31 - Una rivalità di trasparenze

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All'alba il fango si ricopriva di bollicine. Era infatti l'orario in cui le creature che dimoravano nell'acqua torbida e viscosa delle Paludi risalivano in superficie, per prendere una boccata d'ossigeno dopo essere rimaste ore in profondità, nel tentativo di sfuggire agli attacchi dei predatori notturni.

Quando Agata uscì all'aperto, chinando il capo per oltrepassare l'uscio basso, trovò Harris ad aspettarla: il ragazzo stringeva due tazze fumanti e appena la vide le allungò quella meno scheggiata.

«Anche tu hai ceduto al fascino di questi pantaloni attillati» ridacchiò ammirando il corpo atletico dell'amica. Il tessuto aderente metteva infatti in evidenza ogni muscolo delle gambe, mentre la maglietta lasciava intravedere fin troppo la schiena candida.

Harris dovette fare uno sforzo immane per non curiosare tra le trasparenze di quel vestiario strampalato.

«Smettila di guardarmi così! A quanto pare questo tessuto impermeabile è l'unico rimedio contro i calabroni carnivori... E poi non volevo farti sentire a disagio, almeno siamo ridicoli entrambi!» rispose l'altra accettando la tazza.

«Potevi chiedere a Shuiní un paio di stivali con il tacco a spillo, allora sì che non sarei riuscito a toglierti gli occhi di dosso» Il ragazzo non si lasciò scappare l'occasione di farle un complimento velato ed esultò tra sé e sé nel vederla distogliere lo sguardo imbarazzata. «Tseren?» aggiunse poi guardando alle sue spalle.

«Riposa. Perché?» rispose lei voltandosi a controllare.

«Perché con ogni probabilità sta origliando anche questa conversazione, quindi tanto vale che scenda. Ti aspettiamo, Tseren». Non era vero. Sperava che il Drago non avesse sentito, e soprattutto non voleva che gli desse retta. Finalmente aveva Agata tutta per sé e anche se era solo per un'oretta, anche se da quando si era ricongiunta al ragazzo Drago la vedeva allontanarsi di giorno in giorno, si aggrappò alla speranza che lui non avesse sentito.

E invece, aveva appena finito di formulare quel pensiero, che la porta della palafitta si aprì piano e il profilo diffidente di Tseren sbucò dalla stanza buia.

«Non c'è bisogno di urlare» proferì secco il Drago. Poi squadrò perplesso l'abbigliamento di Agata per qualche secondo, tornando immediatamente a concentrarsi sul capo dei dissidenti.

«Lo so, questi vestiti sono ridicoli... E mi stanno malissimo» si lamentò la ponentina tra i denti, sperando che nessun abitante del luogo avesse udito quelle parole poco lusinghiere.

«Non li trovo più ridicoli di quelli che mi hanno cucito tempo fa tua nonna e tua zia. E lo sai che secondo me ti sta bene qualsiasi cosa» ribatté il Drago alzando le spalle.

Harris rimase a bocca aperta: Tseren, nella stessa frase, era riuscito a insultare le tradizioni di Agata e a farle un complimento decisamente esplicito. Spiò la reazione dell'amica, ma l'altra sembrava abituata ai modi schietti di lui; si limitò infatti a mugugnare un grazie e a tirare un po' su la retina che le era scesa sul petto. Un altro aspetto del loro rapporto che per il ponentino era inconcepibile, era la più completa assenza di riservatezza: Tseren non si era fatto alcun problema a rendere evidente che stava origliando la conversazione e Agata non si era infastidita minimamente del suo arrivo. Davano entrambi per scontato che qualsiasi cosa riguardasse uno, riguardasse anche l'altro. Ad Harris ricordò il rapporto dei suoi genitori, e quello tra Holly Dee e Gregor: coppie che non avevano segreti e non sentivano il bisogno di averne.

Il capo dei ribelli si domandò se fosse solo una sua impressione o se Agata avesse davvero confidato tutto di sé al levantino. Che fosse per via della morbosità del legame tra Drago e Ascendente o per via del contorto rapporto sentimentale che stavano goffamente cercando di tenere in piedi, Harris provò un moto di fastidio per il loro attaccamento, in un certo senso, naturale.

Il primo degli Alicanti [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora