10 - Un marchio ancestrale

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Il Drago capì che l'Ascendente non aveva intenzione di girarsi e così soffiò tra i denti socchiusi, guardandola intensamente. Per incoraggiarlo Agata replicò con un sorriso rassicurante e in risposta l'altro agitò la coda artigliata nel cielo terso, preparandosi a mutare.

Fu tutto troppo veloce. Nonostante volesse osservare con attenzione ogni dettaglio di quella metamorfosi che aveva una vibrazione ancestrale, la ponentina fu costretta più di una volta a chiudere gli occhi, per via dei lampi accecanti che si liberavano dal corpo del Drago. Tra un baleno di luce e l'altro, Agata riusciva a vedere come delle immagini frammentate, che le ricordavano le forme geometriche di un caleidoscopio: c'erano angoli smussati, tanto blu e tanto oro, il tutto intervallato da quei lampi bianchi che la obbligavano a distogliere in continuazione lo sguardo. La scena a cui aveva il privilegio di assistere era talmente potente da spingere in secondo piano la maglia della realtà: colori e suoni dell'ambiente circostante erano solo uno sfondo informe per quello spettacolo straordinario.

E infine, dopo neanche un minuto, Tseren mutò del tutto tornando uomo. Era in piedi, completamente nudo, sul prato brillante che faceva da tappeto al pavimento di roccia chiara delle montagne.

Anche in quel momento Agata non distolse lo sguardo, era senza parole per la trasformazione vorticosa a cui aveva appena assistito, gli occhi ancora offuscati dal bagliore e la mente straripante di quelle strane immagini frantumate che non riusciva ad associare a nient'altro. Sapeva solo che avrebbe voluto vederlo di nuovo, avrebbe voluto vedere Tseren mutare un'altra volta per...

Dopo una manciata di secondi riuscì nuovamente a mettere a fuoco quello che aveva intorno e vide il giovane uomo che a qualche metro di distanza la osservava imbarazzato.

Tseren si passò una mano tra i capelli spettinati, indeciso sul da farsi. Si fissò i palmi consapevole che non bruciavano più come qualche ora prima e tornò a guardare intensamente la sua Ascendente. Vide le guance di lei imporporarsi e prese ad avvicinarsi cautamente, non camminava né troppo lentamente né troppo velocemente, era il passo esatto tra loro.

Le fu finalmente di fronte e, senza dire nulla, le sfilò delicatamente lo scialle e se lo avvolse goffamente intorno alla vita, senza distogliere per un solo istante lo sguardo dalle iridi nerissime di lei. Quegli occhi che aveva sognato ogni notte da quando si erano separati, quegli occhi colmi di tutto ciò di cui aveva bisogno.

L'Ascendente non riusciva neanche a sbattere le palpebre e così Tseren le prese il volto tra le mani, accarezzandole con i polpastrelli le ciglia. Era come in contemplazione. Di lei, del futuro che si apriva davanti a loro, della perfezione di quel momento. Solo quando la vide socchiudere le labbra, assecondò il desiderio e si chinò sulla sua bocca, cercando il fremito del suo respiro.

Agata era in uno stato di trance, aveva rivissuto nella sua mente talmente tante volte il primo bacio che si erano scambiati che di nuovo il presente e il passato si sovrapposero per un istante nella sua mente. Quanto aveva desiderato di sentirlo ancora così vicino, da non riuscire neanche più a distinguere il sogno dalla realtà? Rispetto alla prima volta e rispetto alle sue fantasie, Tseren era molto più avido di lei e la strinse a sé senza rendersi conto che la temperatura del suo corpo si era alzata nuovamente. Agata ricambiò in preda al bisogno disperato che lui fosse ancora lo stesso ragazzo di cui si era innamorata cinque anni prima. Appoggiò le mani sul torace del Drago, incurante del fatto che i palmi si sarebbero potuti ustionare, non le importava se ogni singola papilla gustativa della sua lingua non avrebbe mai più sentito alcun sapore, a tal punto era rovente ogni centimetro del corpo di Tseren e a tal punto la ragazza anelava a quell'unione.

E finalmente tutto sparì, quello che aveva sperato potesse venir spazzato via dal vento si restrinse e si restrinse, fino ad assumere la forma di uno di quei buchi neri che aveva sentito fossero in grado di risucchiare ogni cosa. Si lasciò sfuggire un lamento silenzioso perché le mani di lui, che affondavano con fervore nella sua criniera di ricci, erano due tizzoni ardenti e alla fine, nonostante la volontà di non interrompere quello spiraglio di perfezione, fu costretta ad allontanarlo.

Il primo degli Alicanti [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora