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Yurio rientrò a casa di suo nonno nel bel mezzo della notte, ancora incazzato per il suo ultimo fallimento; buttò le chiavi sul tavolo della cucina e si diresse verso camera sua, senza sapere che era già occupata. Accese la luce e si chiese se non fosse finito in un fottuto incubo. La sua stanza era piena di roba non sua, il suo armadio era semiaperto (segno che qualcuno aveva toccato i suoi vestiti) e c'era qualcuno che dormiva nel suo letto.
-N/s, spegni la luce...
Mugolò una voce femminile, e la persona distesa al posto di Yuri si rigirò nel sonno. Il ragazzo non aveva capito una singola parola (che lingua era?!) e neanche gli importava di farlo -qualcuno stava alloggiando in camera sua!
-Non ho la più pallida idea di chi tu sia, ma devi sloggiare all'istante.
Disse con tono irato.
-Eh?
Rispose t/n, che di russo non ci capiva un accidenti.
-Smamma.
Sibilò Yuri; ma a t/n non importava di quello che pensava, aveva troppo sonno.
-Vai a dormire, ne parliamo domani.
Disse, senza neanche avere idea di a chi stava parlando o di cosa avrebbe "parlato domani". Anche Yuri, effettivamente, era stanco. Non aveva voglia di cominciare una discussione in quel momento, e, nonostante non lo avrebbe mai ammesso, non gli piaceva molestare le donne.
-Quello che stai occupando è il mio letto.
Protestò, ma l'altra si disse che se ne sarebbe dovuto fare una ragione. Già le dava fastidio parlare inglese da così rintronata (che poi, perché doveva parlare inglese?), figurarsi spostarsi. Neanche nei suoi peggiori incubi qualcuno le faceva cambiare letto a quell'ora.
-E allora vieni a dormire, che ne parliamo domani.
Sbuffó, rigirandosi. Yurio ci rimase di sasso. Cosa avrebbe dovuto fare? Andare sul serio a dormire con quella tizia sconosciuta o rinunciare al suo letto a favore del divano?
-Fammi spazio.
Ordinò. L'altra si portò verso un lato del letto e lui, dopo essersi scalciato via le scarpe, tolto i jeans (e, dopo un attimo di esitazione, anche la maglia) e aver spento la luce, si distese affianco a lei, guardando dall'altra parte, verso la porta. Ma che ci faceva quella lì a casa di suo nonno? Il giorno dopo avrebbe dovuto chiedergli spiegazioni. Entro poco sentì il respiro della ragazza farsi pesante; lei si rigirò, guardando verso di Yuri. Gli vennero i brividi nel percepire il suo viso vicino alla propria schiena; riusciva a sentire il suo respiro caldo troppo, troppo vicino. Come diavolo sarebbe riuscito a dormire in quelle condizioni?!

T/n si svegliò nel sentire qualcuno che la calciava. Che diavolo...?
Aprì gli occhi di scatto, ritrovandosi davanti l'addome di qualcuno.
-Cosa...?!
Sussurrò basita, allontanandosi; per poco non cadde dal letto. Avrebbe voluto andarsene, ma come faceva ad uscire di lì se il lato rivolto verso la stanza era occupato? Osservò la stretta fessura tra il letto e il muro: no, non ci passava. Strinse le labbra, infastidita. Non voleva svegliare l'altro; anche se non aveva la più pallida idea di chi fosse. Lo guardò con la coda degli occhi, poi girò la testa verso di lui, pensando di essersi sbagliata. No, era proprio la fata di Russia. Ma che stava succedendo...? Era ancora in un sogno -o incubo? Okay, forse incubo non era. La fata di Russia -o punk di Russia- era davvero un bel ragazzo. Ma quello non faceva altro che rendere la situazione ancora più surreale. Aveva a malapena dormito assieme a suo cugino, figurarsi con un pattinatore di fama mondiale, peraltro sconosciuto! Scosse la testa e scavalcò malamente il corpo addormentato dell'altro, per poi arrossire accorgendosi che era in boxer. Ma certo! Yuri Plisetsky, ecco qual'era il nome della fata di Russia. Lo stesso Yuri che Yakov allenava e lo stesso Yuri di cui parlava Nikolai.
-Che ritardata che sono.
Sussurrò fra sé e sé. Come aveva fatto a non accorgersene? Si disse che era perché non aveva avuto voglia di rifletterci sopra, poi prese dei vestiti a caso dall'armadio di Yurio e se li mise in velocità. Aveva voglia di andare a pattinare e sarebbe andata a pattinare -a prescindere, non le importava l'orario né chi diavolo fosse in stanza con lei in quel momento. Perché sentiva il bisogno di pattinare? Perché era così forte? T/n non si sapeva dare una spiegazione logica. Okay che la voglia di pattinare le veniva spesso, ma non si era mai svegliata dicendosi "voglio andare a pattinare". O almeno, mai prima di quel giorno. Sbuffó: aveva la possibilità di fare quello che voleva, un gran figo in stanza, una buona occasione per tornare a letto e cercare di dormire un altro po' e stava seriamente andando a pattinare, come ogni altro santissimo giorno. Ma che aveva nel cervello?, si chiese mentre usciva di casa. Afferrò il suo telefono per controllare l'ora (erano le cinque del mattino), poi si guardò un po' intorno. Magari al posto di andare per l'ennesima volta alla pista da pattinaggio avrebbe potuto fare un giro della città.
Oh, ma chi voleva prendere in giro? Non aveva intenzione di muoversi con quel freddo, e fare un giro non le era mai sembrato meno invitante di così. Voleva solo andare a pattinare, come sempre! Perché doveva tirare fuori tutte quelle complicazioni? Era stato Yuri a scombussolarla così? La ragazza pensò che era probabile. Non capitava tanto spesso di trovarsi una persona a caso nella tua stessa stanza, anzi, nel tuo stesso letto, nelle giornate normali.
-È vero che è qui in Russia?
-Sicuro, hai visto il suo ultimo post?
T/n ascoltava incuriosita il suono strano del russo. Era indecisa sul se mettere o meno gli auricolari; decise di non farlo, di ascoltare il suono della città che cominciava già a prendere vita.
Un attimo.
Cosa ci faceva un gruppo di ragazze in giro alle cinque di mattina? Se quello era l'orario in cui si svegliavano, i russi erano seriamente strani.
-Secondo me quelli erano i vestiti di Yuri Plisetsky.
La ragazza si fermò nel sentire il nome del pattinatore. Certo, dovevano essere sue fan! Probabilmente la voce che era tornato in patria si era già sparsa.
-Ma figurarsi.
-Scommetti? 670 rubli.*
-Vada, se la becchiamo in giro vediamo chi ha ragione.
-Ah, la mia ship si avvererà, io l'ho sempre saputo!
T/n continuava a camminare e le voci sembravano avvicinarsi sempre di più.
-Figurarsi, se la fa con il suo coach. Ma finché vuoi che se la fa con lui.
La ragazza ebbe il buon senso di non andare proprio dalla fonte dei suoni, ma di evitarla e fare il giro: non le piacevano molto le fan di Yuri, erano troppo inquietanti ed espansive. Poi aveva sentito la parola "coach", e se si metteva di mezzo Yakov cominciava a venire messa in mezzo anche lei.
Camminò per mezz'ora buona prima di ammettere di aver fatto 'na cazzata.
-Ma che avevo in testa?
Sbuffó, quando si ritrovò davanti dei preparativi per il mercato. Doveva chiedere indicazioni? La ragazza lo preferiva di gran lunga all'usare il telefono.
-Scusi, per la pista di pattinaggio?
Domandò ad una persona a caso. Il passante che aveva fermato la guardò con tanto d'occhi.
-T/n t/c?
Domandò. Oh, cazzo.

*in teoria circa 10 euro, ma ho dovuto fare dei ragionamenti con la mia testa leggermente bacata quindi non fidatevi. , in ogni caso l'intenzione era di metterci circa dieci euro.
If you follow my other story: please don't kill me, in questo periodo non ho davvero internet e ora che lo ho (e sono pure fuori lol) mi sono accorta che non ho il capitolo trascritto. Sorry...

Angel || Yurio x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora