Capitolo 3

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Di nuovo le cuffie alle orecchie, di nuovo tanti sogni e tanti pensieri che invadevano la mia mente, come tutti i giorni. Solo che stavolta anche il cuore mi sussultava mentre pensavo e sognavo un Niall Horan tutto mio, che mi chiamava principessa al telefono, che mi sorrideva e mi abbracciava in continuazione. Sembrava un ragazzo veramente dolce ed era anche molto disponibile. Ero certa che conoscesse la mia fama da ragazza stronza dell’anno, quindi doveva essere dura per lui farmi da tutor, probabilmente si vergognava anche a starmi vicino.

Sospirai triste, ripensando ai vecchi tempi, a quando tutto andava a gonfie vele, a quando tutto era bellissimo e luminoso. Quei tempi erano lontani ormai e non sarebbero più tornati, nemmeno la vecchia Ross sarebbe tornata, ora c’era la nuova, con mille cicatrici nel cuore e nella pelle.

“Dove credi di andare, Ross?”

Le risate di due ragazzi inondarono le mie orecchie con un ghigno di paura. Mi tolsi subito le cuffie e le misi in tasca, prima di sentirmi un forte pugno nello stomaco. Caddi a terra per il dolore, massaggiandomi la pancia con già le lacrime agli occhi, pronte ad uscire. Trattenni il fiato e alzai lo sguardo, notando che quei due ragazzi li conoscevo e che frequentavano l’ultimo anno. Ci risiamo. Altre botte, un’altra sofferenza. 

Quei due ragazzi si divertirono a pestarmi di pugni e calci, nello stomaco, nelle gambe dove già c’erano le ferite che si stavano riaprendo dopo ogni botta. E faceva un male quasi insopportabile, sentivo già il sangue sporcarmi i pantaloni neri. “Ross”, sussurrò uno dei due prendendomi per la maglia e appiccicandomi al muro. Mi leccò il lobo e mi baciò il collo. Un senso di disgusto mi barcollò addosso. Dovevo essere forte, almeno potevo farlo per mia madre.

Presi coraggio e gli diedi un forte calcio in mezzo alle gambe, mi lasciò di colpo e si piegò in due per il dolore. L’altro si stava già avvicinando ma io riuscii a scappare nonostante le gambe mi bruciassero e lo stomaco mi stesse facendo un male cane.

Quando mi voltai lui non era più dietro di me e io potei appoggiarmi per riprendere fiato sul muro davanti a me. Un altro colpo basso, un calcio nel polpaccio e caddi a terra sfinita. “Ma chi credi di essere, eh?”, disse l’altro ragazzo che non aveva avuto l’onore di assaporare un mio calcio in mezzo alle palle.

Mi riprese per le braccia, spingendomi a forza contro il muro. Chiusi gli occhi preparandomi al peggio, ormai tanto non avevo più le forze di difendermi e quel calcio era stata la mia condanna. Mi preparai a ricevere un pugno o magari un altro calcio o qualcosa di peggio. Pregai il Dio a cui non avevo mai dato conto di aiutarmi almeno per quel giorno che le gambe mi facevano troppo male per sorreggermi.

Ma non arrivò mai il pugno, o il calcio o quel qualcosa di più e il ragazzo si allontanò velocemente da me, facendomi cadere a terra. Aprii gli occhi e c’era un biondo che l’aveva preso per la maglietta e lo stava sbattendo al muro urlandogli contro i peggio insulti. Il biondo era Niall e io non ci credevo, quel biondo mi stava salvando, prendendolo a schiaffi. Il ragazzo si divincolò dalla sua presa e scappò velocemente via dal biondo. “Niall?”, chiesi con voce fievole, guardandolo a occhi socchiusi mentre si avvicinava. Stava succedendo? Doveva essere uno dei miei stupidi filmini mentali, me lo sentivo.

“Tranquilla, ci sono io ora.”, disse lui prendendomi in braccio e trasportandomi dalla parte opposta da dove ero arrivata, piantandomi al posto del guidatore di una Range Rover nera.

Chiusi gli occhi.

Quando riaprii gli occhi ero in camera mia, sul mio letto. Mi guardai ed ero senza vestiti addosso, solo in intimo con mille fasciature e cerotti addosso. Non potevo credere ai miei occhi. Mio padre mi aveva scoperta? Aveva visto le mie ferite e me le aveva curate? E ora cosa gli avrei raccontato? Non doveva sapere che mi tagliavo, nessuno doveva saperlo. Arrossii violentemente per l’imbarazzo e forse anche per la paura.

Wrong || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora