Chainsaw Massacre

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Soffocai un urlo di paura, e nonostante la gamba mi pulsasse terribilmente dal dolore, cercavo di correre il più velocemente possibile, seppur senza una destinazione precisa.
 
Il suono di quella motosega dietro di me mi spingeva a continuare la corsa, aumentando il gonfiore della caviglia e la fuoriuscita di sangue.

Nel mio viso apparivano smorfie di dolore, sofferenza, stanchezza, timore di non farcela, non questa volta...

La mia vista si offuscava a tratti, ma ciò non mi distraeva o scoraggiava minimamente dal mio unico prefissato obbiettivo: sopravvivere.

Eppure, durante quella straziante fuga, mi passò per la mente più e più volte di fermarmi, magari lasciandomi cadere a terra sfinito, e permettendo che il Cannibale facesse il resto, appagando il suo irrefrenabile desiderio che ormai aveva da quando mi aveva visto nelle cucine prima che io arrivassi da Eddie: farmi diventare il suo riluttante pasto.

Perché ero così stanco, sfinito, demoralizzato, e sentivo che il mio ultimo granello di speranza sarebbe potuto svanire da un momento all'altro, con o senza la mia volontà.

Ma io non potevo arrendermi. Dovevo tornare a casa, e denunciare quei figli di puttana rendendo virali tutti i file della mia telecamera.

Altrimenti, tutti quei pazienti sarebbero morti invano, e la Murkoff avrebbe vinto.

Ed Eddie...

Pensavo a lui quando ogni tanto mi fermavo a riposarmi, approfittando del nascondiglio che mi riservava un letto col suo immancabile odore riluttante di piscio misto a sangue e vomito, o un semplice armadietto.

Chissà dov'era, e chissà come avesse reagito vedendo la sua unica, seppur malata, vera felicità, la sua Sposa, allontanarsi per sempre da lui.

In realtà, in quel momento, non avevo nemmeno idea di dove stessi andando. O forse, non consciamente.

Mentre riuscii a seminare Manera per un istante, mi resi conto di essere inspiegabilmente tornato nell'Ala femminile, in cui echeggiava ancora il suono di quella canzone disturbata dall'irritante rumore della motosega del cannibale.

«I want a girl just like the girl that married dear old dad...»

Mi chiedevo se l'atto di tornare da Gluskin come attirato da una forza e un desiderio inspiegabilmente implacabile da non riuscire a dominare, fosse stato inconsciamente volontario o meno.

Ma anche se avessi trovato la risposta, davvero ero così stupido da pensare che Gluskin mi avrebbe salvato la vita da Manera? Che gli avrei fatto compassione, dopo averlo trattato di merda e averlo abbandonato come un cane? Perché mai avrebbe dovuto difendermi, mettendosi nei casini con il cannibale, pur di lasciarmi vivere?

In fondo, io non lo meritavo, né da Sposa, né da normale essere umano così perfettamente pieno di egoismo. Al massimo, avrebbe potuto valutare di uccidermi lui stesso, dopo essersi liberato di Manera. Non sarebbe forse stato giusto?

«Provo e provo. E tutte mi tradite!»

Io lo avevo appena fatto, lasciandolo solo, dopo avergli promesso che non lo avrei mai abbandonato. Quindi meritavo di finire appeso al tetto della palestra con tutte le altre puttane.

«Puttana!» mi risuonarono quelle urla nella testa, che mi fecero strizzare gli occhi per un attimo, mentre mi trovavo nascosto sotto ad un tavolo.

Manera faceva avanti e indietro con la sua motosega, probabilmente rimuginando su che sapore avessi, sul perché fossi sparito e dove mi fossi cacciato, se sarebbe riuscito ad afferrare la sua preda o meno, come l'ultima volta.

Quando lo vidi allontanarsi, uscii fuori dal mio nascondiglio, cercando di dirigermi fuori dall'ala femminile, lontano da quella canzone e da ogni piccola possibilità che Gluskin avesse potuto trovarmi.
 
Sfortunatamente per me, trovai la strada sbarrata da Manera che avanzava in lontananza verso una sagoma che fortunatamente non riconobbe, così da permettermi di seminarlo facilmente.

Ma ciò non mi permise di allontanarmi dalla tana del lupo, anzi, fui costretto ad addentrarmici nuovamente, col cuore che mi batteva a mille dall'agitazione.

E se Gluskin mi avesse trovato? Come avrei dovuto reagire? Avrei dovuto correre via, con la possibilità di ritrovarmi tra le grinfie di Manera? O sarei dovuto restare immobile davanti al mio tentatore, permettendo lo sfogo della sua accentuata ira su di me e chissà, probabilmente anche di quella del cannibale?
 
E qualora ciò non fosse stato, e quest'ultimo fosse stato un pericolo non solo per me, ma anche per Eddie?

Quell'ala era il suo inconfondibile territorio, in fondo, e non credo che avesse accesso a chiunque se non alle sue predestinate spose e al suo assistente Dennis, che, probabilmente, all'udire il suono della motosega di Manera durante il nostro arrivo, era corso via a gambe levate.

E se fosse avvenuto un terribile scontro tra i due, dato che entrambi mi volevano? Cosa avrei potuto fare per impedirlo?

Cosa avrei potuto fare per proteggere Eddie?

Ma l'udire nuovamente il suono di quella motosega dietro di me, mi fece ritornare alla realtà e realizzare che il mio principale obiettivo era salvare me stesso.

Ma come avrei fatto, dal momento che mi ritrovai il cannibale correre verso la sua povera, succulenta preda che non riusciva più a muoversi a causa del dolore della caviglia che ormai era diventata talmente gonfia e dolorante che quasi non mi sentivo più la gamba?

«Ora sei mio!» parlò malvagiamente Manera alzando in aria la sua motosega.

"Ho fatto una cazzata, Lisa." pensai.

Ma qualcuno avrebbe pur dovuto farlo. La Murkoff non poteva continuare a fare i soldi con i pazienti che morivano torturati. Era inconcepibile e disumano, e nessuno avrebbe mai potuto smuovermi dalla mia decisione di denunciare quei luridi bastardi. Nemmeno se mi avessero detto prima tutto ciò che mi sarebbe successo, e come sarei morto.

Perché in quel momento realizzai di essere fottuto.

Guardavo la motosega per aria, lasciandomi scappare qualche lacrima e gremito di terrore, mentre Manera rideva soddisfatto alla vista di colui che sarebbe diventato presto il suo nuovo pasto.

Strizzai gli occhi, lasciando cadere la telecamera a terra e ripetendomi che, comunque, ne fosse valsa la pena.

Lisa mi avrebbe trovato. Qualcuno sarebbe venuto in possesso delle registrazioni e tutto sarebbe venuto a galla, seppur senza di me, che in quel momento guardavo la morte avvicinarsi sempre di più.

«STALLE LONTANO!» sentimmo poi qualcuno urlare alle mie spalle, facendo cessare il suono della motosega.

Love isn't for everybodyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora