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Fan. Fan dappertutto. Yuri e t/n erano appena tornati dal piccolo parco appena fuori Mosca ed erano subito stati accerchiati: perché non era successo prima? Ormai l'italiana aveva cominciato a pensare che avrebbero lasciato perdere e invece...
-Come vi siete messi assieme?
Yuri trucidò con lo sguardo tutti, dalla prima persona all'ultima.
-Che ve ne frega? Probabilmente lo sapete meglio di noi.
Sbuffó, afferrando i fianchi dell'altra e circondandoli con il braccio.
-Possiamo vedere un bacio?
Strillò una ragazza dalla folla. Eh?
-No.
Rispose secco lui. T/n fece un lungo sospiro. Dov'era Gabriele quando serviva?

-Oddio, Gabriele, sei ancora vivo! Com'è che eri sparito, eh? Ho pensato che ti fossi ammalato! Sant'Iddio, siamo stati circondati da fan ed è stato traumatico, di nuovo. Non puoi morire proprio quando ho bisogno di te!
-Scusami.
Ridacchiò semplicemente lui, scompigliandole i capelli. Avrebbe voluto lasciarci anche un bacio, ma probabilmente sarebbe stato solo rigirare il dito nella piaga...
-Ehi, hai un aspetto orribile. -Notò t/n, e non riuscì a non dirlo in tono colpevole: in qualche modo aveva la sensazione che fosse colpa sua.- Non è che vuoi andare a dormire...? Noi ce la caviamo, davvero.
Gabriele non voleva vedere lei e Yuri fare i piccioncini tutto il tempo, ma alla fin fine era il suo lavoro. Che razza di allenatore era, se non faceva il suo lavoro?
-Non ti preoccupare. -Rispose accennando un sorriso.- Piuttosto, è l'ora di provare il breve.
L'aveva scritto lui stesso il giorno precedente, ancora fresco della cocente delusione del fidanzamento della ragazza.
-Oh cavolo, hai ragione!
E quanto male avrebbe fatto a Gabriele guardarla da lontano... Sapendo che non sarebbe mai stata sua.

T/n stava pattinando da ore, cercando inutilmente di arrivare alla fine di quel dannatissimo breve. Yuri la osservava da lontano, nascondendosi dietro la sua pretesa di starsi allenando: okay, forse stavano assieme e lei sapeva che l'amava, ma non voleva dimostrarsi dipendente da lei quanto in realtà era. Fu mentre ci rifletteva sopra che accadde: Gabriele cadde di peso addosso a t/n, subito dopo averla presa al volo da un salto che sarebbe finito male. Il russo si precipitò da loro, volendo dare una mano alla pattinatrice: doveva toglierselo di dosso. Oltre al fatto che poteva starle facendo male, e, beh, la cosa lo preoccupava, ma... Ma Yuri era fottutamente geloso. Non importava quanto t/n fosse convinta che il suo coach non fosse interessato a lei: lo era, punto e fine! Era così fottutamente ovvio. E sinceramente, dal momento che stavano assieme, non voleva che quel lurido essere toccasse la sua ragazza neanche con un dito. Se avesse potuto avrebbe evitato che anche solo la guardasse, se la sarebbe tenuta tutta per sè... Perché era sua, e il fatto che quel bastardo le stesse così appiccicato -e non importava se era svenuto!- gli faceva rodere il fegato in maniera assurda. Un attimo, ma perché le braccia di Gabriele erano intorno al bacino di t/n? Quasi lo scaraventò via, porgendo una mano all'italiana per aiutarla ad alzarsi.
-Tutto okay?
Domandò premuroso, distogliendo lo sguardo. Preoccuparsi così tanto di qualcuno, per lui, era fottutamente strano: ma, beh, se si trattava di t/n avrebbe anche potuto farci l'abitudine.
-S-sì, grazie. Piuttosto, Gabriele...
Il ragazzo aveva aperto gli occhi, ancora intontito, disteso sul ghiaccio poco lontano dagli altri due. Cazzo, ma cosa era successo? Tra la testa che girava e la stanchezza gli ci volle un po' per arrivarci.
-Ecco... Scusami, t/n, non volevo...
-Non ti preoccupare, Gabri. Piuttosto, insomma, forse è meglio tornare al tuo hotel. Vuoi che ti accompagni?
Yuri era sicuro che non fosse solo una sua impressione: il suo sguardo si era illuminato. Avrebbe voluto dire qualcosa tipo "tu non accompagni proprio nessuno", ma forse sarebbe stato troppo invadente: stavano assieme, doveva fidarsi. Oh, ma lui si fidava di lei! Era sull'altro che aveva seri dubbi. E poi, insomma, la situazione gli dava così tanto fastidio! Ma si limitò a guardare mentre il castano annuiva e t/n lo aiutava a rialzarsi, per poi fare per andarsene. Invece si bloccò, tornò indietro, gli lasciò un bacio veloce -e cazzo, in quel momento sarebbe potuto morire, era così dolce, si era pensata a lui anche se un suo amico stava male-, gli sussurrò un "torno subito" e se ne andò sul serio, rimanendo troppo vicina all'allenatore -in buona fede, okay, probabilmente aveva paura che svenisse ancora, ma era comunque troppo vicina.
Cazzo.
Odiava quella situazione.

-Gabriele, sei sicuro di sentirti bene?
-Mmh-mmh, non ti preoccupare. -Mugulò lui.- Ecco, aspetta...
Frugò nella tasca dei pantaloni e le porse le chiavi della sua stanza d'hotel.
T/n l'aprì (non senza difficoltà) e accompagnò il suo allenatore all'interno. Non era troppo grande, ma neppure troppo piccola: c'era la stanza da letto e una porta che l'italiana presumeva conducesse al bagno, ma nient'altro. Portò Gabriele fino al letto matrimoniale.
-Okay, ora è meglio se dormi. -Gli rivolse un sorriso tra il rassicurante e il preoccupato, sperando che il problema fosse solo quello. Povero Gabriele. L'aveva accompagnata fino in Russia e la continuava ad allenare, eppure lei non lo ringraziava mai... Improvvisamente si sentì incredibilmente dispiaciuta. Aveva lavorato così tanto da essere svenuto, insomma!- Ecco, hai bisogno di... Qualcos'altro?
Tentò, perché si sentiva davvero in colpa. Okay, non era esattamente colpa sua, ma di sicuro almeno in parte.
Gabriele deglutì.
-Rimani con me un po'?
T/n arrossì un poco (aveva dormito solo con i membri della sua famiglia, la sua migliore amica e Yuri, alla fine), poi scrollò le spalle, si tolse le scarpe e si distese a fianco del suo allenatore.
-Perché no?
Ridacchiò. Gabriele sarebbe potuto morire sul colpo. Oltre a tutta quella situazione assurda (insomma, t/n sul suo letto!) quel sorriso... Quel sorriso. Osservò la ragazza con desiderio, cercando di imprimersi nella mente ogni minimo, insignificante particolare di quel sorriso stupendo. Gli occhi avevano vita propria e parevano ridere imbarazzati, socchiusi; le fossette che le si scavavano sulle guance, la luce che pareva emanare... Un angelo. Scontato eppure così azzeccato.
Le passò le braccia attorno alla vita e premette il viso contro la sua spalla. Considerò l'opzione di scusarsi per ciò, poi si chiese se avrebbe avuto senso, perché alla fine era solo un abbraccio. Un mezzo abbraccio.
Lei ridacchiò, imbarazzata. E alle sue orecchie parve il suono più bello che ci fosse nell'intero mondo.

Angel || Yurio x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora