Capitolo 18

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Andreas's pov
Stavo parlando con Azzurra al telefono quando sentii dall'altra parte un botto e poi cadere la linea, pensando al peggio raggiunsi la mia macchina e poi cercai di raggiungerla ma non sapevo quale strada aveva preso, mentre camminavo mi ritrovai in mezzo al traffico
«Ci manca solo questo», esclamai, scesi dalla macchina per vedere cosa stava succedendo, chiesi al primo che trovai, «Scusa, che cos'è successo? Ne avremo per molto?»
«Un incidente tra una macchina e un motorino...è rimasta ferita una ragazza...pare sia grave», non sapevo il perché ma sentivo uno strano presentimento, corsi verso il lungo dell'incidente spingendo tutti beccandomi i peggio insulti, riconobbi il motorino di Azzurra e poi la barrella con sopra lei, corsi verso di la ma venni bloccato  da uno della polizia
«Non può passare, mi dispiace», mi disse
«Almeno mi dica dove la portano», lo supplicai
«All'ospedale Umberto I»
«Ok grazie», ritornai indietro verso la mia macchina, e tentai di uscire dal traffico per andare all'Umberto I, durante il tragitto mi chiamò Elena, rifiutai la chiamata non avevo di tempo di sentirla, ma invece chiamai Olivia, la sua amica,
«Andreas, che succede?», mi chiese
«Azzurra ha appena avuto un incidente...la stanno portando all'ospedale Umberto I»
«Com'è un incidente? Com'è successo? Lei come sta?»
«Forse è grave, io sto andando là»
«Beh ci vediamo lì...a proposito sua madre la chiamo io o lo fai tu?»
«Preferisco che lo faccia tu»
«Okay...ci vediamo più tardi», riattaccai e io girai a sinistra verso l'ospedale, arrivai poco dopo l'ambulanza, parcheggiai e corsi dentro
«Salve, è appena stata portato con urgenza una ragazza, il suo nome è Azzurra...sa dirmi dove l'abbiano portata?», chiesi alla tipa della reception
«Lei è un parente?»
«No»
«Mi dispiace ma non la posso far entrare»
«Dai la prego, faccia un eccezione è importante», forse avendo visto quanto ero disperato, si guardò intorno e non vedendo nessuno
«E vabbene...si trova nel reparto di urgenza...ma io non gli ho detto niente»
«Grazie», poi mi diressi là e ci trovai già Olivia, «Come fai ad essere già arrivata?  Perché a te hanno fatto  entrare?», chiesi
«Ero qua vicino...é quasi mia sorella, ci conosciamo da quando eravamo piccole»
«Hanno detto qualcosa? Come sta?»
«Ancora niente...sono arrivata mentre la stavano portando al reparto di urgenza e ancora non è uscito nessuno».

Dopo che aspettammo circa una ventina di minuti, finalmente uscì un dottore e gli andammo tutti incontro «Allora?», chiesi
«La situazione non è cosi grave, ma ha avuto un trauma cranico e adesso è in coma...bisogna solo sperare che passi la notte», disse, poi si scusó e tornó a lavoro, tirai un sospiro di sollievo. Almeno non era così grave, come mi dicevano
«Ma com'è successo?»
«Stavamo insieme al mare, e nell'istante in cui stavo parlando a telefono con Elena, lei non c'era più, la chiamo e iniziamo a parlare a telefono...credo che si deve essere distratta perché poi sento un botto, quindi mi sento un po responsabile»
«Tu non centri nulla, tranquillo...erano giorni che era strana, dovevo starle più vicino», vedemmo giungere la mamma
«Come sta mia figlia? Che cosa le è successo?», chiese allarmata, correndo verso il reparto d'urgenza ma io la fermai in tempo
«Non si può entrare...ma non è grave, ha avuto un trauma cranico ed entrata in coma...dobbiamo soltanto aspettare», le dissi, mi abbracciò.

Eravamo in sala d'attesa da circa tre ore, e ancora nessuno ci aveva dato altre novità sulla situazione di Azzurra
«Possiamo entrare?», chiesi al primo medico che passò
«Uno alla volta pero»
«Okay», guardai gli altri «Vai tu, Andreas», mi disse Olivia
«Grazie»,e poi entrai nella sua stanza.
La vidi là, sdraiata sul lettino con dei fili che la tenevano in vita, mi avvicinai e le presi la mano
«Ehi...mi dispiace un sacco per quello che è successo, sento che è un po colpa mia. Non avrei dovuto rispondere ad Elena...non riesco a vederti sdraiata su questo letto, devi tornare a ballare, abbiamo uno spettacolo da fare...», dissi, sentivo che mi poteva sentire. Notai che aveva alzato un dito, sorpreso uscì dalla stanza per cercare un medico, mi fecero uscire per fare gli accertamenti.

Durante l'attesa, arrivò Elena in compagnia di Giuliano e Veronica
«Siamo venuti appena abbiamo saputo», disse quest'ultima
«Come sta?», chiese Giuliano
«Stanno dentro per fare dei controlli»
«Se non sa guidare un motorino, questa è la fine che si fa...la patente la danno proprio a tutti, oggigiorno», commentò Elena
«Che cosa sei venuta a fare qua? Non sei la benvenuta»,le rispose Olivia
«Sono qua per il mio ragazzo»
«Ragazze, non è il momento di discutere qua», dissi ad entrambe
«Hai ragione...vado a prendere un caffè», disse Olivia
«Vengo con te», disse Veronica e cosi se ne andarono.

***

«Scusate, l'orario di visite è finito... andate a casa e tornate domani...stare qua non servirà a niente», ci disse l'infermiera vedendoci tutti nella sala d'attesa
«L'infermiera ha ragione, è inutile stare qua...io sono un po stanca, amore andiamo a casa?», mi chiese Elena, non volevo andarmene via ma accettai di accompagnarla a casa
«Ci vediamo», dissi salutando gli altri
e poi uscimmo dall'ospedale.

Accompagnai Elena a casa sua
«Rimani da me stanotte?», mi chiese
«Scusami ma vorrei andare a casa a farmi una doccia, riposare un po e poi ritornare in ospedale»
«Sei più preoccupato per lei, neanche fosse la tua ragazza»
«Ma non è così, è un'amica...dovresti fidarti, ormai ho scelto di sposarmi con te»
«Si, ma sembra che ti importi più di lei che di me»
«É la mia compagna di ballo, è normale che mi importi»
«Non provi niente per lei, vero?»
«Non è il momento di parlare di questo adesso, sono stanco e vorrei andare a riposare»
«Okay, io vado...buonanotte, ti amo»
«Ti amo anch'io», le diedi un bacio e poi scese dalla macchina e poi me ne andai verso casa mia.

Mi feci una doccia e poi cercai di rilassarmi guardando la televisione, ma niente da fare volevo andare da lei in ospedale e starle vicino fino a quando non si svegliava, chiamai Veronica per farmi dire qualche novità
«Niente di nuovo, dobbiamo aspettare che passa la notte», mi disse
«Ma voi siete ancora là?»
«No, siamo andati via da poco...era inutile stare là, ci ritorniamo domani mattina»
«Okay, allora a domani», riattaccai e non riuscendo a non pensarci, presi il mio giacchetto ed uscì di casa.
Venti minuti dopo stavo parcheggiando davanti l'ospedale, entrai senza farmi vedere dalla receptionista e poi mi chiusi nella sua stanza, e mi sedei sulla sedia vicino a letto.

Non Ho Mai Saputo Fingere [Andreas Muller]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora