73 - Una dichiarazione di consapevolezza

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Agata contò fino a dieci prima di aprire gli occhi. Ripercorse quanto era accaduto la notte precedente, respirando a pieni polmoni l'aria di quel nuovo inizio tra lei e Tseren.

Il Drago era disteso al suo fianco; la ponentina sentiva le sue braccia calde attorno al proprio corpo e si domandò come fosse possibile che qualcosa di tanto nuovo le sembrasse già la normalità.

Quando si decise finalmente a sollevare pian piano le palpebre, si ritrovò di fronte l'espressione pensierosa del ragazzo che amava ogni giorno un po' di più. Tseren le sorrise e la baciò fugacemente sulle labbra, prima che potesse parlare.

La ponentina azzardò un secondo tentativo, ma non appena ebbe socchiuso la bocca, lui lo fece di nuovo: si chinò repentino su di lei, facendole morire le parole in gola.

Il Drago voleva parlare per primo e così Agata rispettò quel desiderio, incuriosita dallo sguardo serio.

«Agata» esordì infine il levantino, arrotolandosi uno ricciolo pece attorno all'indice. «Credi che ti saresti mai innamorata di me, se non fossi stato il tuo Drago? Se non ci fosse stato alcun legame Drago-Ascendente tra noi, credi che mi avresti scelto comunque?»

L'altra si sollevò leggermente, piegando il gomito per per sostenere il capo e guardarlo così negli occhi. Tseren riusciva sempre a coglierla di sorpresa: un attimo la baciava con una tenerezza incredibile, l'attimo dopo metteva in discussione la genuinità del loro rapporto.

Quanto lo amava.

«Sai cosa mi ha sempre attratto, fin da quando ero bambina?» rispose accarezzandogli il volto, il pollice che gli sfiorava delicatamente le ciglia. L'altro scosse il capo, assaporando la sensazione meravigliosa del palmo vellutato di lei sul proprio viso.

«Da sempre sono incuriosita da tutto ciò che è diverso. Per questo ho scelto di studiare mediazione culturale, per questo da ragazzina ero ossessionata dai popoli di Levante. Per me non c'è niente di più affascinante del diverso. Sento come un richiamo per tutto ciò che ancora non conosco» tentò di spiegare. Non sarebbe stato facile per nessuno guidare un'altra persona lungo il percorso contorto dei propri pensieri; se poi si trattava di qualcuno che ragionava in modo tanto diverso, rischiava di essere un viaggio a vuoto. Non era però nell'indole dell'Ascendente arrendersi; avrebbe fatto del suo meglio per svelarsi completamente al ragazzo che amava.

Tseren rimase in attesa che Agata continuasse. Forse avrebbe capito finalmente cosa alla ragazza piacesse tanto di lui; perché, invece di scegliere qualcuno brillante e spigliato come Harris, avesse scelto uno come lui.

«Non c'è niente di più diverso al mondo di te, Tseren. Ragioni in un modo unico, così lontano dal mio, così al di fuori da ogni schema, che ne sono profondamente affascinata. Al tempo stesso, quando sono con te, sento come di poter abbassare le difese, posso far riposare la mente perché mi dici esattamente come stanno le cose. Per una persona razionale come me, che passa il tempo a rimuginare su tutto, a vivisezionare il comportamento degli altri, non sai che dono prezioso è stare accanto a qualcuno che è esattamente come appare». Più parlava, più sentiva il cuore confermare quella teoria che non aveva mai espresso a voce alta, ma che probabilmente aveva processato a lungo nell'inconscio, arrovellandosi per spiegare i sentimenti attraverso le vie della ragione.

Più descriveva cosa amava di lui, più veniva colta da un'emozione travolgente. Il volto del ragazzo si era illuminato a quelle parole, i suoi occhi unici la ringraziavano per aver trovato il modo di fargli capire esattamente cosa provava, e Agata dovette smettere di parlare, assecondando il desiderio di sentirlo di nuovo vicino come la notte precedente.

***

I Draghi del mare non si stupirono della ritrovata intimità tra Tseren e Agata. Davano infatti per scontato che il malessere di lui avesse impedito loro, per troppo tempo, di cedere alle pulsioni che consideravano parte integrante del rapporto tra un Drago e il proprio Ascendente.

Dhorsten non perdeva occasione per ammiccare nella loro direzione, ripetendo che sembravano due sposini inesperti e che non c'era alcun bisogno di essere tanto imbarazzati in pubblico. Non erano né la prima né l'ultima coppia a scoprire l'esplosiva creatività dell'amore in quella grotta millenaria.

«Che belli che siete!» commentò un giorno Milla osservando Tseren sonnecchiare tra le braccia di Agata, mentre la ragazza tentava di rammendare un abito, attenta a non muoversi troppo.

La ponentina sollevò lo sguardo perplessa e le chiese di ripetere, sottovoce per non svegliare il ragazzo.

«Riscalda il cuore vedere come siate finalmente sereni. E uniti» ripeté Milla e, avvicinandosi, le mostrò come utilizzare la lisca che aveva in mano per cucire il vestito.

Agata imitò maldestramente il movimento dell'amica, ma il risultato fu alquanto deludente. Esasperata, appoggiò l'abito sulla roccia umida. Ci avrebbe pensato Tseren a cucirlo; era molto più in gamba di lei in tutto ciò che richiedeva una certa manualità. Non si sarebbe stupita se, una volta che avessero avuto una casa tutta loro, si sarebbe occupato lui di gran parte dei lavori domestici. Era rapido, preciso ed efficiente, oltre che volenteroso.

Tseren era in dormiveglia e, all'udire le parole di Milla, aveva sospirato impercettibilmente. Si sentiva di giorno in giorno più energico e quello che provava nei momenti di intimità con Agata era qualcosa di cui sapeva di non poter fare più a meno. Eppure l'amica si sbagliava: Agata non era serena, non era affatto serena. Era sì al settimo cielo per aver trovato la cura al male che lo aveva quasi ucciso, e ovviamente era emozionata per la piega inaspettata che aveva preso il loro rapporto; eppure non era per niente tranquilla. La vendetta nei confronti di Utukur era sempre al centro dei suoi pensieri, e il nome del Fondatore della FSI era sulle sue labbra più spesso di quanto Tseren avrebbe voluto. E poi c'era la preoccupazione per gli amici che si erano imbarcati in un'impresa a cui probabilmente non sarebbero sopravvissuti. Anche se non lo dava a vedere, Agata si sentiva in colpa per averli abbandonati.

Il Drago avrebbe preferito godersi ancora un po' la spensieratezza di quelle giornate in compagnia dei Draghi del mare. Cos'era qualche mese in più, avendo a disposizione centinaia di anni per affrontare il loro nemico? Eppure gli amici umani in quel momento stavano rischiando le loro vite, ben più corte delle loro, e migliaia di creature semi-umane erano state strappate alle famiglie, costrette a rinunciare alle proprie tradizioni millenarie perché, un giorno di quasi sei anni prima, lui si era distratto e aveva perso di vista la sua Ascendente su un campo di battaglia gremito di soldati.

Rimanere nella pace artificiale di quella grotta era allettante, ma non era la cosa giusta da fare. Tseren lo sapeva bene. Così come sapeva quanto fosse crudele non informare Xhoán che erano al sicuro e che avevano scoperto la cura per il suo malessere. Il padre aveva già sofferto abbastanza, a causa del suo egoismo.

«Cosa c'è che non va, Tseren?» sussurrò Agata percependo che il ragazzo si era irrigidito tra le sue braccia.

«Pensavo a tutte le persone che ci stanno aspettando» rispose piano lui, poi si arrese alla stanchezza, inebriato dal profumo della sua Ascendente.

***NOTA***

Io ovviamente ho sempre saputo cosa Agata ami di Tseren, ma mi chiedo se qualcuno di voi avesse provato a formulare una teoria sul perché questi due, nonostante le enormi differenze, siano in realtà compatibili. Vi ha convinto la dichiarazione d'amore di Agata?

Approfitto per ringraziarvi per tutti i commenti che mi avete lasciato lo scorso capitolo! Mi sono commossa per l'affetto che ho percepito nei confronti dei miei personaggi. ♥️ Scusate se ho dovuto saltare un aggiornamento, purtroppo in questo periodo sto facendo più fatica del solito a stare dietro a tutto.

Elaine

Il primo degli Alicanti [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora