16 - Rivelazioni in solitudine

3.4K 465 253
                                    

La preoccupazione principale di Agata, lungo il tragitto dalle pendici del monte Ariun al confine con la Zona Paludosa, era evitare di rimanere impigliati nella rete della FSI. Per questo motivo finché non tramontava il sole si tenevano alla larga dai centri abitati, avvicinandosi con il buio per recuperare del cibo più nutriente dei piccoli roditori che Tseren cacciava, talpe nane che scavavano le loro buche nella roccia friabile del deserto e che offrivano una carne alquanto amara.

Il profilo delle montagne rosse si stagliava alle loro spalle, opprimente come qualcuno che li osservava da lontano, in un silenzio carico di giudizi. I due ragazzi non vedevano l'ora di lasciarsi dietro quelle lande che a lungo avevano considerato un luogo sereno e che ora erano la cupa ambientazione di tutti i loro incubi.

Tseren era combattuto, sospeso tra la voglia di raggiungere al più presto suo padre e l'avversione per l'idea di trasformarsi in drago. Decisero quindi di proseguire a piedi e su mezzi di fortuna: carovane mercantili su cui salivano di nascosto e scendevano prima delle soste nei villaggi.

Accucciata tra gli averi di perfetti sconosciuti o sdraiata sui tettucci dei mezzi di trasporto di chi poteva permettersi di fare ombra ai propri bagagli, Agata ragionava incessantemente sul male che affliggeva il suo Drago: cercava di identificare degli schemi ricorrenti che la aiutassero a capire se il disturbo si manifestasse per esempio solo a orari precisi o a seguito di stimoli particolari. Ma ogni ipotesi veniva purtroppo confutata e la condizione di Tseren si aggravava di giorno in giorno: non riusciva a dormire più di un paio d'ore di fila e quello strano fenomeno che inquietava terribilmente la ponentina, ovvero l'improvvisa inversione del colore degli occhi, avveniva sia quando dormiva che quando era sveglio. Bastava che il ragazzo non fosse distratto da qualcosa di pratico perché quel senso di vuoto si facesse strada dall'interno, affiorando nelle sue iridi fino a prendere il sopravvento. Nel momento stesso in cui Agata si trovava faccia a faccia con quelle pupille di un oro bruciante schizzato di blu, lo scuoteva per farlo rinsavire; a volte ci voleva un attimo, a volte, soprattutto nel dormiveglia, minuti interminabili.

«Hai qualche teoria?» chiese una sera l'Ascendente.

«Gli episodi sono iniziati prima di... di quello che è successo nel villaggio...» rispose pensieroso. «È stato un crescendo nel corso degli anni, ma fino a qualche settimana fa erano eventi sporadici e non mi lasciavano addosso questo senso di impotenza».

L'altra sospirò afflitta mentre stendeva sulla roccia tiepida la stola su cui dormivano insieme; se dormire si poteva chiamare quel riposo intervallato dalle crisi di Tseren e dalle lunghe ore di guardia. Agata non era serena, sentiva il fiato di A-8Z8 sul collo e temeva che la fuga fosse una trappola che avrebbe condotto il fondatore della FSI dritto al covo dei dissidenti. Nonostante il Drago fosse in grado di fiutare la vicinanza di altri esseri viventi a centinaia di metri di distanza, la ponentina non poteva fare a meno di dubitare: dei suoi sensi di Drago che gli scienziati avevano avuto l'occasione di studiare per anni, di avanzati mezzi tecnologici di cui probabilmente ignorava persino l'esistenza, e al di sopra di tutto di se stessa. Se lui era riuscito a ingannarla una volta, cosa gli impediva di riuscirci di nuovo?

Talvolta il fatto di essere fuggiti tanto rapidamente le sembrava un errore, rimuginava su quanto sarebbe stato utile rimanere più a lungo nel laboratorio per studiare il nemico. Eppure al tempo stesso era convinta che non approfittare del macchinario per modellare l'oro degli Gnomi, dimenticato per caso in uno bunker, sarebbe stato da sciocchi. Per caso. Esisteva veramente il caso intorno a A-8Z8?

Ogni dettaglio fuori posto la metteva in allerta e quel viaggio, seppur breve, si stava rivelando più estenuante del previsto. Non vedeva l'ora di essere di nuovo insieme a Xhoán, Harris e gli altri, almeno non avrebbe dovuto affrontare tutto da sola. Tseren, infatti, era con lei senza esserlo davvero, e ogni tanto, soprattutto quando viaggiavano in silenzio, la ragazza si ritrovava a spiare quei lineamenti che avevano un qualcosa di estraneo, frustrata dall'impossibilità di indovinare i pensieri del levantino.

Il primo degli Alicanti [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora