Capitolo 27

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Mancava solo una settimana alla partenza.
Ero andata all'accademia di danza per prendere tutti i documenti che dovevo spedire via email alla nuova Accademia di Los Ángeles e poi andai in centro per prendere le ultime cose per la partenza.
Quando ritornai a casa trovai Andreas seduto sulle scale, era dal giorno del ritorno a Roma dalla Sicilia che non ci vedevamo.
Si era fatto crescere la barba ed era ancora più figo.
«Ciao, che cosa ci fai qua?», chiesi
«Volevo parlarti», dentro di me pensai al peggio
«Okay...vuoi entrare?», annuii e così entrammo in casa, «Non so, vuoi un po' d'acqua?», chiesi. Perché eravamo così imbarazzanti?
«No grazie», si mise seduto sulla sedia e io invece rimasi in piedi
«Di cosa volevi parlarmi?»
«Io ci ho pensato per tutta la settimana prima di venire qua, mi hai fatto molto male non avermi detto che partivi per Los Angeles, sai che ti avrei appoggiato, che non ti avrei impedito di partire...»
«Lo so, e mi dispiace»
«Aspetta non ho finito...non posso essere arrabbiato, voglio passare gli ultimi giorni prima che parta con te, per lasciarti un bel ricordo di noi due da pensare quando sarai a Los Angeles da sola», andai da lui e lo baciai, mi era mancato tantissimo. Lo amavo.
«Ti amo, non potevo partire sapendo che tu eri arrabbiato come me»
«Non posso essere arrabbiato con te a lungo, ti amo troppo», mi baciò

I giorni a seguire li passammo quasi sempre insieme.
Un giorno andammo a fare un picnic in montagna, un altro andiamo al mare,  altri giorni invece rimanemmo a Roma a fare shopping o semplicemente a passeggiare mano nella mano. Ogni momento insieme era importante.
Non lo vedevo per un anno, poi.
Una sera andammo a cena fuori e poi a casa sua dove scoppiava la passione.

Sabato sera prima della partenza, invece Veronica aveva una festa in mio onore. Ero davvero onorata.
Ero entrata in questa compagnia da un anno e già mi sentivo parte di un famiglia, mi mancheranno tutti.
«Sai ti invidio, quanto vorrei stare al tuo posto», mi disse Virginia mentre stavamo appoggiate al bancone a guardare gli altri che ballavano
«Vedrai che anche tu avrei tante proposte, sei una ballerina eccezionale»
«Scusate...posso rubartela per un po?», chiese Andreas
«Certo», lo seguii
«Devo dirti una cosa», mi sussurrò all'orecchio
«Cosa?»
«Andiamo in un posto più tranquillo, qui c'è troppa gente», cosi lasciammo la sala e andammo nei camerini dove non c'era nessuno, ci sedemmo su due sedie e aspettai che inizi a parlare
«Mi hanno offerto una borsa di studio in un'accademia a New York»
«Che bello...sono felice per te,quando partiresti?»
«Una settimana dopo la tua partenza»
«Los Angeles e New York non saranno vicinissime...ma mai quanto l'Italia»
«Già è vero ma anche lì sarà difficile vedersi»
«Adesso non ci pensiamo, sono davvero contenta per te», l'abbracciai e poi tornammo di là
«Gli altri lo sanno?», chiesi
«Solo Alessio e Veronica»,andammo di là in pista e venni a sapere che era arrivata mia madre
«Menomale che esiste Veronica, altrimenti qua nessuno mi avvisa», disse mia madre
«Scusami, ma sono stati giorni un po' pesanti»
«Immagino...posso accompagnarti all'aeroporto?»
«Pensavo di andarci con Andreas»
«Fa niente, è giusto che passi del tempo con tua madre prima di partire, noi ci saluteremo a casa», disse Andreas, ma come fa?
«Come vuoi».
La festa continuò fino a quasi le tre del mattino ma visto che il giorno dopo mi dovevo svegliare presto, decisi di tornare a casa
«Ti accompagno», disse Andreas
«No, non voglio che vai vai dalla festa per me»
«Senza di te, è inutile restare», cosi salutò un po di persone e poi uscimmo dalla festa e tornammo a casa.
«Dormiamo insieme per l'ultima volta?», gli chiesi davanti casa mia
«Certo»
«Ma dormiamo solo eh», scendemmo dalla macchina ed entrammo. Lasciai la borsa sul tavolo, e in seguito andammo verso la camera, mi stampò dei baci sul collo
«Dai mi fai il solletico», dissi, entrammo in camera e chiuse la porta, mi tolse il vestito, tale da farmi rimanere nuda davanti a lui, mi baciò e io ricambiai con foga, lo aiutai a togliersi la maglietta e poi continuammo a baciarci andando a sdraiarci sul letto.

***

Il mattino dopo la sveglia suonò le sette, «Spengi sta cosa», esclamò Andreas coprendosi con il cuscino
«Devo alzarmi», dissi cercando di togliermelo di dosso
«No dai, resta altri cinque minuti qui con me», tirandomi a se 
«Ho un aereo da prendere e mia madre alle 9 mi viene a prendere»
«Sarai pronta per le nove, fidati...ma adesso ti voglio ancora un po per me», cominciò baciarmi e io finii sopra di lui, ci coprimmo con il lenzuolo continuando a baciarci.

Alle otto meno e quarto riuscii finalmente ad alzarmi e andai a lavarmi in bagno e poi mi vestii, controllai se avevo messo tutto in valigia, la chiusi e la portai in sala dove gli altri stavano facendo colazione
«Preso tutto?», chiese Olivia
«Penso di si...alla peggio me lo invi per posta», posai la valigia nell'atrio e andai a prendere il caffè e poi mi misi seduta vicino ad Andreas.

«Chiamami prima di imbarcarti», disse Andreas dopo aver caricato le valigie in macchina
«Si»
«E quando atterri, ovviamente»
«Sempre se sei sveglio»
«Avrò il telefono accesso...»
«Meglio che andiamo a quest'ora possiamo incontrare del traffico», disse mia madre uscendo da casa
«Si un attimo», lei salii mentre io salutai Olivia, poi andai da Andreas e lo baciai
«Ci vediamo a New York», disse
«Ci conto eh», stavo per entrare in macchina quando si fermi una macchina davanti a noi
«Stavi partendo senza salutarci?», chiese Veronica scendendo dalla macchina, andai verso di lei e l'abbracciai. Per me, in questi mesi era stata davvero fondamentale. Se non avesse creduto in me fin dall'inizio, non sapevo come avrei fatto 
«Grazie per appoggiarmi sempre, spero di poter contare su di te anche quando sarò a Los Angeles», dissi
«Ogni qualvolta che ne hai bisogno,basta che prendi il telefono e mi chiami», dopo di lei passai a Giuliano
«Grazie per aver creduto in me, fin dall'inizio», dissi
«Io credo in te, diventerai un'ottima ballerina...spacca tutto a Los Angeles», abbracciai anche lui e poi salii in macchina, iniziò a partire e io mi affacciai dal finestrino e salutai con la mano
«Ciao ragazzi, mi mancherete...vi porterò nel cuore», sussurrai e poi rientrai e mi rilassai fino all'aeroporto.

Non Ho Mai Saputo Fingere [Andreas Muller]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora