47 - Un parco d'oro

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Il profilo delle colline di Levante era per entrambi familiare. La vista delle catapecchie colorate aggrappate sui pendii come sanguisughe era tale e quale a come ricordavano.

Se Tseren non avesse avuto un senso dell'orientamento fuori dal comune, non sarebbero mai stati in grado di orientarsi nel groviglio di stradine affollate, viuzze inondate dalla mescolanza di odori che proveniva dalle finestre aperte: cibo, artigianato, bestie... Ogni aspetto della vita degli abitanti della Capitale di Levante aveva un odore distintivo.

L'Ascendente aveva indossato uno dei guanti di tessuto grezzo che le aveva donato Xhoán e stringeva la mano del Drago per non perderlo nella calca. Nonostante non si fossero chiariti del tutto, i due ragazzi sapevano che in quel momento non potevano permettere alle incomprensioni di renderli vulnerabili.

Agata era talmente abituata a far tacere i propri sentimenti, quando aveva un traguardo da raggiungere, che non ebbe difficoltà a dimenticare per un attimo che la scienziata che stavano cercando di salvare era il volto di tutte le sue insicurezze.

E Tseren, dilaniato tra la lotta perenne contro la sua metà di drago e la volontà di tenere la sua Ascendente al sicuro, era troppo preoccupato di commettere qualche passo falso. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare di petto le difficoltà di comunicazione con Agata, e non poteva che sperare che le parole di Xhoán e di Holly Dee lo avrebbero guidato, ma in quel momento tutte le sue energie dovevano essere indirizzate verso quanto si apprestavano a fare.

Raggiunsero le mura che recintavano il Parco dei Nobili, polmone verde della Capitale di Levante, e quartiere esclusivo dove i ricchi del continente abitavano in villette appariscenti separate le une dalle altre da ettari di giardini stravaganti. Invece che attraversare uno degli ingressi aperti al pubblico, scelsero un accesso privato, un cancello nero tappezzato di divieti, chiuso da un catenaccio arrugginito. Tseren strinse le mani infuocate attorno alle sbarre e le piegò con facilità, permettendo loro di intrufolarsi in una delle aree meno battute del parco.

I suoi sensi di Drago erano in grado di percepire la presenza di altre creature a centinaia di metri di distanza, e solo quando furono sicuri di essere abbastanza lontani dai pochi visitatori che a quell'ora vagavano per i giardini, i due ripresero a parlare.

«Qui va bene?» sussurrò Agata posando a terra una borsa da cui proveniva un leggero tintinnio.

L'altro annuì sicuro e così l'Ascendente cominciò ad armeggiare con il bagaglio, tirando fuori, con non poca fatica, quella che aveva tutta l'aria di essere una tuta di metallo.

«Ti aiuto a indossare l'armatura». Tseren si avvicinò e con delicatezza le liberò i capelli impigliati nel corsetto lucente. L'indumento non era di un colore uniforme, ma sembrava cucito di fili neri, gialli, rosa, argentati... E il Drago riconobbe in quel mosaico variopinto i capelli di un gran numero di Gnomi. «Non ringrazierò mai abbastanza Nynh Tray per questo dono preziosissimo» commentò mentre le avvolgeva attorno al capo un velo dello stesso materiale adamantino. Agata si fissò quell'elmo inusuale dietro le orecchie, lasciando scoperti solo gli occhi.

Il levantino fece un passo indietro per ammirare l'aria battagliera della sua Ascendente: l'armatura d'oro multicolore le copriva ogni centimetro del corpo, dandole l'aspetto di una guerriera. L'obiettivo principale dell'abbigliamento era in realtà proteggerla dal contatto con il suo corpo rovente, più che dalle frecce nemiche, e Tseren fu grato allo Gnomo per aver trovato una soluzione al problema che lo assillava da quando aveva capito di doverla portare in volo.

Per testare l'efficacia di quella protezione le strinse un avambraccio. «Brucia?» domandò.

Agata scosse il capo e arricciò le labbra in un sorriso compiaciuto, celato dal velo che le copriva il volto.

Il primo degli Alicanti [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora