Capitolo 34

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Quel messaggio mi fece automaticamente sgranare gli occhi e partire il cuore a mille. Il respiro mi si era già fatto più affannato. Dannazione.

Perché diavolo avevo lasciato che Zayn andasse via così presto? Ora avevo solo mio padre in casa.

Un momento. C’era mio padre.

Ma non avrei mai avuto il coraggio di dirgli chi fosse Louis, né tanto meno quello che mi aveva fatto e che stava continuando a fare.

Almeno potevo essere sicura che non mi avrebbe fatto del male per quella sera, ma non potevo rimanere a dormire tra gli allori, dovevo fare qualcosa. Istintivamente ripresi il cellulare e digitai il numero di Niall, attendendo con impazienza che rispondesse.

“Amore?”, rispose.

Esitai un attimo, portandomi la mano sulla fronte. “Niall, Louis è qua sotto.”, sussurrai, ben sapendo che alla fine nessuno mi avrebbe sentita.

“Che cosa? Sei da sola?”, urlò lui in preda al panico. Sentii dietro di lui Harry chiedergli spiegazioni.

“Non sono da sola, c’è mio padre!”, risposi io abbastanza sollevata, sentendo i due migliori amici sospirare.

Bussarono alla mia porta, mio padre entrò con un piccolo sorriso. “Tesoro ora devo andare, ti ho preparato la cena. Magari chiama i ragazzi, così non rimani da sola.”, disse avvicinandosi a me e lasciandomi un bacio sulla fronte.

“C-cosa? Te ne stai andando?”, chiesi io balbettante. Si aggiustò la giacca. “Te lo sei dimenticata? Stasera lavoro.”, rispose alzando un sopracciglio.

Merda.

“Ah”, abbassai lo sguardo, portando il cellulare all’orecchio, “Sì, buon lavoro papà.”, risposi col panico.

Fece un piccolo sorriso e uscì dalla mia stanza, lasciando la porta aperta. Ero nei guai, nei seri guai.

“Hai sentito?”, chiesi al telefono, terrorizzata.

“Siamo già in macchina Ross, resisti.”, rispose Niall chiudendo il telefono subito dopo.

Sospirai preoccupata. Louis era là sotto e avrebbe sicuramente visto mio padre uscire. Misi il cellulare sopra il comodino e mi tuffai sul mio letto.

Mi affacciai alla finestra e vidi una macchina nel vialetto che non avevo mai visto, ma scommettevo che era quella di Louis. Quel bastardo non voleva proprio lasciarmi in pace dannazione.

Il campanello suonò, il cuore mi balzò in gola per lo spavento. Scesi tremolante dal piano di sopra, camminando lentamente. Non gli avrei aperto, io non dovevo aprirgli.

Guardai dallo spioncino della porta d’ingresso e lo vidi. Aveva la testa abbassata e il cappuccio che gli copriva i capelli che sembravano ancora più scuri nella sera. Il suo viso era coperto, ma era evidente un ghigno compiaciuto. Bastardo.

“Apri Ross, so che ci sei.”, urlò con quella sua voce squillante che non mi era mancata per niente.

Iniziai a respirare faticosamente. “Vattene Louis, tanto i ragazzi stanno arrivando!”, gridai io, appoggiandomi alla porta.

Lo sentii ridere, lo guardai ancora dallo spioncino mentre si divertiva a prendermi in giro.

“Hai già chiamato i soccorsi? Magari ora la vinci tu Ross, ma non dormire serena stanotte, più presto di quanto immagini io ti avrò di nuovo.”, disse con voce cattiva, alzando la testa e guardando attraverso lo spioncino. Non poteva vedermi, ma sapevo che lo stavo osservando.

Wrong || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora