Capitolo 1

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"Antipatica. Acida. Stronza. Senza talento. Sola. Sbagliata. Fuori posto. Brutta. Cicciona. Stupida. Esclusa. Non amata. Triste. Confusa. Depressa. Noiosa. Esibizionista."

Diciassette nuovi tagli. Sì, sono diciassette. È vero, sono stupida ma sono in grado di contare. Non sono un'esibizionista, io lo faccio da sola, per conto mio, senza che nessuno mi veda. Mi hanno scoperto una volta, è vero, lo so, ma hanno solo voluto insistere, io volevo tenerlo per me.

Sono diventata acida e antipatica per colpa loro, non mi piace socializzare, non mi piace essere carina e dolce come tutte le altre ragazze, ecco perché i maschi stessi non vogliono frequentarmi. Non ho amici, sono sola perché sono sbagliata, fuori posto. Sono esclusa, non sono amata, sono triste e sono confusa, forse sono anche depressa e ormai sono diventata anche noiosa.

Ma una volta non era così.

Non sono cicciona, ho una trentotto, ma forse sono brutta, quello non lo so, prima avevo tanta autostima di me stessa, mi piaceva com'ero fatta e piacevo agli altri per la mia sicurezza. Ora non più, ora non ero più niente se non depressione, bruttezza e vecchiaia.

Avevo solo diciassette anni, eppure mi sentivo vecchissima e brutta dentro, soprattutto.

La mia luce si era spenta proprio nello stesso momento in cui si era spenta lei. Con lei tutto era andato via, io ero un'altra persona, facevo schifo a me stessa e agli altri. Ero giudicata, offesa, discriminata, vittima di bullismo e soprattutto di autolesionismo.

Giravo con le cuffiette nelle orecchie, con la musica deathcore sparata a volume massimo, triste com'era, mi confortava e sfogava la rabbia al posto mio.

Un compito in classe quella mattina era sicuramente l'ultima cosa che avrei voluto affrontare. Avevo di nuovo pianto tutta la notte dopo aver visto i vecchi filmini con mia madre, allargando i miei pensieri a tutte le altre persone che mi odiavano. Mi ero persino cancellata da facebook perché era una cosa penosa.

Prima non era così, niente era così.

"Gates, mi raccomando non consegnare in bianco, almeno leggi la traccia.", la professoressa di antologia mi sorrise, porgendomi la traccia per cui avremmo dovuto fare il tema.

Una volta mi ero sfogata con lei, esattamente sei mesi prima di quella mattina, dopo che erano passati tre mesi dalla morte di mia madre. Era stata una pessima idea ma avevo almeno sputato fuori tutto quello che provavo - e non avevo ancora finito - e lei mi aveva saputo confortare, aiutandomi a studiacchiare per i nuovi giorni. Inutile dire che avevo mollato presto tutto.

Consegnavo tutte le verifiche in bianco, i compiti non li facevo e rendevo mio padre sempre più stanco e deluso di me. Ma dopotutto, ormai deludevo tutti.

Ad ogni modo decisi di leggere la traccia come mi era stato chiesto, incuriosita dal tono del tipo 'sto tramando qualcosa' che aveva utilizzato l'insegnante.

Descriviti. Descrivi come ti senti, come ti vedi fisicamente e caratterialmente.

Descrivi brevemente il carattere e il fisico di una persona che ami, a tua scelta, e motiva la tua scelta.

Bastarda, voleva farmi sfogare di nuovo e stavolta l'aveva fatto sottoforma di tema.

Non potevo farlo, era completamente fuori luogo: io non volevo più sfogarmi con nessuno, non volevo ricordarmi la persona che amavo di più al mondo, motivandone pure la risposta. Era pazza, era una stronza, la odiavo, mi voleva fregare ma io non gliela volevo dare vinta.

Posai la penna sul banco e mi misi a braccia conserte, lanciando furtive occhiate alla professoressa che mi guardava maliziosa dalla cattedra, sicura che ci sarebbe riuscita.

Ma non poteva riuscirci, io non avrei fatto quel tema nemmeno per idea.

Guardai la traccia nuovamente, poi mi guardai intorno: i miei compagni avevano tutti iniziato a farlo a testa bassa, sicuri su quello che avrebbero scritto. Sbuffai.

Presi la penna e iniziai a scrivere.

Mi faccio schifo. Sono poco intelligente, non parlo mai se non per offendere, i miei compagni mi chiamano acida e antipatica e io credo che abbiano ragione. Una volta, però, ero solare, dolce e simpatica con tutti, quindi alla fine non so più qual è il mio vero carattere. Non so se è quello là di prima, quando ero disponibile ad aiutare tutti, oppure quello di adesso, che sono antipatica con tutti e dico sempre cose poco carine e inadeguate. Come dicono i miei insegnanti 'uso un linguaggio troppo scurrile'. Hanno ragione dopotutto.

Fisicamente sono magra, ho le forme belle e questo è vero, i capelli lunghissimi e mossi, castano chiaro, gli occhi azzurro cielo e le labbra carnose. Una volta i ragazzi andavano matti per le mie labbra, ora non guardano più niente di me.

Passando al resto, l'unica persona che amerò per sempre è mia madre. Si chiamava Anne Cataline Gates, perché aveva lo stesso cognome di papà. Anne era la mamma migliore del mondo, mi raccontava le sue storie di quando era piccola prima che andassi a dormire, le raccontavo tutto quello che mi succedeva con i compagni e con la mia vita, quindi era una donna che sapeva ascoltare, che mi coccolava. Era simpatica, divertente e solare, papà la adorava, se stavi con lei tutto il giorno non ti annoiavi mai, era incredibile.

Mi assomigliava molto esteticamente, ma lei era molto più bella di me. I suoi capelli lisci ricadevano fino a poco sotto le spalle, aveva la tinta bionda ma in realtà è castana chiara, come me. Gli occhi azzurri avevano le mie stesse sfumature, sembravano l'oceano e il cielo mischiati insieme. Era magra ed era stupenda, tutti si voltavano quando lei passava.

Inutile dire perché la amo tanto, è la persona più meravigliosa di questo mondo!

Detto questo ho finito il mio tema, cara professoressa, spero che sia soddisfatta. Almeno è più lungo di tutti gli altri che ho fatto.

Scritto anche in bella copia mi alzai, asciugandomi le lacrime, misi le cuffiette nelle orecchie e consegnai il mio compito, vedendo l'espressione sorpresa della mia insegnante, poi uscii dalla classe facendo parlottare il resto dei miei compagni che erano soliti a sfottermi per qualsiasi cosa facessi.

Mi sdraiai sull'erba morbida del giardinetto enorme che stava a fianco della scuola e guardai gli altri studenti che passavano di lì.

Sospirai, misi le cuffiette che si fermarono su una canzone dolce di un gruppo hardcore, parole che mi toccavano, che mi facevano piangere ogni volta che arrivavo lì. Ecco perché non l'ascoltavo mai, faceva sempre troppo male ricordare le parole.

Mi sentii smuovere, riaprii gli occhi e trovai un ragazzo accanto a me. Mi misi a sedere di colpo, togliendomi una cuffietta. "Sei impazzito? Non vedi che ci sono io qui?", sbraitai.

Il ragazzo si voltò a guardarmi confuso. "Scusami, io non volevo infastidirti..", disse lui quasi balbettando. Aveva le guance in fiamme.

Sospirai stanca. "Non importa.", risposi io cercando di darmi una calmata. Mi soffermai a guardarlo: aveva i capelli biondi col ciuffo tirato su col gel, gli occhi azzurri, limpidi, belli quasi come quelli della mamma. Il suo viso era dolce, sembrava un bambino anche se era evidente che fosse grande, anzi sembrava anche più grande di me. Mi mancò il fiato per la sua bellezza.

"Me ne vado.", disse lui timido, alzandosi in piedi e camminando lento verso l'altra parte della scuola. Se n'era andato anche lui. Mi sentii quasi mancare l'aria, era come se non volessi che andasse via. Era di una bellezza assurda, mi aveva quasi sciolto il cuore per la sua tenerezza nell'espressione e l'innocenza nella voce. Era come se il mio cuore urlasse 'non andartene, non lasciarmi!' mentre la mia bocca taceva e i miei occhi lo fissavano allontanarsi.

Dovevo sapere chi era, come si chiamava. Non potevo credere che era stato l'unico ragazzo a non farmi incazzare per quel giorno. Era come se i suoi occhi avessero illuminato una piccola parte di me, come se qualcosa si fosse risvegliato.

Ma che dico, Ross è acida, antipatica, Ross rimarrà sempre sola.

Al diavolo tutto, come sempre.

Wrong || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora