Capitolo 6

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Mi gettò senza badare a niente, facendomi sbattere la schiena contro il bracciolo del lungo e spazioso divano blu che era davanti la televisione del mio salotto. Si mise sopra di me, spalmando il suo corpo sopra il mio, schiacciando le mie forme contro il suo petto. E le lacrime rigavano silenziose le mie guance, non ero riuscita a ribellarmi, era troppo forte e mi teneva in pugno.

I suoi occhi studiarono attentamente il mio viso, le sue mani esploravano ogni parte di me e non mi ero mai sentita tanto disgustata. Louis poteva anche essere un bellissimo ragazzo, ma quello che mi stava facendo era davvero orribile.

Appoggiò le labbra sulle mie, premendo per un bacio che io non volevo dargli, ma che prontamente mi costrinse a ricambiare. Non attese il mio consenso per inoltrare la lingua nella mia bocca. Era tutto così strano, non riuscivo a togliermelo di dosso. E poi quella che razza di punizione era?

Gli morsi forte il labbro e gli scappò un gemito, alzandosi appena e guardandomi minaccioso. “Se è questo che vuoi, Ross, questo avrai.”, disse lui spaventandomi, muovendo le mani prima dalle spalle, velocemente fino a dentro i miei pantaloni, dove lì urlai. “Puoi urlare quanto ti pare, stavolta nessuno ti verrà a salvare.”, disse con un ghigno facendomi disperare solo di più.

Aveva le dita che sfioravano la mia intimità da sopra le mutande e non si fece nessun tipo di problema ad oltrepassare anche quelle. Altre urla di disperazione, mi tappò la bocca con una mano mentre con l’altra tormentava la mia intimità violata. Sorrideva, ogni tanto mi baciava sulla pancia, poi tornava alle mie labbra, senza mai smettere di muovere le dita dentro di me. Era il mio primo rapporto intimo con un ragazzo ed era sicuramente uno schifo di primo incontro.

Me l’ero sempre immaginato pieno d’amore, col ragazzo di cui ero veramente innamorata, una cosa carina, non costretta, semplice, romantica. E invece ero sul mio divano con Louis Tomlinson di sopra che mi stava praticamente stuprando.

“Non sospiri, piccola Ross?”, chiese vedendomi solo piangere. Come potevo gemere di piacere davanti a una scena del genere? Louis era un porco, era solo un incubo.

Tolse veloce le dita e mi slacciò i pantaloni, abbassandomeli appena. Mi tolse anche le scarpe con una mano, mentre con l’altro braccio mi teneva ferma. Tentai persino di dargli un calcio ma lui era troppo svelto e furbo per farsi prendere. Chiusi gli occhi, ormai stanca. Se era così che doveva andare, non potevo più farci niente.

Quando pensai che quella tortura si sarebbe accentuata, qualcuno suonò al campanello di casa. Louis si fermò di scatto volgendo lo sguardo verso la porta. Ci fu un silenzio per un certo numero di secondi, finché il campanello suonò di nuovo. “Chi è?”, chiese lui guardandomi.

Feci spallucce, mi asciugai le lacrime e riuscii a scrollarmelo di dosso, alzandomi i pantaloni e correndo verso la porta con lui dietro che cercava di fermarmi. Quando aprii i miei occhi si spalancarono insieme a quelli del castano. L’azzurro dei miei occhi si incontrò con quello cristallino del biondo davanti a me e mi riempii di lacrime.

“Ross, ma che diavolo succede?”, chiese lui vedendomi così sconvolta. Mi gettai tra le sue braccia e iniziò ad accarezzarmi i capelli con dolcezza, intimandomi all’orecchio di stare calma, ma i miei singhiozzi erano forti. Guardò Louis minaccioso. “Che ci fai tu qui?”, ringhiò.

Louis indietreggiò ancora, Niall mi lasciò e fece scivolare la sua mano verso la mia, intrecciando le dita con le mie, facendomi sobbalzare per il gesto improvviso, poi entrammo in casa e ci allontanammo. Niall guardava malissimo Louis che era rimasto senza parole, incerto su cosa dire.

“Louis, ripeto, che ci fai qui?”, insistette il biondo incrociando le braccia al petto e guardandolo in modo piuttosto inquietante.

Ringraziai mentalmente Niall perché era di nuovo corso nel momento del bisogno, perché mi ero trovata in una situazione terrorizzante e lui era stato lì a salvarmi. Mi chiedevo se era veramente un angelo, sapeva sempre il momento opportuno per venire da me, per trovarmi. Mi chiedevo perché era venuto lì a casa mia, cosa dovesse dirmi di così importante, ma in quel momento non potevo parlare, era il momento di Louis.

Wrong || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora