso pallido e due occhiaie da far paura. Spalancai gli occhi, mentre il mio cuore sussultava in bilico tra la gioia e l'insicurezza dello sguardo che mi stava riservando.«Eddie, ti sei ripreso!» esclamai mettendomi nella sua stessa posizione e sollevandomi leggermente poggiando un braccio sul materasso.
I suoi occhi luminosi mi scrutarono con una felicità tale da farmi pulsare per un attimo il cuore di gioia.
«Sapevo che saresti tornata.» accennò un sorriso, «sapevo che mi avresti salvato, tesoro.»
«Eddie...» arrossii leggermente.
Sentivo lo stomaco in subbuglio, la mente leggera e libera e un leggero sorriso illuminarmi il viso.
Il motivo per il quale provassi un non so che di imbarazzo anche solo per il semplice fatto di sussurrare il suo nome era a me sconosciuto. E nonostante io cercassi di trovare una spiegazione, alla fine mi ritrovavo ad arrossire ancora di più abbassando lo sguardo.Come quando un bambino si dondola su se stesso con le mani dietro la schiena, probabilmente emozionatissimo di aver dato un dolce bacio sulla guancia della sua piccola amica. Ecco, io mi sentivo più o meno così, vittorioso e fiero di aver fatto qualcosa di bello per un'anima innocente e ingiustamente tormentata come lui.
Nel mentre, lui mi accarezzó il viso dolcemente, come, forse, non aveva mai fatto prima.
«Dio solo sa quanto tu sia bella quando arrossisci.» sorrise spostandomi un ciuffo dei capelli dalla fronte.
«Tu lo sei sempre.» affermai guardando di sfuggita il movimento delle sue dita.
«Non dire cazzate.» sbuffó, facendomi segno di sdriarmi accanto a lui.
«Ti risulta che ne abbia mai detta una?» chiesi mentre mi circondava il collo con il suo braccio, e io involontariamente poggiavo la mano sul suo petto, ascoltando il suo cuore battere sotto la mia pelle.
«L'hai appena fatto.»
«Taci.» gli sussurrai tra le labbra sfiorandogliele timidamente, come se in vita mia non ne avessi mai sfiorato altre prima delle sue.
Sorrise, splendidamente, e allora mi resi conto che avrei voluto vederlo sorridere ancora e ancora. Questo sarebbe divenuto il mio principale obiettivo, ciò per il quale avrei combattuto fino alla fine, a qualsiasi costo.
Quel corpo possente che in quel momento mi stava donando tutto il suo calore avrebbe dovuto continuare a vivere, per far provare a quello splendido uomo una tale felicità da far schifo.
Perché lui più di chiunque altro lo meritava, e io avrei fatto qualsiasi cosa pur di vederlo felice.
Qualsiasi cosa.
Anche sacrificare la mia stessa vita.
La mia stessa felicità.
Tutto, purché Edward Lucas Gluskin tornasse ad essere felice.
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Love isn't for everybody
HorrorSangue, torture e dolore è tutto ciò che domina i corridoi della clinica psichiatrica del Mount Massive, mentre nelle sue mura echeggiano urla di disperazione di anime che non chiedono altro se non la salvezza da ciò che sono costretti a subire per...