81 - Rivelazioni gelose

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Agata e Tseren, dopo essersi separati da Xhoán, avevano raggiunto il casale tra i vigneti dove il gruppo di dissidenti aveva una base d'appoggio.

La ponentina sapeva come raggiungere ciascuna delle case sicure di Levante. Aveva memorizzato non solo la collocazione dei punti di ritrovo, ma anche i sentieri meno battuti nelle poche aree ancora indipendenti dal controllo della Setta degli Audaci. Era abbastanza sicura che il gruppo di dissidenti fosse ancora sugli Altopiani perché, prima di separarsi, Harris aveva deciso di mettere al setaccio la Zona, Cantiere per Cantiere, finché non avessero trovato qualche traccia dei tre Primi Profeti. Ci sarebbero voluti anni per mettere in pratica quel piano. Il gruppo a cui Harris era a capo contava infatti appena una cinquantina di persone.

Agata sorrise all'amico, ammirando che, come al solito, il ragazzo si era mimetizzato alla perfezione. I boccoli ramati gli gocciolavano lungo le guance e la tunica variopinta lasciava intravedere il torace ricoperto di un pigmento oleoso. A completare l'abbigliamento, il ponentino stringeva un turbante turchese, in quel momento srotolato.

Harris incassò il sorriso più distaccato che Agata gli avesse mai rivolto e con un sospiro rassegnato si avvicinò a lei e a Ikka Jerd. Il Fauno era in piedi davanti alla ponentina, uno zoccolo appoggiato su una sedia di paglia, le braccia conserte e gli occhi fluorescenti puntati su di lui. «Che bella sorpresa, eh?» rise furbescamente rivolto a Harris.

Tseren intanto aveva seguito l'altro nella stanza, trasportando da solo una pesante cesta di pasta lievitata.

«Abbiamo talmente tante cose da raccontarti, Harris!» esclamò Agata facendo cenno al Drago di appoggiare l'impasto sul tavolo su cui aveva appena passato uno strato di farina.

Agata aveva usato l'espressione abbiamo. La scelta di quella semplice parola fu una pugnalata per Harris e un abbraccio per Tseren. Il Drago amava il modo con cui l'Ascendente riusciva a farlo sentire parte di ogni aspetto della sua vita. Era stato così fin da quando si erano ritrovati, però ora, finalmente, non era un atteggiamento costruito, ma le veniva meravigliosamente spontaneo. Il levantino si avvicinò e, sfilato uno dei nastri con cui era chiusa la propria casacca, le legò con cura i capelli per evitare che si riempissero di farina. Lo fece senza riflettere, semplicemente perché si era accorto che l'Ascendente era infastidita dai riccioli che le finivano sul volto mentre impastava, ma il suo gesto ebbe l'effetto di far calare il silenzio nella stanza. Si guardò intorno perplesso, soffermandosi su Shuiní, che continuava ad ammiccare nella sua direzione. 

«Quando siete arrivati?» domandò Harris rompendo il silenzio.

«Due settimane fa». Mentre rispondeva, IJ si leccò via il lievito appiccicoso da una delle dita.

«Da dove arrivate?» chiese ancora il capo dei dissidenti.

Agata e Tseren si scambiarono uno sguardo fugace. Avevano deciso di non condividere con gli altri il segreto dell'esistenza dei Draghi del mare. Fino a qualche mese prima, Agata si sarebbe sentita a disagio a nascondere a Harris un'informazione tanto importante, ma molte cose erano cambiate, da quando Tseren era rientrato nella sua vita. Aveva inoltre promesso ai Draghi che non avrebbe compromesso la loro sicurezza confidando ad altri esseri umani che nelle profondità della scogliera al confine tra i due continenti viveva nascosto un popolo di cui il mondo aveva perso memoria. Tseren non aveva mai dubitato di dover tenere nascosta a tutti i costi l'esistenza della sua nuova famiglia. I Draghi del mare, al contrario dei loro cugini del cielo, erano sopravvissuti proprio evitando il contatto con gli esseri umani, e Tseren capiva fin troppo bene perché volessero continuare a vivere lontani dalla civiltà. Era l'insegnamento più importante di sua madre, e nel momento in cui non l'aveva seguito, aveva compromesso non solo la sicurezza sua e di Agata, ma di tutte le creature semi-umane dei due continenti. Era troppo tardi per lui, ormai i suoi nemici erano a conoscenza delle regole della sua natura, ma i suoi amici acquatici potevano ancora sperare di vivere chissà quanti altri millenni al sicuro, nelle grotte tra Levante e Ponente.

«Abbiamo vagato per molte settimane tra i paesini della costa, facendo attenzione a non essere notati, senza purtroppo scoprire nulla. Tseren stava sempre peggio, e così abbiamo deciso di tornare da Xhoán» esordì Agata. «Ed è stato quando eravamo lì, dopo che ci eravamo quasi rassegnati, che a Xhoán è tornato in mente un dettaglio della vita della madre di Tseren».

Harris pendeva dalle sue labbra, anche se non poteva fare a meno di notare come la ragazza avesse cercato il contatto con il Drago, appoggiandosi a lui. La gelosia gli compresse lo stomaco in una morsa asfissiante. Harris sapeva che prima o poi quei due sarebbero diventati una coppia. Nel momento in cui Agata aveva deciso di partire con il Drago aveva cominciato a prepararsi a lasciarla andare. Eppure, ora che il momento era arrivato, era stato colto alla sprovvista da una rabbia esplosiva. Tseren non era giusto per lei, e mai lo sarebbe stato.

Ciò che più lo scuoteva era la consapevolezza di non aver avuto neanche l'occasione di dimostrarle che sarebbe stato in grado di renderla più felice di quel giovane bizzarro ed egoista che a malapena sapeva leggere e scrivere.

Tseren intercettò lo sguardo carico d'odio di Harris e ricambiò con un'occhiata di puro fastidio. Non vedeva l'ora di non dover più avere a che fare con quell'umano saccente che non gli permetteva di sentirsi fino in fondo parte del gruppo. Per mesi Harris lo aveva escluso velatamente, nascondendosi dietro a una cortesia snervante e stando appiccato ad Agata ogni volta che lui non era nei paraggi.

Fu tentato di abbracciare la sua Ascendente, lì davanti a tutti, ma poi valutò che Harris avrebbe sicuramente gioito di fronte a un gesto tanto infantile. Decise che avrebbe aspettato che fosse Agata a dare espressione al bisogno che avevano di cercarsi. Era ormai solo una questione di tempo; e la difficoltà che aveva il ponentino a mascherare il suo turbamento era la conferma che già si era accorto che la dinamica del loro rapporto era cambiata.

«Xhoán si è ricordato che la madre di Tseren ha attraversato un periodo in cui non mutava quasi mai e questo ha avuto un effetto gravissimo sul suo corpo umano» narrò con sicurezza Agata.

«Sintomi molto simili a quelli che affliggevano me» intervenne Tseren.

Come al solito era una mezza verità, una bugia parziale che risultava abbastanza convincente. Che bisogno c'era di spiegare che, nel caso di Tseren, era stato il mutare troppo frequentemente senza Ascendente a minare l'equilibrio tra le due nature, e il suo rifiuto categorico di mutare durante le settimane di Luna nuova, a meno che non fosse costretto, aveva aggravato il decorso di uno sbilanciamento che per un Drago poteva risultare fatale. La cura, la bilancia tra le sue due nature, era dare spazio anche al Drago, al Drago cosciente. Tseren guardò con affetto la sua Ascendente. «Finché Agata sarà al mio fianco, e finché permetterò alla creatura con cui condivido questo corpo di emergere, secondo le regole della Luna, starò bene» concluse il levantino.

Agata fu attraversata da un brivido gelido. Perché Tseren continuava a parlare di se stesso in terza persona? Possibile che non avesse ancora capito che finché avesse visto la sua seconda natura come un'entità esterna, non sarebbe guarito del tutto?

Il primo degli Alicanti [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora