111 - Umiliazione disperata

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Sospesa a molti metri d'altezza, Agata continuava ad agitarsi, nel vano tentativo di liberarsi. Ma più cercava di divincolarsi dal cavo di metallo, più questo si stringeva, comprimendole le costole. A corto di fiato, la ragazza fu infine costretta ad arrendersi; lasciò cadere le braccia lungo il busto e chiuse per un attimo gli occhi, nella speranza di districare le proprie emozioni da quelle di Tseren. I sentimenti del Drago erano una voragine senza fondo: bui, di un'afa umida, senza ossigeno. All'idea di lasciare Tseren solo in quel luogo pauroso, Agata fu colta da una rabbia incontenibile.

Si aggrappò alla corda, tentando forsennatamente di risalirla. Se non poteva tornare da lui, almeno avrebbe affrontato chiunque ci fosse sul dirigibile della FSI. Puntò lo sguardo sullo stemma che troneggiava sul pallone nero e, con un'energia che non sapeva di avere ancora in corpo, si issò faticosamente fino ad aggrapparsi all'anello da cui il cavo penzolava.

Nessuno intervenne a fermarla. O ad aiutarla. Quando la ragazza, con i muscoli delle braccia dilaniati dalla tensione, riuscì finalmente a sollevare il peso del corpo e a salire sull'aeromobile, la prima cosa che vide fu una veste argentata mossa dal vento.

Sdraiata prona, ancora ansimante, alzò lo sguardo sull'uomo vestito elegantemente.

A-8Z8 era tale e quale a come Agata ricordava. Si era tagliato i baffi che aveva l'ultima volta che lo aveva visto, sotto la pioggia battente della tempesta che aveva salvato il suo laboratorio dalle fiamme di Tseren, e aveva dunque lo stesso volto pulito che l'aveva ingannata sei anni prima.

Il Fondatore della FSI indossava una tunica argentea su cui era stretto il corpetto di un'armatura identica a quella di Agata. Anche A-8Z8 aveva scelto di proteggersi con il materiale più resistente al mondo: l'oro degli Gnomi, diventato ancora più prezioso da quando le creature semi-umane sceglievano di radersi pur di non consegnarlo ai nemici.

I lunghi capelli scuri dell'uomo erano raccolti in un'acconciatura semplice: una treccia fissata lateralmente sulla nuca da una spilla di pietre preziose. I lobi delle orecchie erano appesantiti da monili che ricordavano ad Agata i quarzi del Deserto di Levante.

L'Ascendente e lo scienziato si studiarono con calma.

La ponentina si era alzata in piedi e aveva fatto una rapida stima del numero di persone sul dirigibile: non potevano essere più di una decina, compresi i piloti. Non era un velivolo molto grande. Lungo forse appena due volte il corpo di drago di Tseren, dava l'idea di essere un mezzo di trasporto privato, uno dei tanti che doveva avere A-8Z8 a disposizione. Sulla pensilina esterna del dirigibile, insieme a A-8Z8, c'era in quel momento una sola guardia. Lo scienziato non doveva considerarla una minaccia seria.

«Ci rivediamo» proferì infine lui, facendo una pausa più lunga del dovuto, come se stesse cercando di richiamare qualcosa. «Ascendente di Tseren« aggiunse rivolgendole un ghigno.

Agata non si aspettava di certo che A-8Z8 ricordasse il suo nome. Non era un'ingenua, sapeva che dovevano essere migliaia di migliaia le persone che quell'uomo immortale aveva incontrato nel corso della sua longeva esistenza. Tra tanti perché avrebbe dovuto ricordare proprio il suo nome? Eppure, le diede comunque fastidio scoprire che l'uomo che le aveva rovinato la vita non si era preso neanche la briga di fissare un semplice nome nella sua mente dalle potenzialità straordinarie. Un nome, a dire il vero, lo ricordava: quello di Tseren.

La ponentina strinse con foga in pugni attorno al cavo di metallo. Riuscì infine a toglierselo di dosso e lo gettò il più lontano possibile da sé, giù nel vuoto.

Tornò poi a fissare con odio il suo unico vero nemico, l'uomo da cui era ossessionata da anni, l'uomo per colpa del quale non si fidava più di se stessa. «Non era nei tuoi programmi, rivedermi, ma-»

«Oh, ma invece lo era! Perché dici così, Agata?» A-8Z8 sorrise di nuovo, questa volta divertito.

Ricordava benissimo il suo nome, ma si era preso gioco di lei, per vederla annaspare nell'umiliazione. Agata fremette per la prima sconfitta. Non riusciva a ragionare lucidamente, le emozioni di Tseren continuavano a scuoterla dall'interno, offuscando le sue. Mai lo aveva sentito tanto agitato e il non potergli comunicare in alcun modo che, almeno per il momento, stava bene era straziante. Cosa avrebbe dato per condividere con il drago, anche solo una volta, le sue emozioni come poteva fare lui quando mutava!

«Non solo ho sempre pensato che ci saremmo rivisti, ma contavo sul fatto che questi anni ti temprassero, Agata. E non posso dire di essere deluso...» A-8Z8 si avvicinò per osservarla meglio. «Il modo in cui hai condannato Kita, senza un accenno esitazione, è stato uno spettacolo maestoso

La ponentina trattenne il fiato. Dunque quel giorno lui era lì. Il giorno in cui era stata costretta a oltrepassare un altro limite, dando Kita e gli altri due profeti in pasto alla folla, A-8Z8 era lì tra loro. Il modo in cui l'uomo si era riferito agli ultimi attimi di vita di quella che era stata la sua amante per anni la disgustava. Lo scienziato non aveva battuto ciglio a ricordare la morte di Lakitaii. Quell'essere spregevole non teneva veramente a nessuno.

«Capisco finalmente la tua affinità con la Setta degli Audaci. Provi lo stesso perverso piacere a corrompere gli animi, non è così?» lo attaccò Agata, mentre la sua mente veloce valutava come liberare Tseren, o perlomeno come tornare da lui.

Il dirigibile si era però allontanato dal laboratorio. Sorvolava in quel momento le abitazioni semi-distrutte da dove, poco prima, un abile arciere aveva scagliato la freccia che aveva ucciso Zaydir.

A quella distanza, Agata non riusciva più scorgere Tseren, imprigionato da quel misterioso tetto di un materiale a metà tra liquido e solido. Sentiva però il suo ringhio disperato e, soprattutto, percepiva con chiarezza che fortunatamente la sua coscienza non lo aveva abbandonato.

«Non proprio, Agata. Vedi: mentre Kita lo faceva per cambiare il mondo, io lo faccio per capirlo. Sono sempre stato affascinato dalla fragilità della bussola morale delle creature umane e semi-umane, se così possiamo chiamare l'indole di alcune persone a voler fare a tutti i costi ciò che il loro contesto sociale reputa giusto» ribatté con tranquillità Utukur.

La calma di quell'uomo era destabilizzante. Agata si era allenata a riconoscere i punti deboli delle persone che aveva di fronte, ma ogni esercizio si rivelava inutile davanti a lui. L'Ascendente si sentiva così piccola al suo cospetto e l'altro lesse la sua insicurezza con facilità. 

***

MESSAGGIO dell'AUTRICE

Eccoci finalmente con un personaggio che molti di voi non vedevano l'ora di rincontrare! Agata e Tseren ne avrebbero fatto a meno, ma... lui li stava aspettando da un bel po'...

Mancano una manciata di capitoli al finale e... dico solo che potrei farvi un bel regalo di Natale, dopo avervi tenuto sulle spine tutti questi anni! :)

Elaine

Il primo degli Alicanti [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora