60 - Passato insincero

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«State bene? Sembra che abbiate visto un morto tornare in vita». L'uomo con la treccia bionda osservò preoccupato l'espressione vacua dei due forestieri.

Agata si avvicinò a Tseren e gli strinse la mano, giusto il tempo che riuscì a tollerarne la temperatura rovente. Lui la fissò come in trance, incapace di far trasparire il senso di leggerezza che lo aveva di colpo schiacciato: la speranza di essersi avvicinato a una via di guarigione si scontrava con il dubbio che neanche i Draghi del mare sapessero dare un nome al male che lo affliggeva.

Tseren allungò il braccio e sentì gli artigli della donna affondargli amichevolmente nella carne.

«Come vi chiamate, ragazzi?» domandò lei porgendo l'altra mano ad Agata.

La ponentina ricambiò il saluto, scombussolata dall'incontro inaspettato, e che aveva, a tutti gli effetti, del miracoloso. Posò lo sguardo carbone sull'uomo che doveva essere l'Ascendente di Milla; non c'era neanche bisogno di chiedere conferma, l'intesa tra i due era evidente.

«Il mio nome è Dhorsten» si presentò lui, dal momento che i ragazzi erano ancora imbambolati.

«E noi siamo Tseren e Agata». La ponentina si riscosse dal torpore che l'aveva colta e sorrise cordialmente a entrambi. «A dire il vero, vi stavamo cercando...»

«Allora non è stata poi una coincidenza!» osservò Dhorsten puntando il piede nudo su un masso appuntito.

Agata sbirciò imbarazzata lo strano abbigliamento dell'uomo, che era completamente nudo fatta eccezione per un perizoma di tela chiara, legato alla meglio sui fianchi. Ora che ci faceva caso, anche Milla era alquanto svestita: indossava solo una veste pesca, cortissima, che le lasciava scoperta interamente la schiena. Gli indumenti dei due erano simili a costumi da bagno, più che ad abiti veri e propri.

«Sono rimasto l'ultimo della mia specie, e purtroppo so davvero poco della mia gente. Speravo che, trovando voi, avrei trovato finalmente le risposte alle domande che mi assillano da sempre...» intervenne Tseren, e Agata si compiacque della sua arguzia; il Drago aveva trovato il modo di spiegare perché erano lì, senza di fatto condividere informazioni sulla sua malattia. Non sapevano infatti se potevano fidarsi della bizzarra coppia.

In quei momenti, l'Ascendente realizzava quanto Tseren fosse cambiato nei cinque anni che erano stati divisi. Un tempo era sempre lei a dover trovare una via d'uscita, soprattutto in una situazione nuova. Ora, invece, anche il Drago era in grado di valutare uno scenario incerto, adattando il suo comportamento di conseguenza. La velocità con cui aveva fabbricato quella giustificazione parzialmente sincera ne era la prova.

Milla si portò entrambe le mani alla bocca, trattenendo un'espressione di sconcerto. Si appoggiò al suo Ascendente, incapace di proferire parola.

Fu infine l'uomo a commentare quella notizia sconvolgente. «In che senso sei rimasto l'ultimo? Cosa è successo agli altri Draghi del cielo?»

«Sono stati traditi dai mercanti umani con cui commerciavano» spiegò Agata, spiando la reazione violenta di Milla. La donna strinse la lingua arancione, che colpita dai raggi del sole brillava come un minerale prezioso, tra gli affiliati dentini viola, simili a quelli di uno squalo.

«Come hanno potuto fidarsi degli uomini!» sbottò il Drago d'acqua con la bella voce piegata dal furore. «Quante volte bisogna sbagliare prima di imparare la lezione?! Gli uomini sono sempre stati i nostri unici nemici! Eccetto gli Ascendenti, ovviamente...» aggiunse accarezzando delicatamente Dhorsten sul bicipite teso.

«E tu come sei sopravvissuto?» riprese Milla dopo un attimo di rispettoso silenzio.

«Io ero appena un neonato. Mia madre sospettava che i mercanti stessero architettando qualcosa. Ha provato in tutti i modi a mettere in guardia i miei nonni e gli altri Draghi del villaggio, ma nessuno le ha dato retta. Nessuno voleva ammettere che fidarsi degli uomini era stato un errore...» raccontò Tseren.

Il primo degli Alicanti [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora