Capitolo 36

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Due giorni dopo la festa Julian era dovuto tornare a Los Angeles perché aveva delle cose da fare urgenti mentre io ero rimasta in Italia.
Volevo stare un altro po' insieme ai miei amici, erano cinque anni che non li vedevo e mi erano mancati.
E inoltre avevo accettato la proposta che mi avevano fatto, ossia sarei stata parte nel corpo di ballo durante il tour di Emma.

«Dai su, iniziamo le prove. Il tour partirà a breve»,disse Veronica
«Scusa il ritardo», disse un ragazzo, riconobbi la voce e così mi voltai verso di lui. Da quando mi aveva baciato alla festa di capodanno, aveva fatto di tutto per non incontrarlo in giro, non avevo nemmeno risposto alle sue chiamate ne ai suoi messaggi. E adesso me lo ritrovavo qui alle prove del tour di Emma. Sembrava di essere tornati a cinque anni fa, a quando stavamo lavorando per lo spettacolo. Sembrava passata un eternità.
«Ho dovuto accompagnare Virginia da una sua amichetta», aggiunse guardandomi
«Tranquillo, stavamo per cominciare», gli disse Veronica, andò a posare la borsa sulle sedie passandomi al fianco
«Stai bene? È da un po' che non ci sentiamo», mi disse
«Sto bene», cercai di stare tranquilla anche se era più forte di me. Lui mi rendeva nervosa.
«Perché non hai risposto ai miei messaggi o alle chiamate?»
«Sono stata impegnata»
«Dai ragazzi, mettetevi in posizione», si intromise Veronica e noi smettemmo di parlare e mi misi in posizione. Sperai che si mettesse più in là e invece Andreas si mise proprio dietro di me.

«Che ne dici di andare a mangiare qualcosa?», mi chiese mentre stavamo prendendo le nostre cose
«Non dovresti andare a prendere tua figlia?»
«No, dorme a casa di una sua amica...sono tutto per te»,  facendomi l'occhiolino, sentii qualcosa agitarsi dentro di me
«Okay, ma solo a mangiare poi ci dividiamo»
«Certo, non voglio mica sequestrarti», dopo essere usciti dalle prove andammo in una pizzeria lì vicino.
Ero agitata e lui se ne era accorto, «Puoi anche rilassarti eh», mi disse
«Lo sono»
«Hai accavallato le gambe due volte, segno che sei agitata», lo guardai. Nessuno sapeva che quando le accavallavo era segno di agitazione
«Ti conosco troppo bene, ormai», non risposi.

***

Dopo aver cenato, uscimmo dal locale
«Ti va di venire a casa? Ti offro qualcosa», mi propose Andreas mentre stavamo andando verso la sua macchina
«No», dissi senza pensarci
«Solo per bere qualcosa, niente più», sapevo cosa sarebbe successo se mi sarei lasciata andare. Ma era soltanto per prendere qualcosa insieme, mi saprò controllare
«Va bene», sorrise e così andammo verso casa sua.
Dall'ultima volta che c'ero andata, ossia cinque anni fa, non era cambiata per niente tranne per i fatto che nella stanza degli ospiti aveva messo la cameretta di Virginia
Mi sedei sul divano, «Ho solo un po' di whisky, spero vada bene?»,mi chiese
«Si, va benissimo», prese due bicchierini e me ne diede uno versando un po' di scotch
«Grazie», ne bevvi un sorso e poi lo poggiai sul tavolino di fronte, lui mi imitò, «Non pensi che dobbiamo parlare?», mi chiese.
In effetti aveva ragione, dovevamo chiarire quello che era successo alla festa di fine anno. Di quel bacio che mi aveva dato quando era ubriaco.
Quel bacio che mi aveva smosso tutto dentro di me.
La notte stessa non avevo chiuso occhio perché ripensavo a quel momento.
Perché si, quel bacio mi era piaciuto.
«Ti ascolto»
«Volevo chiederti scusa di averti baciato l'altro giorno senza dirti nulla,  so che sei fidanzata, che hai una nuova vita...ma a me è piaciuto»
«Anche a me»
«Io non ti ho mai dimenticato»
«Oddio, per aver fatto una figlia a me non sembra»
«Hai ragione, ma ero triste e non sapevo cosa facevo, ho un passato i primi mesi un inferno, passavo tutto il giorno a casa a bere»
«Mi dispiace. Neanche per me sono stati mesi facili all'inizio, mi mancavi»
«Anche tu», eravamo vicini, troppo. Poteva scappare un secondo bacio, ma decisi di resistere. Mi alzai di scatto dal divano, «Non posso», dissi
«Perché?», alzandosi anche lui e si avvicinò a me
«Julian non se lo merita»
«Lo ami?», mi chiese tutto ad un altro
«Cosa?». Non me lo aveva chiesto davvero.
«Ho detto che se lo ami?»
«Non ha nessun diritto di farmi questa domanda»
«É una domanda semplicissima»
«Meglio che me ne vado», feci per aprire la porta di casa ma lui me la richiuse con una mano, rimasi appoggiata alla porta con lui davanti, eravamo di nuovo pericolosamente vicini. Tanto da porter sentire il suo respiro. Mi resi conto che gli stavo fissando le labbra, poi lui prese e mi baciò. Ricambiai senza pensarci. Dio, quanto mi era mancato in questi anni. Gli saltai in braccio accavallando le gambe intorno alla sua vita, mi abbracciò continuando a baciarmi e così andammo verso la sua camera da letto, mi sdraiò sul letto continuando a baciarmi, ci stacchiamo solo per toglierci le maglie.
Sapevo che me ne sarei pentita il giorno successivo, ma lo desideravo troppo.

***

Il giorno successivo, aprii gli occhi e mi guardai intorno e poi al fianco, c'era Andreas che dormiva. Senza fare nessun rumore cercai i miei vestiti e poi andai a vestirmi in sala.
Decisi di andarmene prima che si svegliasse, ma avevo appena aperto la porta quando senti qualcuno richiuderla, mi voltai ed era Andreas, in boxer. «Te ne stavi andando senza dire nulla?»
«Devo tornare a casa»
«Prima facciamo colazione insieme», volevo andarmene subito ma sentii il mio stomaco brontolare e così accettai di fare colazione
«Va bene,ma tu vestiti». In boxer mi distraeva nonostante cercassi di guardare ovunque tranne che il suo fisico
«Okay, ma prima metto su il caffè»
«Posso farlo anch'io, vai a vestirti», prendendogli la caffettiera dalle mani, e lui poi andò in camera a vestirmi, sentendolo sorridere.
Dalla mia borsa sentii squillare il mio telefono, andai a vedere chi fosse. Era Julian.
*Ciao*, mi disse appena risposi
*Ehi*, cercando di far finta che andava tutto bene
*Ieri sera ti ho chiamato, ma non mi hai risposto*. Mi aveva chiamato?
*Ah sì, ero stanca e sono andata a dormire presto*, mentii
*Okay, mi manchi...non vedo l'ora di vederti*
*Anch'io...devo andare. Ci sentiamo*
*Okay, ti amo ricordatelo*
*Si*, salutai e poi riattaccai. Mi sentivo una merda, non potevo fargli questo. Non se lo meritava.

Non Ho Mai Saputo Fingere [Andreas Muller]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora