Wrong || Niall Horan

Capitolo 12

Sognavo ancora il suo volto, i suoi capelli biondi arruffati, la sua voce bassa mentre mi sussurrava quelle parole dolci. Poi i suoi occhi celesti si schiudevano, brillando nell’oscurità della camera. Eravamo solo io e lui, intorno a noi non c’era niente, il contatto dei nostri corpi ci bastava, starci vicino era tutto quello di cui avevamo bisogno.

“Ross?”, una voce diversa da quella del mio Niall mi stava richiamando alla realtà, scuotendomi per le spalle con fare insistente.

Riaprii gli occhi lentamente, ritrovando uno sguardo scuro a pochi centimetri da me. Balzai per la sorpresa, scrollandomi il riccio di dosso e facendolo cadere a terra. Grugnì rialzandosi lentamente. “Scusa Harry! Mi hai spaventata.”, dissi in mia difesa, prendendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi e mettersi seduto accanto a me sul letto. Fece spallucce, dopo prese a studiare attentamente le mie labbra chiuse, leccandosi le sue.

“Ti va di andare a farci un giro? O vuoi rimanere a casa da soli?”, disse con un tocco di eccitazione nel tono.

Lo squadrai con sguardo accigliato, poi lo levai da davanti me, scostando le coperte e alzandomi dal letto. Mi stiracchiai, lasciando scrocchiare le ossa della schiena e delle gambe, poi aprii l’armadio in cerca di qualche vestito. “Preferisco andare a fare un giro.”, dissi poco dopo. L’idea di rimanere da sola a casa mia con Harry mi metteva inquietudine, ora avevo paura persino di lui e non mi fidavo pienamente come mi aveva consigliato Niall.

Il riccio sbuffò, appoggiandosi sulle sue mani sul mio letto, guardandomi con attenzione mentre sceglievo i vestiti da mettermi. Guardai fuori dalla finestra lo spiraglio di luce che premeva per entrare nella stanza e corsi ad aprire le persiane, lasciando che la luce del mattino entrasse dentro la stanza. Mi voltai di scatto verso la sveglia dai colori verdi: era lunedì ed era giorno di scuola! Guardai terrorizzata Harry. “Devo andare a scuola!”, urlai quasi, estraendo dei jeans chiari dall’armadio e una maglia lunga e nera dal cassetto.

Harry scosse la testa. “Ma sono già le nove!”, sbuffò con voce roca, indicando la sveglia.

“Me la fai tu la giustificazione per l’entrata posticipata?”, replicai io togliendomi velocemente i vestiti senza badare al fatto che c’era lì Harry a fissarmi. Arrossi violentemente mentre mi finivo di infilare i jeans. Lo vidi leccarsi le labbra compiaciuto. “Non guardare!”, gli urlai in preda al panico, mettendomi addosso anche la maglia scura.

“Ormai.”, replicò lui senza mai staccare gli occhi di dosso al mio corpo. “Complimenti, comunque.”, aggiunse dopo leccandosi le labbra e alzandosi dal letto per raggiungermi. Quando fu fin troppo vicino a me iniziai ad indietreggiare, ma mi ritrovai con le spalle al muro. Si leccò le labbra ancora, era un tic troppo frequente per lui. Appoggiò le mani ai miei fianchi e si avvicinò, solleticandomi la guancia con i ricci e inondando le mie narici con il suo buon profumo. 

Deglutii rumorosamente per il nervosismo. “T-ti prego Harry, andiamo.”, lo spronai io balbettando e insicura sul da farsi. Mi teneva inchiodata al muro con il suo bacino che premeva contro il mio, ero bloccata dal suo sguardo ipnotizzante.

Si avvicinò ancora di più, la distanza tra noi era quasi inesistente, quando con la lingua percorse una striscia sul mio collo, facendomi rabbrividire dopo aver tastato il forte succhiotto che mi aveva lasciato Louis. Ancora faceva male nonostante fossero passati tre giorni. 

Chiusi gli occhi e gli appoggiai le mani al petto per allontanarlo, ma non si mosse di una virgola, la sua figura imponente dominava più della mia. “Hai paura di me?”, chiese sottovoce.

Deglutii ancora. “Non avrò mai paura di te.”, risposi io sicura delle mie parole. Mi fidavo di Niall, se diceva che Harry non poteva farmi del male non l’avrebbe mai fatto, non si sarebbe mai comportato come Louis dopo le tante volte che mi aveva salvato da lui. Harry stava recitando la parte del ragazzo forte e possessivo, ma sapevamo entrambi che lui non era quello.